giancarlo giorgetti matteo salvini

SALVINI-GIORGETTI: NE RESTERA’ SOLO UNO – IL MINISTRO TURBO-DRAGHIANO, DOPO AVER SOTTOLINEATO RIGUARDO ALLA MISSIONE IN RUSSIA DEL CAPITONE CHE “BISOGNA MUOVERSI DI CONCERTO COL GOVERNO”, METTE IL LEADER LEGHISTA ALLE STRETTE: “SARANNO GLI ELETTORI A DECIDERE SE SIAMO BRAVI”. TRADOTTO: UNA SCONFITTA SUI REFERENDUM E UN CROLLO ALLE AMMINISTRATIVE PORTERANNO ALLA RESA DEI CONTI CON SALVINI – LA GAFFE DEL "CAPITONE" SULLA NAVE RUSSA PARTITA DA MARIUPOL

Mario Ajello per il Messaggero

 

salvini giorgetti

Siamo quasi al se c'è un altro più bravo di me si faccia avanti. Insomma Salvini è stanco degli smarcamenti di Giorgetti. Non è un tipo che conosce l'ira, ma è deluso rispetto a tanti amici che dubitano e barcollano, dando l'immagine di un partito diviso.

 

«Noi siamo uniti ma da fuori ci vogliono dividere», è la posizione del leader ma anche lui capisce che stavolta i distinguo sulla sua linea, a proposito del viaggio a Mosca, sono tanti e vedono in Giorgetti e in Zaia - i superbig del partito, affezionati a stabilità governativa e concretezza politica - due interpreti di questa distinzione rispetto a come si sta muovendo - «sconclusionatamente», dicono un po' tutti nella Lega - il segretario.

 

Il ministro Giorgetti, draghiano doc, dopo aver sottolineato riguardo alla missione in Russia che «bisogna muoversi di concerto col governo», ieri ha negato l'esistenza di dissidi interni al partito. Però ha aggiunto: «Saranno gli elettori a decidere se siamo bravi».

 

giancarlo giorgetti e matteo salvini 2

Ovvero: «La situazione del mio partito è quella che decideranno gli elettori. Abbiamo le nostre idee, facciamo le cose assumendocene le responsabilità e poi in democrazia sono gli elettori che decidono se siamo bravi o no. Ovviamente noi pensiamo di essere i più bravi del mondo, ma sono appunto gli elettori che decidono». Traduzione: se le Comunali del 12 giugno, praticamente adesso, dovessero andare male verrà meno un cardine del leghismo di questi anni: quello dell'intoccabilità di Salvini. finora l'effetto della crescita dal 4 per cento al 30 delle Europee, che ha funzionato come clausola di salvaguardia del segretario, ha blindato Matteo, ma adesso sembra non bastare più questo scudo.

 

Anche perché, si fa notare anche tra i fedelissimi del leader, l'isolamento - vuoi per la cattiveria degli avversari e vuoi per gli errori del capo - si sta facendo totale. E non c'è leadership che possa reggere senza avere interlocutori politici. Il gelo con cui Draghi ha commentato l'affaire viaggio in Russia, anche se il premier non ha voluto troppo calcare la mano ma è come se lo avesse fatto anche perché «Draghi ne ha piene le scatole» dei partiti che fanno le bizze (copyright Giorgetti), non poteva non essere notato sul Carroccio e con notevole preoccupazione.

matteo salvini e giancarlo giorgetti 8

 

«Salvini a Mosca? La nostra posizione non cambia, è europeista e atlantista», ha detto il premier. E poi la staffilata: «Al Copasir ho detto, a proposito di eventuali relazioni internazionali di esponenti della maggioranza di governo, che vanno bene. Ma l'importante è che siano rapporti trasparenti».

Una legnata. Sottile ma potente.

 

Che però non ferma il putinismo salviniano. Matteo, mentre il suo consulente Capuano sta per finire davanti al Copasir, scrive: «Bene, le armi più potenti sono dialogo e diplomazia, l'impegno per la pace vale più di qualsiasi critica».

 

E lo scrive postando un articolo del Corriere della Sera dal titolo: «Mosca: partita dal porto di Mariupol la prima nave merci».

 

Quando l'ultima di Salvini arriva alle orecchie, e nei video, di Palazzo Chigi, provoca sconcerto. Nella Lega c'è chi dice: «Ma è uscito di senno?». E il Pd naturalmente ci va a nozze. Filippo Sensi: «Non avevo ancora visto il leader di una forza di governo esaltare la razzia russa, dopo il martirio a Mariupol. Ci siamo arrivati. Qui non si tratta solo di una verifica di maggioranza, qui si tratta di un danno alla postura internazionale dell'Italia. Sulla pelle dell'Ucraina».

matteo salvini e giancarlo giorgetti 7

 

Perfino in Forza Italia le prese di distanza dal segretario leghista si sprecano. Quando parla Tajani è come se parlasse Berlusconi - il quale riservatamente comunque tende a dire che si sta esagerando contro Matteo - il numero due di Forza Italia osserva: «Salvini? Le iniziative in politica internazionale vanno concordate con il governo». La linea azzurra, almeno ufficialmente («Siamo sicuri che nel rapporto Salvini-Capuano non c'entri il Cavaliere?», insinua Mario Borghezio che conosce la Lega e il centrodestra da sempre), è la linea Draghi e non la linea Matteo. Il quale, come ha fatto intendere Giorgetti, è atteso al varco.

 

Nel Sud per il Carroccio andrà male il 12 giugno, ma se alle Comunali al Nord - occhio ad Alessandria, Cuneo, Como, Verona, Padova - la Meloni batte la Lega, il famoso partito leninista-padanista chiederà tremendamente il conto al segretario. Per non parlare del flop assicurato del referendum sulla giustizia su cui Salvini ha investito troppo.

matteo salvini e giancarlo giorgetti 2matteo salvini e giancarlo giorgetti 3matteo salvini e giancarlo giorgetti 4

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)