pereira

IL POTERE E’ IL PEGGIORE DEI VIRUS - PERCHÉ NEL MONDO DEI TEATRI PRESIDENTI E DG, OVER 65 E SPESSO STRANIERI, RESTANO IN CARICA IN BARBA ALLA LEGGE MADIA? – LA NORMATIVA VIETA A CHI PERCEPISCE UNA PENSIONE DI OCCUPARE INCARICHI DIRIGENZIALI NELLE STRUTTURE CHE RIENTRINO ALL'INTERNO DEL BILANCIO CONSOLIDATO DELLO STATO, COME I TEATRI STABILI E LE FONDAZIONI LIRICO SINFONICHE – IL CASO DEL MAGGIO FIORENTINO E DI PEREIRA - AL PICCOLO TEATRO DI MILANO A SETTEMBRE, SCADE SERGIO ESCOBAR, 70 ANNI, DIRETTORE DA 22 ANNI...

Luigi Mascheroni per il Giornale

pereira

Il mondo dei teatri pagherà cara la pandemia. La sale, difficili da adattare alle norme del distanziamento sanitario e frequentate in maggioranza da over 65, resteranno chiuse o semivuote a lungo. Molto si è già scritto sulla crisi del settore, l'urgenza di ripartire e le modalità della ripresa.

 

 

Ma esiste un altro problema, anzi un nodo ingarbugliato da tempo: e speriamo che l'eccezionalità del momento sia l'occasione per tagliarlo di netto. Parliamo dei vertici, direttori e presidenti: posti chiave, prestigiosi, occupati spesso da persone in pensione, tutte dello stesso entourage, molte straniere, che escludono la generazione dei 40-50enni e gli italiani. E attenzione: non parliamo di ruoli creativi, per i quali «anzianità» significa esperienza e valore aggiunto, ma di ruoli dirigenziali e istituzionali.

teatri

 

Premessa. La legge Madia sul pubblico impiego (2015) è chiara: vieta a chi percepisce una pensione di occupare incarichi dirigenziali nelle strutture che rientrino all'interno del bilancio consolidato dello Stato, come i Teatri Stabili e le Fondazioni lirico sinfoniche. La situazione si trascina da tempo. Molti casi, in bilico tra legalità e opportunità, sono già stati denunciati. Ma negli ultimi mesi sono accaduti molti altri fatti. Eccoli.

 

 

salvo nastasi foto di bacco

L'estate scorsa il sindaco di Firenze, Dario Nardella, del Pd, presidente di diritto del Maggio Musicale Fiorentino, nomina presidente al proprio posto (la legge lo permette) Salvatore Nastasi, già vicesegretario di Palazzo Chigi al tempo di Renzi premier, figura molto potente nel mondo della cultura. Cristiano Chiarot, il sovrintendente del Maggio che non gradisce le manovre di partito, si dimette per protesta.

 

Nastasi fa nominare nuovo sovrintendente Alexander Pereira, contestato sovrintendente della Scala, 72 anni, già in pensione (e che avrebbe preferito stare a Milano: per lui il Maggio è un declassamento). In nessun Paese europeo potrebbe avere un incarico pubblico. Da noi sì. E da lì a poco dalla prestigiosa fondazione lirico-sinfonica fiorentina se ne va anche il direttore musicale Fabio Luisi: ciò che è accaduto è «una svolta di natura politica», dichiara. Nastasi invece viene chiamato da Franceschini al ministero per i Beni culturali come Segretario generale.

 

Stessa operazione, incrociando le pedine senza cambiare il gioco, e umiliando i sovrintendenti italiani, dopo un paio di mesi accade a Napoli. Stephan Lissner, per dieci anni alla Scala di Milano con stipendi che sfioravano il milione l'anno, a 66 anni va in pensione per raggiunti limiti di età. In Francia non può più lavorare. Da noi sì, in barba alla legge Madia, che viene umiliata dalla stessa Sinistra che l'ha voluta. E così è nominato nuovo sovrintendente del Teatro San Carlo di Napoli (si è insediato il 1° aprile) al posto di Rosanna Purchia, classe 1953, che ha maturato la pensione, e dopo dieci anni non può più essere riconfermata. Lissner fortemente voluto dal sindaco De Magistris è il secondo straniero nominato. Terzo se si considera Dominique Meyer alla Scala, che si sta muovendo bene, ma ha comunque 65 anni, mentre Maria Di Freda, il direttore generale, ne ha 70 ed è alla Scala dal 1973.

