1- IL J’ACCUSE DI GOTTI TEDESCHI AL PAPA: LA BANCA DEL VATICANO, COME AI TEMPI DI MARCINKUS QUANDO “RIPULIVA” IL DENARO DELLA MAFIA E DELLA BANDA DELLA MAGLIANA 2- PRIMA DELLA PERQUISIZIONE, GOTTI TEDESCHI HA FATTO I NOMI DI QUEI CLIENTI CHE ANCORA OGGI USANO LO IOR PER “RIPULIRE” IL DENARO. QUALI? ANZITUTTO UN GIOVANE PRETE AMMINISTRATORE DELLA CURIA DI TRAPANI - LA DIOCESI A PIÙ ALTA INFILTRAZIONE MAFIOSA, TERRENO DI LATITANZA DI MATTEO MESSINA DENARO, L’ULTIMO PADRINO - CHE ALL’INSAPUTA DEL VESCOVO FRANCESCO MICCICHÈ SI CREDE APRISSE CONTI ALLO IOR PER CONTO DELLA DIOCESI 3- GOTTI TEDESCHI SI È VISTO CROLLARE IL MONDO SOTTO I PIEDI QUANDO HA CAPITO CHE GERONZI ERA DIVENUTO SUO NEMICO. E CON LUI ALTRI BANCHIERI E UOMINI D’AFFARI VICINI A BERTONE: ANTONIO FAZIO E PROFITI. MA ANCHE BISIGNANI E ANGELO BALDUCCI

Il Foglio - http://www.ilfoglio.it/soloqui/13716

 

Ettore Gotti Tedeschi non ha mai incontrato privatamente il Papa. Ma stava cercando di farlo, pochi giorni prima che il board dello Ior lo sfiduciasse. Aveva intenzione di fare a Ratzinger nomi e cognomi di coloro che lui chiama "diavoli", uomini di chiesa o vicini alla chiesa che a suo dire remano contro.

 

Prima della perquisizione, due giorni fa, dei carabinieri con delega della procura di Napoli nella sua abitazione, Gotti Tedeschi stava raccogliendo i documenti - non ancora un memorandum, che egli peraltro non ha mai detto avesse intenzione di redigere - da esporre al Papa perché almeno lui si rendesse conto. Il contenuto è sostanzialmente uno scambio di mail, fitto e sempre più intenso, tra lui e il segretario personale del Papa, quel Georg Gänswein che egli ha sempre pensato essere dalla sua parte.

 

A Gänswein, ma anche alle poche persone entro le mura leonine di cui si fidava, Gotti Tedeschi ha fatto nomi e cognomi di "coloro che ostacolano il mio lavoro volto ad adeguare lo Ior alle regole della trasparenza internazionale". E, soprattutto, i nomi di quei clienti che ancora oggi si dice intendano usare lo Ior per "ripulire" il denaro o quantomeno per occultarne la provenienza.

 

Quali? Anzitutto un giovane prete amministratore della curia di Trapani - la diocesi a più alta infiltrazione mafiosa, terreno di latitanza di Matteo Messina Denaro, l'ultimo padrino - che all'insaputa del vescovo Francesco Miccichè si crede aprisse conti allo Ior per conto della diocesi.

 

Miccichè sembra fosse all'oscuro dei soldi che dalla sua curia transitavano verso Roma, ma intanto, pochi giorni prima che lo scandalo uscisse sui giornali, il 19 maggio, il Vaticano l'ha sollevato dai suoi incarichi, come a dire: noi siamo puliti, la colpa è della mancata vigilanza del vescovo.

 

E oggi non sono pochi Oltretevere coloro ai quali i pressunti conti aperti dal giovane prete richiamano alla memoria la controversa pagina dei depositi creati da Paul Casimir Marcinkus, governatore dello Ior ai tempi di Karol Wojtyla, per conto di Pippo Calò, cassiere dei Corleonesi, e da Renatino De Pedis, boss della banda della Magliana.

 

Ma i documenti che Gotti Tedeschi stava raccogliendo volano anche più in alto. Da tempo sentiva di aver perso la fiducia del segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone. Il motivo è uno: metteva in pericolo l'autonomia della Città del Vaticano come stato sovrano, introducendo uomini e norme tali da configurarlo come un soggetto alla mercé dell'Italia e dei suoi poteri bancari e giudiziari.

 

A lui veniva imputata la colpa di aver chiamato a gestire l'operazione "white list" uomini della Banca d'Italia come Marcello Condemi e Francesco De Pasquale, affidando al primo la stesura della legge 127 per il controllo, da parte dell'Autorità d'informazione finanziaria del cardinale Attilio Nicora, delle operazioni finanziarie di tutti gli uffici legati alla Santa Sede: legge entrata in vigore il 1° aprile 2011.

 

Insieme lo si accusava di aver rinunciato a esigere una rogatoria internazionale, invece di presentarsi spontaneamente alla magistratura di Roma - come fece il 30 settembre 2010 - per un interrogatorio riguardante operazioni dello Ior. Negli ultimi mesi a fare sponda con Bertone c'era il direttore generale dello Ior, Paolo Cipriani. Cipriani era il garante presso Bertone della possibilità che lo Ior acquistasse il San Raffaele, un'operazione alla quale Gotti Tedeschi si è opposto.

 

La stilettata di Cesare Geronzi

Gotti Tedeschi si è visto crollare il mondo sotto i piedi il 9 dicembre scorso. In un'intervista al Corriere della Sera, il banchiere Cesare Geronzi spiegava che, è vero, "molto ordine è stato fatto, da un po' di tempo, nell'economia e nella finanza vaticane". Ma "Ettore Gotti Tedeschi, che è stato anche consulente di Tremonti" è "un personaggio ritenuto preparato che si è particolarmente esercitato nella demografia".

 

Un giudizio personale ironicamente sprezzante. Gotti Tedeschi ha capito che Geronzi era divenuto suo nemico. E con lui altri banchieri e uomini d'affari vicini a Bertone: Antonio Fazio e Giuseppe Profiti. Ma anche Luigi Bisignani e il gentiluomo di Sua Santità Angelo Balducci.

 

Gotti Tedeschi era pronto a raccontare al Papa anche dei suoi alleati in curia: i cardinali "diplomatici" Angelo Sodano, Giovanni Battista Re, Agostino Cacciavillan e Attilio Nicora, esponenti di lusso della vecchia scuola diplomatica che fino a ieri mal sopportavano la gestione "più Vangelo meno diplomazia" di Bertone.

Fino a ieri, perché ventiquattro ore fa un'intervista non firmata di Sodano apparsa sull'Osservatore Romano (come dire: le domande sono queste e queste sono le risposte) sembra aver chiuso la partita: l'istituzione fa quadrato e salva se stessa.

 

 

Ultimi Dagoreport

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…