mascherine mascherina coronavirus

“SE AVESSIMO PRODOTTO MASCHERINE IN ITALIA NON STAREMMO A FARE LA FILA CON GLI ALTRI” – FABRIZIO LANDI, PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE ‘TOSCANA LIFE SCIENCES’: “FINO A TRENT’ANNI FA PRODUCEVAMO RESPIRATORI E VENTILATORI, OGGI CI RIMANE SOLO UNA PICCOLA AZIENDA. SPOSTARE LA MANIFATTURA IN ESTREMO ORIENTE È STATO UN AUTOGOL” – “VERRÀ FUORI CHE SI POTEVA FAR MEGLIO, MA IL NOSTRO PAESE HA LE MIGLIORI POLITICHE DI CONTRASTO AL VIRUS DI TUTTO L’OCCIDENTE…”

 

fabrizio landi toscana life sciences

 

Alessandra Micelli per www.formiche.net

 

Le misure adottate dall’Italia per la gestione del coronavirus sono, come sancito dalla stessa dall’Organizzazione mondiale della sanità, un esempio per il mondo occidentale. Alcune politiche messe in campo nei decenni passati, però, soprattutto in campo industriale, rischiano di minare i risultati raggiunti. Ne è convinto Fabrizio Landi, presidente della Fondazione Toscana Life Sciences, che in questa intervista racconta a Formiche.net capacità e ostacoli dell’industria farmaceutica in Italia e fa un aggiornamento sulla ricerca di cure per la lotta al coronavirus.

 

L’industria farmaceutica e biomedicale italiana rappresenta un’eccellenza nel panorama internazionale. Che ruolo possiamo avere nella lotta al coronavirus?

LUCA ZAIA E LE MASCHERINE

Parliamo di farmaceutica, ma prima ancora di biomedicale, dove la manifattura – in cui l’Italia da sempre si distingue per grandi capacità – ha un ruolo prioritario. Il nostro Paese è sempre stato particolarmente attivo in questo settore, sino alle politiche di sfrenata delocalizzazione degli ultimi decenni, quando alla ricerca di costi sempre più bassi abbiamo iniziato a produrre qualunque cosa – e dunque anche i prodotti biomedicali– fuori Schengen. Fino a trent’anni fa producevamo, per citare i dispositivi di cui oggi avremmo maggiore bisogno, respiratori e ventilatori, oggi ci rimane solo una piccola azienda con 35 dipendenti su tutto il suolo nazionale.

attilio fontana si mette la mascherina

 

Trent’anni fa quindi sarebbe andata diversamente?

Non so su altri piani, ma sicuramente su questo sì. Spostare la manifattura nazionale interamente nei Paesi a basso costo, in Estremo Oriente, è stato un autogol, e oggi ne paghiamo le conseguenze. Ad ogni modo, non ha particolare senso guardarsi indietro, ma può averlo imparare dagli errori e capire che alcuni effetti della globalizzazione, fra cui questo, possono essere dannosi e potenzialmente mortali. E iniziare, una volta rientrata la crisi, ad agire diversamente… Ma è un tema che non riguarda solo la sanità, ma l’industria in generale.

 

Come?

in corea del sud tutti con le mascherineproduzione di mascherine in cina 8

Bisognerebbe completamente ripensare le regole del Wto e delle procedure d’acquisto, magari mantenendo sempre una percentuale della manifattura sul territorio nazionale. Se avessimo prodotto mascherine qui in Italia, oggi non staremmo a fare la fila con gli altri Paesi europei. Mi auguro che da domani, magari, le gare nel settore sanitario possano prevedere una quota – se non la totalità – esclusivamente per i produttori italiani o europei, cosa che oggi non sarebbe permessa. Ricordiamoci che quasi tutte le gare pubbliche adesso si basano sul criterio del massimo ribasso…

un soldato con la mascherina in piazza duomo a milano

 

E ci possiamo sperare, secondo lei?