 

Comunque, ancora un pensionato, ancora uno straniero. Tenendo fuori i sovrintendenti italiani della generazione di mezzo.

pereira bartoli

 

Sandro Cappelletto, sulla Stampa del 10 ottobre scorso, riferiva la battuta che gira nei corridoi ministeriali: «I pensionati italiani vanno in Portogallo per evitare di pagare le tasse sulla pensione. I sovrintendenti europei vengono in Italia per ricevere uno stipendio anche quando sono in pensione». E Piera Anna Franini proprio sul Giornale il 24 giugno scorso raccontando la guerra di successione scaligera, ricordava che quella del sovrintendente del teatro d'opera è professione da over 65 e si chiedeva come sia possibile che non si registri un cambio generazionale alla dirigenza dei teatri d'opera. Anche al Teatro Regio di Torino, dopo una difficile parentesi, è arrivato un sovrintendente straniero, il tedesco Sebastian Schwarz. Almeno è quarantenne.

 

alexander pereira 1

Se, per via di una malintesa esterofilia che diventa il peggior provincialismo, si continuano a cercare all'estero e persino fra i pensionati i nomi per gli incarichi dirigenziali pubblici, significa che in Italia non ci sono direttori e manager culturali all'altezza?

 

Ancora. Lo scorso febbraio alla presidenza della Biennale di Venezia, come successore di Paolo Baratta, 80 anni, per quindici anni plenipotenziario della maggiore fondazione culturale italiana, viene nominato Roberto Cicutto, 72 anni, produttore cinematografico, già presidente dell'Istituto Luce. Figura capace, ma che la sua storia l'ha già fatta: perché non dare spazio ai cinquantenni?

 

A febbraio scorso, dopo 12 anni di direzione di Giorgio Ferrara, 73 anni, come nuova direttrice del Festival di Spoleto arriva Monique Veaute, madre tedesca e padre francese, moglie di Marco Causi (economista del Pd, parlamentare e vicesindaco con la giunta di Ignazio Marino): ha 69 anni e un contratto da 150mila euro l'anno di stipendio per un festival di tre settimane. Non solo: è nel Cda del Maxxi di Roma, presieduto da Giovanna Melandri, ex ministro per i Beni culturali e esponente storico del Pd.

 

lissner

A proposito: perché il Maxxi e la Biennale debbono avere presidenti operativi stipendiati, a differenza di tutte le altre fondazioni culturali, seppure abbiano già fior di direttori ben pagati? Comunque, Monique Veaute è anche presidente del Romaeuropa Festival (finanziato con molti soldi pubblici). Si dimetterà dalla carica, in palese conflitto con la direzione di un altro festival come quello di Spoleto? E non citeremo il caso del sovrintendente del Rossini Opera Festival di Pesaro, Gianfranco Mariotti, per il quale, due anni fa, è dovuta intervenire la Corte dei Conti a sottolineare l'incompatibilità tra lo stato di pensionato e l'incarico, retribuito, che copriva. È stato sostituito da Ernesto Palacio, 74 anni, peruviano.

 

lissner

Avanti. Al Teatro di Roma un anno fa fu nominato direttore generale il regista Giorgio Barbero Corsetti, sempre dell'entourage di Veltroni e Zingaretti. Da qualche settimana è stato declassato a consulente artistico (con lauto compenso), non si sa per quale ragione, in un teatro con il cda in scadenza e senza un direttore generale. Anche alla Fondazione Musica per Roma, che gestisce l'Auditorium, il cda è scaduto ad autunno. È vero che la sindaca Raggi ha altri problemi, ma si tratta di due istituzioni culturali di prim'ordine che reclamano attenzione e trasparenza.

 

E poi, la ciliegina sulla torta. Al Piccolo Teatro di Milano tra poco, a settembre, scade Sergio Escobar, 70 anni, direttore dal 1998, dunque per 22 anni. Dal 2016 svolge il ruolo di Direttore generale (senza stipendio perché è in pensione). La legge Madia prescrive che i dirigenti di istituzioni pubbliche possano restare al loro posto dopo che sono andati in pensione soltanto per un anno ancora. Nel caso di Escobar, nel 2016, era ministro Franceschini, si fece una deroga. Su quali basi? Perché la dinamica Milano, dove il ricambio generazionale dovrebbe essere una regola praticata a tutti i livelli, accetta una simile situazione? Vedremo a settembre cosa accadrà. Magari per ragioni di emergenza sanitaria sarà ulteriormente riconfermato. Si sa: il peggiore dei virus è il potere.

sergio escobar

Ultimi Dagoreport

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)