“QUELLO DI IBIZA ERA PROGRAMMATO COME IL MESE DELLO SFASCIO” – LA VERSIONE DI ALBERTO GENOVESE: “ERO IO A PAGARE LA DROGA, MA NON ERO IL SOLO. LA VILLA ERA DIVISA IN DUE DA UNA SCALINATA, DI QUA CHI SI FACEVA, DI LÀ GLI ALTRI. LA RAGAZZA 23ENNE? NESSUNO STUPRO, LEI ERA CONSENZIENTE” - LA BOTTIGLIA DI CHAMPAGNE CON L’MDMA CONTRADDISTINTA CON UN NASTRO BIANCO E I DIVERSI PIATTI A SECONDA DELLE SOSTANZE

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alberto genovese alberto genovese

 

Giuseppe Guastella per www.corriere.it

 

Giorno e notte a drogarsi ininterrottamente: la vacanza ad Ibiza è stata «il mese dello sfascio», programmato e cercato da Alberto Genovese e dai suoi ospiti tossici e non paganti. Ma a luglio 2020 Villa Lolita è stata anche teatro del secondo stupro con pesanti violenze, per il quale il milionario mago delle startup è rinchiuso in carcere.

 

«Nessuno stupro, lei era consenziente», afferma l’imprenditore. Anche nella splendida villa sull’isola spagnola era operativa l’organizzazione allestita dal dottore in economia aziendale e master in business administration alla Bocconi, che aveva gestito e venduto con successo le sue società attive nel web prima di finire a San Vittore per violenza sessuale, sequestro di persona, lesioni e cessione di droga nei confronti due modelle, una di 18 anni (a Milano) e l’altra di 23 (ad Ibiza).

alberto genovese alberto genovese

 

La villa era «divisa in due da una scalinata», dichiara Genovese al giudice per le indagini preliminari di Milano Tommaso Perna, che lo interroga domenica in carcere dopo la notifica del secondo arresto, quello per la violenza ad Ibiza.

 

«Da una parte c’erano una quindicina di ospiti che usavano droghe, dall’altra quelli che non si drogavano. Ero io a pagare la droga, ma non ero il solo». La portavano, sostiene, anche gli ospiti per conto loro. «Sono gli uomini a portare la droga e a buttarla sul piatto dove tutti possono prendere. Essendo tutti drogati, sanno riconoscere le sostanze tra di loro», afferma, per sostenere che lui non può aver ingannato le vittime (anche loro tossiche) dando loro una droga diversa per poterne abusare dopo che avevano perso il controllo.

alberto genovese alberto genovese

 

La modella 18enne ha dichiarato che nell’attico a pochi metri dal Duomo di Milano, poco prima della violenza del 10 ottobre per la quale è stato arrestato un mese dopo, Genovese le aveva fatto bere champagne da una bottiglia «con un cavetto legato al collo», aggiungendo di sospettare che nel vino ci fosse la sostanza che subito dopo le ha fatto perdere il controllo.

 

Infatti, in uno dei video delle telecamere di sorveglianza di Terrazza Sentimento, sequestrati dagli agenti della Squadra mobile guidati da Marco Calì nell’inchiesta dei pm milanesi Letizia Mannella e Rosaria Stagnaro, si vede Genovese mostrare a tutti una bottiglia: «La alzo e faccio vedere che c’è un nastro bianco per far capire che si tratta di Md-Ma (ecstasy, ndr)», si giustifica il 43enne.

 

ALBERTO GENOVESE ALBERTO GENOVESE

Che non esclude che qualcun altro possa avere aggiunto droga portata da fuori: «Qualunque persona facoltosa che veniva condivideva la droga che portava, ma mai con l’obiettivo di fare del male a qualcuno». La droga veniva separata in piatti diversi a seconda del tipo, in modo che ciascuno potesse scegliere quella che preferiva. C’erano anche cocaina, ketamina e 2cb.

 

«Quello di Ibiza era programmato come “il mese dello sfascio”», racconta Genovese. «Ho consumato una quantità enorme di alcol e stupefacente, tanto che appena arrivati siamo stati svegli per quattro giorni consecutivi». Si erano portati dietro dall’Italia perfino lo spacciatore Sam, uno che «era in grado di far arrivare droga in qualsiasi posto del mondo» e dal quale si rifornivano un po’ tutti nella «corte dei miracoli» che ruotava attorno ad Alberto Genovese, sfruttandolo. Ma si rifornivano anche da un pusher locale.