Diciamo che ci siamo scottati, per cui direi proprio di sì. Bisogna saper apprezzare – e sfruttare – le proprie competenze, risorse e capacità. Pensiamo all’azienda tedesca che sta lavorando sul vaccino per il coronavirus. Gli Stati Uniti – ovviamente con un approccio tipicamente trumpiano, secondo cui tutto è in vendita, purché si paghi bene – vorrebbero comprare l’intera l’azienda, che ovviamente ha declinato l’invito.

fabrizio landi toscana life sciences 1

 

La Germania non è in vendita, ha risposto il ministro dell’economia tedesco…

Com’è giusto che sia.

 

E questo ragionamento del Made in Italy vale per tutti i settori?

Sì, ma in particolar modo per quelli strategici. In quello della difesa, ad esempio, si sa da sempre che sarebbe una follia produrre all’estero. Per quello della sanità, invece, non ci è arrivato nessuno. Ma vedrà che la lezione servirà a tutti.

produzione di mascherine in cina 9

 

A posteriori però la soluzione serve a poco, forse la classe dirigente avrebbe dovuto pensarci prima…

Vero, ma il problema – ci tengo a sottolinearlo – non riguarda solo l’Italia, ma anche gli altri Paesi europei e persino gli Stati Uniti. Abbiamo sbagliato tutti. Un produttore americano di mascherine molto grosso, ad esempio, ha tutte le fabbriche in Cina. Inutile dire che il capodanno cinese prima e la diffusione del coronavirus poi hanno bloccato la produzione per cinque settimane. E ora si trovano senza mascherine.

 

produzione di mascherine in cina 2

Coronavirus e vaccino. Chi ci è davvero vicino?

Intanto, ci stanno lavorando in tantissimi. A quanto ne so io, però, ci sono tre attori che possono essere considerati più avanti degli altri. Il primo è un gruppo tedesco, la Curevac, che sta lavorando con l’Istituto superiore di sanità tedesco. Il secondo è la statunitense Moderna, che sta facendo i primi test sull’uomo, e che tra l’altro nasce proprio da un gruppo di persone che lavoravano a Siena. E il terzo è l’israeliana Migal, che ha riferito di essere vicinissima al vaccino.

 

E in Italia ci si sta lavorando?

produzione di mascherine in cina 1

Certo. Fra gli altri, Irbm, un gruppo di Pomezia che sta collaborando con l’Università di Oxford, ma anche l’incubatore per le bioscienze situato a Castel Romano, precedentemente focalizzato sui vaccini in ambito tumorale.

 

Di che tempi parliamo?

I tempi per i vaccini sono sempre lunghi, anche se le autorità hanno assicurato che ridurranno al massimo le tempistichei di approvazione. Entro un anno potremmo farcela.

produzione di mascherine in cina 3

 

Usa il condizionale, perché?

Perché un vaccino è sempre un’incognita. Magari pensiamo di averlo trovato, lo testiamo sui pazienti e qualcosa non funziona.

 

Fabrizio Landi

Parliamo invece di cura. Sappiamo che ci sono diverse strategie di intervento e c’è chi addirittura parla, in Cina, di trasfusioni di plasma fra guariti e malati…

Allora, facciamo chiarezza. Per quanto riguarda la cura sono state intraprese tre strade. La prima è quella di provare con farmaci già utilizzati per altre patologie. È una strategia molto utilizzata negli ultimi anni. Pensi, ad esempio, all’aspirina. Vent’anni fa si usava per l’influenza, oggi un suo effetto collaterale, e cioè la fluidificazione del sangue, viene sfruttato per prevenire l’infarto.

 

giuseppe conte diventa teen idol sui social

Quali sono, però, queste cure?

produzione di mascherine in cina 7

Ci sono due filoni. Il primo è quello degli antivirali, che attaccano il virus. Per il Covid-19, adesso, si sta provando sia con antivirale usato per l’ebola, sia con uno utilizzato per la lotta all’Aids. Li stanno testando negli Stati Uniti e lo stesso in Italia, ad esempio, allo Spallanzani. I risultati sono stati abbastanza buoni, ma non essendo un antivirale mirato, non possiamo essere certi che la regressione del virus dipende dalla sua somministrazione e non da altri fattori.

