licheri alfredino rampi

"MI CALAI NEL POZZO PER SALVARE ALFREDINO MA LO SENTII SCIVOLARE VIA” – PARLA ANGELO LICHERI CHE 38 ANNI FA A VERMICINO PROVO’ A SOCCORRERE ALFREDO RAMPI: "TENTAI DI PRENDERLO PER I GOMITI MA NIENTE, NON SI RIUSCIVA. ALLA FINE L’HO AFFERRATO PER I POLSI E NEL TENTATIVO DI TIRARLO SU GLI HO ROTTO QUELLO SINISTRO. HO SENTITO UN LAMENTO, LIEVE. PROVAI AD AFFERRARLO PER LA CANOTTIERINA, MA HO SENTITO CHE CEDEVA. E ALLORA ME NE ANDAI E DISSI…” – VIDEO

 

Giusi Fasano per corriere.it

 

angelo licheri

Angelo rivede se stesso in fondo al pozzo, a testa in giù. «Il bambino era a 64 metri di profondità. Gli ho tolto il fango dagli occhi e dalla bocca e ho cominciato a parlargli, dolcemente. So che capiva tutto. Non riusciva a rispondere ma l’ho sentito rantolare e per me era quella la sua risposta. Quando smettevo di parlare rantolava più forte, come per dirmi: continua che ti sto ascoltando. Dopo vari tentativi andati a vuoto, l’ultimo che ho fatto è stato prenderlo per la canottierina, ma appena hanno cominciato a tirare ho sentito che cedeva... E allora gli ho mandato un bacino e sono venuto via. Ciao piccolino».

 

Lacrime e fango

rampi

Nelle fotografie che scattarono appena uscì dal pozzo, Angelo Licheri aveva le guance rigate da lacrime e fango. E aveva la pelle scorticata, sangue ovunque per le lacerazioni alle gambe, alle braccia, alla schiena. Ma la ferita che faceva più male, quella che non sarebbe guarita mai, era la sconfitta. Non era riuscito a salvare Alfredino, non era stato possibile strapparlo dal buio nel quale era precipitato, chissà come, la sera del 10 giugno 1981.

 

Alfredo Rampi per tutti Alfredino, aveva sei anni. Era in vacanza con i suoi genitori nella casa di Vermicino, Roma. Il pomeriggio di quel 10 giugno, alla fine di una passeggiata con il padre Ferdinando, fece uno dei suoi sorrisi irresistibili e chiese: «Papà, posso tornare per i campi da solo?». L’uomo acconsentì e lo vide allontanarsi felice verso casa. Due ore dopo lungo quello stesso percorso c’erano decine di persone a chiamare il suo nome. Alfredino era scomparso.

 

Sua nonna pensò subito al pozzo scavato da poco nel terreno vicino casa, ma su quel pozzo c’era una lamiera e sulla lamiera delle pietre a tenerla ferma. Impossibile che fosse lì dentro, si convinsero tutti. Tutti tranne un agente di polizia che fece sollevare la lamiera e infilò la testa nel buco. Dal fondo arrivavano dei lamenti. Si saprà poi che il proprietario del pozzo, ignaro della tragedia, aveva coperto la superficie poco prima che cominciassero le ricerche.

angelo licheri

 

La decisione

Angelo Licheri, sardo di Gavoi, all’epoca aveva 37 anni, era padre di tre bimbi piccoli e faceva il fattorino per una tipografia, a Roma. Fu anche lui uno dei 32 milioni di telespettatori incollati alla televisione per seguire la diretta no stop della Rai sulle operazioni di salvataggio di quel bambino. Rimase davanti allo schermo per due giorni finché la sera del 12 giugno disse alla donna che allora era sua moglie: «Esco a prendere le sigarette». E lei: «Fra mezz’ora è pronta la cena». Lo vide uscire e - confesserà dopo - le venne spontaneo un pensiero: «Vuoi vedere che quel pazzo vuole andare a Vermicino...».

 

Nelle ore precedenti lo aveva visto davanti allo specchio fare strane contorsioni con le braccia in alto. «Che fai?» aveva chiesto. «Niente, un po’ di ginnastica», aveva risposto lui. Ma cos’altro poteva essere quella strana ginnastica se non prove immaginarie di movimenti nel pozzo? Lei non disse nulla ma capì. 

 

alfredino rampi e il fratello

Anche perché era una delle poche persone a sapere di una vecchia avventura di Angelo, tanti anni prima. C’era stato un incendio sui monti dalle parti di Nuoro e lui, come tutti, stava scappando. Ma si ricordò che lassù c’era una colonia di bambini e allora si mise in mezzo alla strada a urlare agli automobilisti che tornassero indietro a salvarli. Lui stesso lo fece caricando quelli che poteva sulla sella del suo motorino. «Adesso per colpa del diabete non ho più una gamba e sono quasi cieco, ma davanti ai bambini che hanno bisogno di aiuto sarei capace di fare qualsiasi cosa anche così malmesso», giura quest’uomo che sembra ancora più piccolo di quanto lo descrissero le cronache dal pozzo di Vermicino.

