SALVA PER MIRACOLO - UNA DONNA RUSSA È STATA TROVATA IN UN CREPACCIO PROFONDO DIECI METRI SUL VERSANTE SVIZZERO DEL MONTE ROSA: È SOPRAVVISSUTA DUE GIORNI E DUE NOTTE ED È STATA AVVISTATA PER CASO DA UN GRUPPO DI ESCURSIONISTI DIRETTI AL RIFUGIO MARGHERITA - NON ERA SCATTATO L’ALLARME PERCHE' NESSUNO LA CERCAVA. I SOCCORRITORI: "PENSAVAMO DI RECUPERARE UN CADAVERE E..."

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Enrico Marcoz per Il "Corriere della Sera"

 

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Due giorni e due notti in un crepaccio a 4.000 metri di quota. Quasi 50 ore bloccata in una fessura di ghiaccio e senza scampo. Può considerarsi una «miracolata» l'escursionista russa tratta in salvo in mezzo al ghiacciaio del Grenz, sul versante svizzero del Monte Rosa, a pochi metri dal confine con l'Italia.

 

Quando l'hanno estratta dalla morsa di ghiaccio i soccorritori di Air Zermatt sono rimasti increduli, erano convinti di dover recuperare un cadavere e invece si sono trovati davanti una donna in pantaloncini corti, spaventata, con una leggera ipotermia, ma viva. La donna, residente in Germania, era partita domenica scorsa per una gita in alta quota seppur senza l'attrezzatura adeguata (corde, ramponi, abbigliamento adatto).

 

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È passata al rifugio Monte Rosa Hutte, a 3.000 metri, dove le è stato «vivamente» sconsigliato di proseguire oltre. Ma lei, incurante del richiamo, ha infilato lo zainetto e si è lanciata nel ghiacciaio, senza una meta apparente. Passo dopo passo è risalita lungo il pendio ghiacciato, schivando le grandi voragini. Poco sotto il colle del Lys l'inevitabile: un crepaccio profondo una quindicina di metri l'ha inghiottita. Nessuno ha assistito alla scena. Nessuno sapeva che fosse lassù. Nessuno ha attivato le ricerche. Le sue urla si sono spente sul fondo del crepaccio.

 

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Fortunatamente un ponte di neve ha attutito la caduta. Per due giorni è rimasta lì, immobilizzata nel ghiaccio, come in un incubo. È riuscita a bere facendo sciogliere il ghiaccio in bocca. La svolta è arrivata quando un gruppo di alpinisti, impegnati nella traversata fino alla Capanna Margherita, si è infilato nel dedalo di crepacci per risalire il ghiacciaio. Mentre cercavano la via migliore per arrivare al colle hanno sentito un lamento. Hanno capito subito e hanno dato l'allarme.

 

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Sul posto è giunto l'elicottero di Air Zermatt. Prima hanno individuato la fessura dove si era infilata la donna, poi hanno montato il cavalletto e sono iniziate le manovre di estrazione. L'escursionista russa stava bene, senza ferite o lesioni, solo una lieve ipotermia (34 gradi di temperatura corporea). «Non abbiamo mai assistito a un salvataggio del genere negli ultimi 20 anni.

 

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È stato un miracolo» commentano i soccorritori elvetici. Guido Giardini, responsabile dell'ambulatorio di Medicina di montagna dell'ospedale di Aosta, specialista nel trattare gli alpinisti himalayani, non ha dubbi: «L'essere rimasta illesa nella caduta l'ha sicuramente facilitata, perché se avesse avuto un trauma e perso conoscenza l'ipotermia si sarebbe manifestata in modo più evidente. Invece, riuscendo in qualche modo a muoversi, mantenendo una certa attività muscolare, probabilmente è riuscita a tenere la temperatura corporea a valori non troppo bassi».

 

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Inoltre in quel buco di ghiaccio «era al riparo dal vento» e «l'essersi fermata su un ponte di neve» ha fatto sì che non fosse «a contatto diretto con il ghiaccio, che l'avrebbe ulteriormente raffreddata». Nella zona del Monte Rosa si tratta dell'ennesimo incidente di questa estate. Le cause, tanto per cambiare, sono l'inesperienza e l'inadeguatezza dell'attrezzatura.

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«Sul ghiacciaio si deve andare almeno in due, legati, segnalando il proprio itinerario a qualcuno con cui rimanere in contatto - ripete Paolo Comune, responsabile del Soccorso alpino valdostano - e se non si hanno sufficienti conoscenze, occorre rivolgersi a professionisti della montagna».

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