Bergamo: da 1 a 10 pagine di necrologi in un mese. video-choc
LA MIA CITTÀ
Mattia Feltri per ''La Stampa''
Penso che i vecchi della mia città abbiano colto la dimensione della sciagura leggendo i necrologi dell' Eco di Bergamo. Non sono stupidi i vecchi, piuttosto hanno sempre letto il giornale col distacco di chi al mondo ne ha viste tante, e non è lo sperpero di aggettivi a incantarli.
Quand' ero bambino, i vecchi leggevano l' Eco di Bergamo al bar, girando le pagine e soffermandocisi con fugace attenzione, ma quando arrivavano ai necrologi si aggiustavano gli occhiali con la punta dell' indice e dedicavano alle parole la sacralità del raccoglimento. I miei nonni e gli zii e i vecchi della nostra cascina ci si intrattenevano con puntiglio, rintracciando amici, antiche conoscenze, ricostruendo filiere di parentela, speculando sull' età dei defunti e sulla loro di sopravvissuti, e sempre scuotevano il capo.
Anche noi bambini li guardavamo, assorti e sbigottiti sulle foto di facce vive ormai morte e sulle piccole croci nere a separare un necrologio dall' altro, esordienti dentro l' unico mistero e l' unica verità: si nasce e si muore. Per noi e per i vecchi, ecco come stanno le cose, tutto il resto era opinabile, discutibile, ma il necrologio era il fatto nella sua incontrovertibile e spaventosa purezza.
L' orrore della contabilità di questi tempi - infettati, posti letto e bare allineate della mia bella, pulita, civile, ritrosa e generosa città, dove da giorni si celebra un funerale ogni mezzora - è stata infine scolpita nel marmo nelle pagine dei necrologi dell' Eco. Erano tre, poi quattro, cinque, l' altro ieri nove, ieri dieci. Dieci pagine di necrologi. Mi sono aggiustato gli occhiali, e le ho lette tutte.
giorgio gori – ritiro del pd all'abbazia di contigliano 24