 

E poi ci sono i non antivirali?

roche tocilizumab 3

Esatto, ci sono farmaci, come il Tocilizumab di Roche, che non attaccano il virus ma bloccano l’attività degli intermediari biologici che causano la polmonite. Non curano, dunque, il coronavirus, ma i suoi effetti. Il che è già una cosa positiva, perché è la polmonite ad uccidere, e non il virus in sé. Tra l’altro questa cura ha avuto da pochissimo il via libera dell’Aifa; pur utilizzato già da prima in regime off-label, l’autorizzazione Aifa è sempre un elemento positivo.

produzione di mascherine in cina 4

 

Passiamo al secondo filone?

Esatto, questo molto meno clinico e molto più farmaceutico. In questo caso si cerca di sviluppare in laboratorio un antivirale specifico contro il Covid-19. Anche qui ci stanno lavorando in moltissimi, ma inevitabilmente i tempi sono più lunghi di quelli per il vaccino. Il farmaco, infatti, non solo va trovato, ma successivamente bisogna dimostrare che contrasta il coronavirus ma che al contempo non ha effetti collaterali peggiori della malattia che va a curare.

 

Infine, la terza via…

produzione di mascherine in cina 5roche tocilizumab 2

Questa ha una tempistica intermedia e si basa su un concetto più naturale. Il paziente guarito autonomamente, e che ha dunque sviluppato una quantità sufficiente di anticorpi specifici per questo virus, funge da “cura”. I clinici identificano l’anticorpo giusto, lo ingegnerizzano e lo iniettano nei malati. È la soluzione meno invasiva, ma al contempo non può essere considerata al pari di una vaccinazione.

Giuseppe Conte pensosissimo durante il vertice virtuale con gli altri leader europei

 

Perché?

In primis perché non possiamo iniettare anticorpi nel corpo di una persona all’infinito e in secondo luogo perché il paziente, pur essendo guarito grazie agli anticorpi iniettati, non ne ha sviluppati di suoi.

GIUSEPPE CONTE IN FARMACIA FOTO DI CARMEN LLERA MORAVIA

 

Una domanda sui tamponi. Strategia giusta?

roche tocilizumab 1

Strategia giusta, sì. Anche perché, al di là delle difficoltà logistiche e dei costi economici che comporterebbe fare il tampone a tutti, non stiamo considerando che si tratta di una misura istantanea.

 

Ci spieghi meglio…

irbm science park pomezia

Se il risultato è positivo, la strada da percorrere è univoca. Ma se è negativo, lo è solo per quell’istante, perché il virus può essere contratto in qualunque momento di lì in avanti. Si è negativi, sì, ma in maniera assolutamente non definitiva. Inoltre, l’affidabilità dei tamponi non è ancora ottimale, poiché la fase di analisi è affidata interamente all’azione umana. È chiaro, tra l’altro, che un biologo travolto dai tamponi, dopo otto ore trascorse in laboratorio, avrà un margine di errore più ampio. In futuro, invece – e parlo di poche settimane – arriveranno sul mercato alternative più economiche, veloci e affidabili. Allora il discorso sarà diverso.

GIUSEPPE CONTE

 

roma deserta per il coronavirus 3

Si dice che i contagiati siano molti di più di quelli stimati. Conferma?

Non sono io a confermarlo, sono i numeri. Basti pensare all’esperimento fatto da Zaia a Vo’, che fatto il tampone a tutti gli abitanti, dimostrando l’elevato tasso di positivi. Questo da un lato dimostra che bisogna stare attenti, e rispettare le misure di distanziamento sociale anche in caso di assenza di sintomi. Dall’altro conferma una letalità del virus molto più bassa di quanto statisticamente dimostrato sinora.

 

xi jinping con la mascherina 4

Proprio ieri l’Oms ha definito l’Italia un esempio virtuoso per i vicini europei. Un riconoscimento che meritiamo da tempo?

napoli in quarantena 14

Assolutamente sì. Sicuramente verrà fuori, come sempre, che si poteva far meglio, ma il nostro Paese vanta le migliori politiche di contrasto al coronavirus di tutto l’Occidente.

DONNA CON LA MASCHERINA A MILANO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…