vladimir putin gas

PUTIN A TUTTO GAS! "MAD VLAD" VUOLE CHE SI PAGHI IL METANO IN RUBLI: CI SONO DUE RAGIONI DIETRO LA SCELTA DI MOSCA. LA PRIMA È CHE LA DECISIONE SERVE A SOSTENERE E RIVALUTARE LA VALUTA DI MOSCA FACENDO PAGARE IL CONTO ALL’OCCIDENTE. LA SECONDA È CHE COSÌ LO ZAR PUÒ CREARE PER LA MONETA RUSSA UNA DOMANDA ANCHE SUL MERCATO ESTERO. MA COSÌ PUTIN RISCHIA ANCHE DI PREPARARE UNA NUOVA ESCALATION DELLA GUERRA: SI AVVICINA L’IPOTESI CHE...

Alessandro D’Amato per open.online

 

vladimir putin

Pagare il gas in rubli? Dietro la mossa di Vladimir Putin ci sono due ragioni. O meglio, due possibili interpretazioni. La prima è che la decisione serve a sostenere e rivalutare la valuta di Mosca facendo pagare il conto all’Occidente. E sfruttando un buco nel sistema di sanzioni messo su da Usa ed Europa. La seconda è che così lo Zar può creare per la moneta russa una domanda anche sul mercato estero.

 

Perché il cliente di Gazprom dovrà convertire la propria valuta estera. Alimentando la liquidità del cambio sulle piazze internazionali. E “aiutando” la Banca Centrale e gli istituti di credito russi. Ma così Putin rischia anche di preparare una nuova escalation della guerra: si avvicina l’ipotesi che la Russia, o l’Europa, arrivino a chiudere improvvisamente l’interscambio di gas.

 

 

Come funzionano i contratti del gas

le vie del gas russo

Con ordine. La mossa di Putin sul pagamento del gas russo in rubli è rivolta innanzitutto a Gazprom. È al colosso statale che Putin ha ordinato di rivedere i contratti con i «paesi ostili» accettando d’ora in poi soltanto rubli come pagamento. E a dimostrazione che non si tratta di un percorso semplice, ha dato una settimana di tempo al governo e al monopolista per adeguarsi. E questo perché la conversione dei contratti è pensata per dare forza alla moneta russa, nel frattempo crollata a seguito dell’invasione dell’Ucraina e delle sanzioni imposte da Unione Europea e Stati Uniti al paese. Infatti ieri dopo l’annuncio il cambio tra euro e rublo e quello con il dollaro si sono immediatamente mossi al ribasso (dal punto di vista di Mosca). E anche il prezzo del gas ha registrato un balzo del 34%.

 

 

putin gas

Una circostanza che ha fatto registrare subito la reazione del consigliere di Palazzo Chigi Francesco Giavazzi: «Farsi pagare in rubli sarebbe un modo per aggirare le sanzioni, quindi penso che continueremo a pagare in euro». Ma perché il cambio è decisivo nel sistema di sanzioni? Per capirlo bisogna entrare nel meccanismo di funzionamento dei contratti del gas. Attualmente, come spiega oggi Francesco Lenzi sul Fatto Quotidiano, per effettuare il pagamento delle forniture gli esportatori riportano in una banca russa il corrispettivo in valuta estera incassato. Entro tre giorni devono convertirne l’80% in rubli e quindi devono cedere la valuta sul mercato. Gli importatori la comprano addebitando il proprio conto in rubli. E infine utilizzano la valuta per acquistare all’estero i beni necessari (quando è possibile).

 

La valuta delle transazioni

putin e il gasdotto south stream

Questo meccanismo funziona anche per il pagamento degli interessi sul debito pubblico. Qualche giorno fa la Banca Centrale russa ha onorato una cedola nonostante avesse tutti i conti in dollari all’estero bloccati per effetto delle sanzioni. Come ha fatto? Acquistando sul mercato interno la valuta necessaria. Però non può funzionare in eterno se non viene continuamente alimentato.

 

Imporre ai “paesi ostili” di pagare il gas in rubli crea una domanda di valuta anche nei mercati esteri. Perché se il cliente deve pagare il combustibile in rubli, prima dovrà ottenerli. E per farlo dovrà rivolgersi a banche e istituzioni russe. Che poi potranno così aiutare nel reperimento della valuta estera necessaria per il servizio del debito. L’idea di Putin somiglia a quello che chiese di fare l’Iran pochi anni fa col suo petrolio, che pretendeva fosse pagato in euro anziché dollari, o alla recente richiesta cinese ai sauditi di pagare il petrolio in yuan.

 

Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia ed esperto del settore, ha spiegato all’agenzia di stampa Ansa che l’iniziativa di Putin «ha i tratti di misure di epoca sovietica, o di autocrazie con delirio di onnipotenza». Un paese come l’Italia dovrebbe anzitutto reperire i rubli per pagare i suoi 29 miliardi di metri cubi di gas naturale che arrivano da Mosca: «dovremmo esportare per pari valore verso la Russia, o pagare in oro: la vedo difficile», dice Tabarelli.

gazprom uk

 

Ma c’è un però. Ed è quello che fa notare oggi Stefano Agnoli sul Corriere della Sera. Nei contratti per il gas è presente anche la valuta di pagamento. Che è stabilita prima proprio per evitare ricatti come questi. La valuta delle transazioni non può essere stabilita o cambiata unilateralmente da uno degli attori del contratto. E quindi il venditore, ovvero Gazprom, dovrà chiedere il permesso al compratore.

 

Il pericolo per l’Europa

gazprom uk

Ovvero a Eni, Total e a tutti quelli che attualmente acquistano gas russo pagandolo in valuta diversa dal rublo. Forse Putin medita di applicare la regola solo ai contratti futuri. In questo caso non ci sarebbero problemi giuridici. Anzi, la mossa potrebbe costituire un autogol perché a quel punto si potrebbero rinegoziare anche i prezzi. Ma se non è così si rischia di andare allo scontro: gli importatori possono invalidare i contratti, ma a quel punto non avrebbero più il gas. Gazprom potrebbe chiudere i rubinetti all’Occidente, ma non incasserebbe più un euro o un dollaro.

 

Una situazione che riflette tipicamente quella del Dilemma del Prigioniero. E con ripercussioni pericolose anche sulla stabilità finanziaria della Russia. E sull’approvvigionamento di combustibile in Europa. Sì, perché, come ricorda oggi La Stampa, prima dell’attacco all’Ucraina il 58% delle vendite di Gazprom veniva onorato in euro, il 39% in dollari e il 3% in sterline. Ecco perché il problema è principalmente europeo. E quindi italiano.

gazpromvladimir putin volodymyr zelensky

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."