TARTASSATI DI QUA E PURE NELL’ALDILÀ – NON C’È PACE AD AMATRICE: C’È CHI CONTINUA A RICEVERE BOLLETTE PER UTENZE STACCATE DA CINQUE ANNI IN CASE INAGIBILI, CHI VIENE CHIAMATO PER IL CAMBIO DEL CONTATORE NELLA CASA DEL PAPÀ MORTO SOTTO LE MACERIE E CHI SI È VISTO ARRIVARE LA RICHIESTA DI TASSE DOPO AVER CHIESTO CONTRIBUITI A FONDO PERDUTO – UNA RESIDENTE CHE HA VISTO ACCARTOCCIARE LA SUA CASA: “NON FA ALTRO CHE ALLARGARE FERITE CHE NON SI SONO RIMARGINATE…”

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Camilla Mozzetti per “Il Messaggero”

 

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È come il sale gettato su una ferita ancora aperta. Ma brucia molto di più. Perché stavolta non ci sono parenti, amici e familiari ancora ricoperti di polvere da piangere. Adesso c'è un nemico, solo apparentemente invisibile, che chiede le tasse a chi ha ottenuto contributi a fondo perduto, che pretende il pagamento di bollette per utenze staccate da cinque anni in case inagibili, che impedisce a chi ha ricevuto le risorse per la ricostruzione di rientrare finalmente in quell'appartamento che il terremoto di Amatrice del 24 agosto 2016 alle 3.36 del mattino aveva distrutto.

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È il nemico della burocrazia che tutto ingloba e tutto sormonta. Anche il dolore, anche la frustrazione. Che chiede e non guarda, che pretende e non conosce. E riaccende nei superstiti - pur sempre vittime in carne ed ossa - la rabbia e l'indignazione.

 

LE ANOMALIE «Ma è possibile che mi chiamino ancora per sapere se voglio cambiare il gestore del gas in una casa che non esiste più?», domanda sconcertata Giancarla Pomponi a capo del Comitato 3.36. Sì, è possibile. Come è stato possibile per i figli di Antonio Graziani, storico proprietario dell'omonima enoteca di piazza Istria e morto sotto le macerie del sisma, ricevere dalla E-Distribuzione per conto dell'Enel una lettera per la sostituzione del misuratore. Non è purtroppo un caso isolato. Donne e uomini morti nel terremoto continuano a vivere per la burocrazia italiana. Proprio come la zia di Giancarla Pomponi.

 

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Della sua casa nella piccola frazione di Sant' Angelo, a pochi chilometri da Amatrice, non rimase più nulla. Lei si salvò dal sisma e morì poi per cause naturali anni dopo ma la nipote continua a ricevere telefonate da società che forniscono servizi che le domandano se in quella casa distrutta si vuole passare a un altro gestore. «Abbiamo staccato tutto eppure continuano, questo non fa altro che allargare delle ferite che non si sono ancora rimarginate - commenta la Pomponi - sono situazioni direi incresciose per non usare un altro termine». Ci sono poi i residenti trasferiti nelle casette del villaggio Sae che per mesi dovettero combattere con il nemico invisibile.

 

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ONERI NON DOVUTI «A queste persone - spiega l'ex sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi - quegli alloggi figurarono come seconde case, perché non avevano fatto il cambio di residenza, ma questo significava per loro pagare bollette molto più alte e salate quando in realtà una prima proprietà non ce l'avevano più». Ci vollero settimane e mesi prima di ripristinare la normalità. Ancora: Mara Bulzoni ha visto il suo condominio che si affacciava sugli impianti sportivi di Amatrice, non distante dalla scuola Alberghiera, accartocciarsi su se stesso.

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«Con gli altri inquilini siamo riusciti ad ottenere i fondi per la ricostruzione e il palazzo è stato nuovamente edificato. I lavori sono in ritardo di un anno e mezzo, la consegna è prevista per il prossimo 8 ottobre ma sappiamo già che non potremo rientrare perché nel mentre un proprietario è scomparso e fino a quando non si procederà con la successione - spiega la signora Bulzoni - nessuno di noi potrà tornare a casa sua in quanto il nuovo accatastamento non può essere completato».

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A tutto questo si aggiungono poi le bollette richieste per appartamenti inagibili. È la storia di un residente ultraottantenne che si è appellato alla Confconsumatori di Rieti in quanto la sua casa, dichiarata inagibile dopo il sisma, ha continuato a ricevere energia pur di fronte alla rescissione del contratto di fornitura. E non per un mese ma per ben due anni: dal 2016 al 2018.

 

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Ancora: c'è un commercialista che subito dopo il sisma ha lavorato perché diverse aziende riuscissero a ottenere la cassa integrazione in deroga per i propri dipendenti che spiega: «Ci avevano garantito che il contributo del 4% che poi si vuole dalle aziende non sarebbe stato richiesto e invece l'Inps di Rieti ha iniziato a pretenderlo, la Regione ci ha fatto sapere che la vicenda verrà sanata, ma intanto questa è la situazione». Che va a sommarsi ad altre anomalie come il conteggio delle tasse anche sui contributi a fondo perduto per chi, perso tutto, ha provato a rialzare la testa

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