 

YLENIA DEMEO A NON E' L'ARENA YLENIA DEMEO A NON E' L'ARENA

La sera della violenza, che per Genovese non sarebbe stata tale, ma che Procura e Gip definiscono come uno stupro feroce in base alle dichiarazioni della 23enne e a molte altre testimonianze e prove, la ragazza era tanto «marcia», nel senso che aveva assunto così tanta droga, da non capire più nulla. È il 10 luglio.

 

alberto genovese alberto genovese

Alla festa «c’erano solo persone drogate», precisa Genovese, che per 24 ore consecutive ballano, bevono e usano stupefacenti. Tra queste anche la modella di 23 anni che, sempre secondo i racconti di Genovese, era stata a Terrazza Sentimento a Milano nella primavera del 2020, facendo il bagno nuda nella piscina all’ottavo piano e drogandosi con lui e Sarah Borruso, la fidanzata di Genovese.

 

ALBERTO GENOVESE ALBERTO GENOVESE

Ad un certo punto, la modella 23enne e Sarah, accusata di aver partecipato ad almeno due violenze, avrebbero cominciato, a quanto racconta Genovese, a «flirtare e a toccarsi». Lui a quel punto le avrebbe portate in camera. «Ci siamo messi a letto ed abbiamo avuto un rapporto sessuale», dice.

 

Ad un certo punto, però, la ragazza si sarebbe sentita male cominciando a vomitare. Secondo l’accusa, invece, dopo essere stata drogata con una sostanza che l’aveva resa incosciente, la 23enne è stata abusata per ore fino al giorno successivo, quando Genovese e Borruso l’hanno fatta uscire dalla camera da letto sorreggendola a braccia. Le sue condizioni erano così pietose che ha dormito per quasi tre giorni interi.

 

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«In queste feste, che le persone si sentano male è quasi uno standard», dichiara Genovese. Normalmente, aggiunge, chi sta così vomita e poi dorme a lungo. Invece, sempre a suo dire, la ragazza avrebbe cominciato ad agitarsi istericamente, dimenandosi come se fosse in preda ad una crisi epilettica, mentre loro tentavano di tenerla ferma affinché non si ferisse da sola. Questo per dare una spiegazione ai lividi e ai graffi che la ragazza si è ritrovata sul corpo, che per l’accusa sono i segni delle violenze. «Se fosse stata da sola, si sarebbe fatta molto più male», sostiene l’uomo. «Ho lasciato che Sarah l’aiutasse, ma quando ho visto che lei non riusciva a fare niente, l’abbiamo aiutata ad uscire dalla stanza fino alla piscina facendola stendere su un lettino».

 

Il giorno dopo, la ragazza, ferita e sotto choc, scappa dalla villa per tornare in Italia. Secondo Genovese, invece, se ne sarebbe andata perché si era «offesa» per non essere stata invitata ad una cena pagata da lui al Nobu, famoso ristorante giapponese di Ibiza. «Per le ragazze come lei – dichiara al gip Perna - cenare da Nobu è importante per poter postare (sui social, ndr) che ci si trova lì». La 23enne non era tra gli ospiti, sostiene l’uomo, perché quel giorno sarebbe dovuta andare via comunque, in quanto l’imprenditore attendeva l’arrivo della madre e, sempre secondo la sua versione, voleva che «restassero nella villa solo le persone più presentabili» e a lui vicine.

 

LA VITTIMA DI ALBERTO GENOVESE PARLA A NON E' L'ARENA LA VITTIMA DI ALBERTO GENOVESE PARLA A NON E' L'ARENA

La tentata vendita dei video alle tv

Sono indagati per appropriazione indebita qualificata i due collaboratori di una società che ha effettuato una consulenza sui filmati delle telecamere a circuito chiuso dell'attico «Terrazza Sentimento» per conto della difesa di Genovese. I due tecnici avrebbero tentato di vendere i video dell'appartamento milanese a diversi media, tra cui il programma di Massimo Giletti «Non è l’Arena» e «Le Iene», chiedendo anche 30mila euro.

 

ALBERTO GENOVESE DANIELE LEALI ALBERTO GENOVESE DANIELE LEALI

Le «offerte» sono state rifiutate. Il fascicolo sulla tentata vendita delle immagini era stata aperto nei giorni scorsi dall'aggiunto Letizia Mannella e dal pm Rosaria Stagnaro, già titolari dell'inchiesta sui presunti abusi contestati all'imprenditore. Indagine nella quale, appunto, erano stati acquisiti i filmati delle telecamere interne dell'attico, compresi quelli delle presunta violenza ai danni della 18enne tra il 10 e l'11 ottobre scorso.

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