paolo storari

UN PM A CACCIA DI GUAI - IL PUBBLICO MINISTERO PAOLO STORARI, CHE HA PASSATO A "PIERCAVILLO" DAVIGO I VERBALI DI PIERO AMARA, ERA GIÀ STATO INDAGATO PER FUGA DI NOTIZIE NEL 2001 PER IL CASO TELEKOM SERBIA: INVITO' A CASA TRE GIORNALISTI CHE POI PIAZZARONO LO SCOOP - IL 5 FEBBRAIO 2020 IL PM FABIO DE PASQUALE CERCO' DI CONVINCERE IL GIUDICE MARCO TREMOLADA A FARE ENTRARE NEL PROCESSO ENI UN VERBALE DI AMARA PIENO DI OMISSIS. MA DE PASQUALE NON DISSE AL GIUDICE CHE IL BERSAGLIO DI QUEI VERBALI ERA PROPRIO TREMOLADA - CHI DIEDE A DE PASQUALE, IL VERBALE DI AMARA?

Luca Fazzo per “il Giornale”

 

PAOLO STORARI

Il vento di bufera che scuote la Procura di Milano e da lì investe il Consiglio superiore della magistratura, arroventandone l'aria già avvelenata dal caso Palamara, non sarebbe mai partito se il pm Paolo Storari si fosse fatto i fatti suoi, e avesse badato come fanno in molti a non avere guai.

 

Ma Storari è uno che i guai se li va a cercare. Per capire quanto in questa storia di intrighi e di potere il fattore umano abbia avuto un ruolo decisivo bisogna fare un salto indietro di vent' anni. Siamo nel 2001, Storari è un giovane pm della Procura di Torino, chiamato a far parte del pool che indaga su uno dei misteri di quegli anni: lo scandalo Telekom Serbia, la storia di presunte tangenti che avrebbero accompagnato l'acquisto da parte di Telecom Italia di una quota della compagnia telefonica del regime di Belgrado.

piercamillo davigo al tg2 3

 

Storari sente puzza di insabbiamento. E cosa fa? Invita a casa sua un paio di giornalisti che stanno seguendo il caso. Cosa accada a cena non si sa, l'unica certezza è che il terzetto cena frugalmente con delle pizze ordinate a domicilio (come accerterà l'inchiesta). Poco dopo, i giornalisti escono con uno scoop sull'affare Telekom, parte l'indagine sulla fuga di notizie, si risale a una mail partita proprio dal computer di Storari.

francesco greco

 

La Procura di Milano chiede che il giovane pm sia processato per rivelazione di segreti d'ufficio. Sarebbe una carriera distrutta. Ma il giudice lo proscioglie: qualcuno può avere usato il computer all'insaputa del magistrato. Il suo capo Bruno Tinti, che in pensione diventerà collaboratore del Fatto Quotidiano, festeggia: «Storari è un magistrato da portare come esempio per chiunque».

 

Chissà quanti ora, in Procura a Milano, rimpiangono che la carriera di Storari non si sia davvero fermata lì. Perché vent' anni dopo il pm ha risentito puzza di insabbiamento e ha ripetuto pari pari lo stesso schema. Unica differenza, invece di rivolgersi ai giornalisti è andato direttamente da uno che considerava un referente fidato: Piercamillo Davigo, il Dottor Sottile del pool Mani Pulite, icona di una generazione di magistrati. Errore clamoroso.

 

paolo storari

Perché prima Davigo non fa l'unica cosa sensata, e cioè cacciare Storari dalla stanza per il suo stesso bene, invitandolo a riprendersi le brutte copie dei verbali del pentito e/o calunniatore Pietro Amara sulla fantomatica Loggia Ungheria. Poi ne fa una peggio, permettendo che le carte di Storari finiscano in mano alla sua segretaria Marcella Contraffatto. Che si trasforma in Corvo e le distribuisce ai giornali. Fin qui, tutto conferma la sintesi che un addetto a sbrogliare la matassa fa della vicenda: «Siamo davanti a una serie di atti di follia».

 

bruno tinti

Scomposto il comportamento di Storari, inspiegabile quello di Davigo, dissennato il gesto della Contraffatto. Peccato che a monte ci sia un fatto, un episodio specifico che non ha nulla a che fare con la follia ma con una piaga dei tempi moderni: la trasformazione delle inchieste e dei processi in crociate politiche, talchè eventuali assoluzioni non sono più dimostrazione dell'indipendenza del giudice ma tradimenti davanti al nemico. Il processo ai vertici dell'Eni per le presunte tangenti in Nigeria viene vissuto così dalla Procura di Milano.

 

E il 5 febbraio 2020 in quell'aula avviene l'incredibile, il pm Fabio De Pasquale cerca di convincere il giudice Marco Tremolada a fare entrare nel processo un verbale di Amara pieno di omissis. Ma De Pasquale non dice al giudice che il bersaglio di quei verbali è proprio lui, Tremolada. É quello il gesto che scatenerà la lucida follia di Storari. Ma chi lo ha dato, a De Pasquale, il verbale di Amara? La lettera di trasmissione porta la data del 29 gennaio 2020, appena cinque giorni prima dell'udienza in cui De Pasquale parte all'attacco. In fondo alla lettera ci sono i nomi di Storari e del suo capo. Ma la firma di Storari non c'è.

fabio de Pasquale

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…