federico rampini vincent pinkney davide giri new york times

ALLA STAMPA AMERICANA DI SINISTRA NON FREGA NULLA DELL'OMICIDIO DI DAVIDE GIRI PERCHÉ L'ASSASSINO È NERO - RAMPINI SMASCHERA L'IPOCRISIA DEI GIORNALI LIBERAL SUL BRUTALE ASSASSINIO DEL RICERCATORE ITALIANO: "L'INTERESSE DEL 'NEW YORK TIMES' SAREBBE STATO DIVERSO SE LA VITTIMA FOSSE STATA AFROAMERICANA E L'OMICIDA UN BIANCO. 'LE VITE DEI NERI CONTANO' È UNO SLOGAN CHE PER BLACK LIVES MATTER SEMBRA APPLICARSI SOLO QUANDO GLI ASSASSINI SONO BIANCHI E RAZZISTI…"

Federico Rampini per il "Corriere della Sera"

 

vincent pinkney 2

Appartiene a una delle più feroci gang newyorchesi il 25enne Vincent Pinkney, il killer che ha troncato la vita di Davide Giri. È un pregiudicato, più volte arrestato per crimini violenti, condannato a una pena lieve, rilasciato prima di averla scontata. Era a piede libero nonostante fosse sospettato di aver commesso un'aggressione recente.

 

Si sa quasi tutto di colui che ha selvaggiamente ucciso il ricercatore italiano mentre rientrava alla Columbia University dopo una partita di calcio. Ma nessuna di queste notizie è visibile sul New York Times. Giornale di riferimento per la città e per la nazione.

 

federico rampini a piazzapulita 2

Eppure distratto e reticente su una tragedia avvenuta nel cuore di Manhattan. Nome, cognome, età dell'assassino sono le scarne notizie fornite ai lettori. L'articolo di cronaca è stato confinato nelle pagine locali, con scarsa visibilità.

 

Sul sito del giornale, alla prima versione non è seguito alcun aggiornamento. Nessun approfondimento sull'autore di quella che poteva essere una strage. Dopo aver pugnalato Giri alle 22.55 di giovedì all'angolo fra Amsterdam Avenue e la 123esima Strada, un quarto d'ora dopo Pinkney feriva un turista italiano, Roberto Malaspina, a poca distanza sulla Morningside Drive; infine tentava l'aggressione a una coppia a Central Park.

 

Prima pagina

vincent pinkney 1

L'interesse del quotidiano, e il vigore investigativo messo in campo, sarebbero stati diversi se le parti fossero state rovesciate. Se cioè la vittima fosse stata afroamericana e l'omicida un bianco; a maggior ragione se quel bianco fosse stato un membro di qualche organizzazione che predica e pratica la violenza, per esempio una milizia di destra.

 

La tragedia sarebbe finita in prima pagina, un team di reporter sarebbe stato mobilitato per indagare l'ambiente dell'omicida, la sua storia e le sue motivazioni. Pinkney è un afroamericano residente a Washington Heights, vicino a Harlem. La polizia lo ha riconosciuto come un membro di Ebk, acronimo di Everybody Killas, una gang la cui base operativa è nel quartiere di Queens.

 

vincent pinkney e davide giri

Ebk è nata da altre bande criminali con le quali mantiene stretti rapporti: i Bloods, i Crips, i Nightingale. Il raggio d'azione di Ebk si estende fino alla California dove un rapporto della procura di San Joaquin la descrive come «una gang che ha per politica la guerra aperta». Si finanzia con il narcotraffico; è coinvolta in una lunga serie di sparatorie.

 

la redazione del new york times 2

Pinkney era stato arrestato 11 volte dal 2012 per crimini gravi. Nel 2018 era stato condannato a quattro anni di carcere per aver partecipato a una feroce aggressione di branco. Fu liberato dopo due anni.

 

Niente notizie

Per trovare queste notizie, diffuse dalle forze dell'ordine, bisogna andare sui siti di qualche tv locale, oppure di un tabloid populista, il New York Post. Il New York Times ha scelto una reticenza coerente con la linea editoriale degli ultimi anni. I canoni del giornalismo americano sono stati stravolti, in particolare durante l'era di Donald Trump quando nelle redazioni dei media progressisti è diventato un vanto praticare il «giornalismo resistenziale».

 

La ricerca di equilibrio o imparzialità è stata considerata una debolezza: il fine giustifica i mezzi. Con l'omicidio dell'afroamericano George Floyd da parte di un agente bianco nel maggio 2020 a Minneapolis, e il rilancio del movimento antirazzista Black Lives Matter, i principali quotidiani hanno abbracciato lo slogan «tagliamo fondi alla polizia».

 

la redazione del new york times 1

Saccheggi e violenze avvenuti con il pretesto dell'antirazzismo sono stati minimizzati. Una purga all'interno della redazione ha allontanato diversi reporter che non erano allineati con il radicalismo di Black Lives Matter.

 

Qualche voce dissenziente resiste isolata, l'opinionista Bret Stephens una settimana fa ammoniva: in passato quando la sinistra americana è stata lassista sull'escalation del crimine, ha favorito una potente riscossa della destra.

 

FEDERICO RAMPINI

La crisi della sicurezza

A New York gli omicidi sono aumentati del 42% dal 2019. La prima reazione politica c'è stata: l'elezione del nuovo sindaco Eric Adams, afroamericano che viene dai ranghi della polizia.

 

Lo hanno plebiscitato i gruppi etnici meno privilegiati, vittime principali della delinquenza. «Le vite dei neri contano» è uno slogan che per Black Lives Matter sembra applicarsi solo quando gli assassini sono bianchi e razzisti; la stragrande maggioranza delle morti violente, tra i Black come tra gli ispanici, passano inosservate perché i killer appartengono allo stesso gruppo etnico.

 

federico rampini fa la maratona

La reticenza del Times include il tema della scarcerazione facile. Il giornale appoggia le procure «progressiste» che mettono in libertà anche criminali pericolosi, professionisti della violenza, che rappresentano una minaccia costante per la comunità. All'indomani della morte di Giri un editoriale della direzione confermava questa linea, attaccando quei procuratori che non procedono speditamente a svuotare le carceri.

 

Vincent Prinkley 4davide giri 3davide giri 2davide giri 1commemorazione di davide giri alla columbia university 2Davide Giri durante una lezionedavide giri con la fidanzatacommemorazione di davide giri alla columbia university 1I luoghi delle aggressioni

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…