 

La bugia

tragedia vermicino

«Non sapevo nemmeno dove fosse quel posto», racconta lui oggi tornando a quei giorni. «Ricordo solo che ho fatto tutte le infrazioni possibili per arrivarci. Mi sono fatto l’ultimo tratto a piedi, sono arrivato davanti al blocco e non mi hanno fatto passare, ma non avrei ceduto per niente al mondo. Così ho costeggiato una via che portava al pozzo e, come un ladro, sono passato in mezzo a una vigna finché ci sono arrivato davanti. C’era un cordone di militari e mi sono detto: e adesso che faccio? A quello che mi ha bloccato ho detto che mi aspettava il capo dei pompieri: puoi andare a dirgli che è arrivato Angelo? Lui è andato e io mi sono infilato fra i soccorritori. In mezzo a loro c’era Franca, la mamma di Alfredino. Al capo dei vigili del fuoco ho detto: sono piccolo, fatemi scendere. E lui: lei è troppo emotivo. Ha qualche malattia, qualche problema... L’ho interrotto. Gli ho detto: senta, io sto benissimo, voglio solo scendere. La mia determinazione è stata più forte dei loro no alla fine l’ho vinta io». 

tragedia vermicino

Discesa fra rocce taglienti e fango che veniva giù dalle pareti sempre più strette. Era la notte fra il 12 e il 13 giugno. Angelo raggiunse Alfredino dopo venti minuti. La luce fioca della sua torcia illuminò quel bambino incastrato in un punto largo 28 centimetri. «Gli tolsi il fango dagli occhietti e dalla bocca e cominciai a fargli promesse che avrei senz’altro mantenuto» ricorda lui. «Gli dissi: ho tre bambini e uno è più piccolo di te. Hanno tutti la bicicletta. Sai che facciamo? Appena usciamo ne compro una anche a te, vedrai che sarai orgoglioso di questa bici nuova. E poi ti compro anche una barchetta, mi hanno detto che sai pescare bene... Lui emetteva quel rantolo che è qui, nella mia testa...» Lo imbragò una prima volta e diede il segnale alla squadra in superficie. Ma lo strattone fu troppo forte e la cinghia scivolò fuori dalle braccia. La rimise e tentarono ancora ma stavolta fu il moschettone a sganciarsi. «Ho provato a prenderlo per i gomiti ma niente, non si riusciva. Alla fine l’ho afferrato per i polsi e nel tentativo di tirarlo su gli ho rotto quello sinistro. Ho sentito un lamento, lieve. Non aveva più forze, povera creatura. Gli ho detto: dopo tutta la sofferenza che hai patito ci mancavo proprio io a farti ancora più male».

 

Il ricordo

L’avrà raccontata mille volte, Angelo, questa storia. Ma ogni volta, quando arriva qui deve fermarsi. Respirare. Arrendersi al ricordo più amaro: le sue mani aggrappate alla canottiera di Alfredino, il fallimento di quell’ultimo tentativo. La resa. «Gli ho mandato un bacino e sono venuto via». 

licheri

Angelo è rimasto nel pozzo a testa in giù per 45 minuti, ben oltre i limiti massimi di resistenza ipotizzati. «Quando mi tirarono su mi ritrovai davanti alla mamma di Alfredino. Venne da me e mise le sue mani sulle mie guance: mi dica come sta il mio bambino, chiese. Io fui sincero: signora, è ancora vivo ma se non si fa in fretta non so quanto potrà resistere. Ancora oggi ogni tanto la sento per un saluto».

Alfredino morì poche ore dopo. Oggi la vita di Angelo, 75 anni, è in una casa di cura a Nettuno, sud di Roma. «Una noia indescrivibile e tante sigarette», per dirla con le sue parole. Il fantasma di Alfredino gli vive accanto da 38 primavere. «Per anni», racconta lui, «ho sognato la morte con la falce sulle spalle che veniva a prenderlo. Io stavo lì a proteggere un pozzo e le dicevo: lo vuoi? Devi fare la guerra con me se lo vuoi. Lei se ne andava ridendo e mi diceva: ci rivedremo». Angelo sorride. «Io sono qui, non ho paura».

 

 

Ultimi Dagoreport

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)

giorgia meloni matteo salvini elly schlein luca zaia

DAGOREPORT - C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE AMBIZIONI DI ZAIA E DE LUCA DI...RIPRENDERSI LA GUIDA DELLE RISPETTIVE REGIONI! - NULLA VIETA AL “DOGE” E ALLO SCERIFFO DI SALERNO DI RICANDIDARSI, DOPO AVER “SALTATO” UN GIRO (GLI ERA VIETATO IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO) – IN CAMPANIA PER DE LUCA SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI: GLI BASTEREBBERO 5-6 CONSIGLIERI FEDELISSIMI PER TENERE PER LE PALLE FICO E POI FARLO CADERE PER RICANDIDARSI. IDEM PER IL "DOGE", CHE PERO' NON AVRA' DALLA SUA UNA LISTA DI "SUOI" CANDIDATI - A CONTARE SARANNO I VOTI RACCOLTI DAI SINGOLI PARTITI NECESSARI A "PESARSI" IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE LA LEGA IN VENETO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? E SE IN CAMPANIA, FORZA ITALIA OTTENESSE UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO DI LEGA E FRATELLI D'ITALIA, COME CAMBIEREBBERO GLI EQUILIBRI ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE DI MAGGIORANZA?

edmondo cirielli giovambattista fazzolari giorgia meloni

DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA FA IL TUTTOLOGO, TRANNE OCCUPARSI DELL’UNICA COSA CHE GLI COMPETE, CIOE' L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA - SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO, DALL'UCRAINA ALLA POLITICA ECONOMICA FINO ALLE REGIONALI – LO SHOW TRASH IN CAMPANIA E EDMONDO CIRIELLI IN VERSIONE ACHILLE LAURO: L’ULTIMA PROPOSTA? IL CONDONO…