donald trump coronavirus

C'E' POCO DA FARE: QUANDO RIPARTE L'AMERICA, RIPARTE IL MONDO - TRUMP ANNUNCIA TRE FASI PER RIAPRIRE IL PAESE, VOLANO LE BORSE IN ASIA ED EUROPA. I 50 STATI HANNO SITUAZIONI MOLTO DIVERSE, SOPRATTUTTO A LIVELLO DI CONSENSO REPUBBLICANO. QUELLI CHE NON SONO PRONTI IL 1 MAGGIO POSSONO PRENDERSI DEL TEMPO - NELLA SECONDA FASE LA RIPRESA DEI VIAGGI NON ESSENZIALI E LA RIAPERTURA DELLE SCUOLE, MANTENENDO IL DISTANZIAMENTO SOCIALE IN PUBBLICO. E NELLA TERZA…

 

1.BORSA: EUROPA CORRE IN AVVIO, FRANCOFORTE +3%

 (ANSA) - Avvio in forte rialzo per le Borse europee, che guardano con fiducia al piano di riapertura degli Usa annunciato dal presidente Donald Trump e ai passi avanti per rimettere in moto l'economia mondiale. A Francoforte l'indice Dax sale del 2,97% a 10.607 punti, a Londra il Ftse 100 avanza del 2,62% a 5.775 punti mentre a Parigi il Cac 40 segna un progresso del 2,77% a 4.470 punti

DONALD TRUMP VLADIMIR PUTIN CORONAVIRUS

 

 

2.TRUMP RIAPRE L'AMERICA IN 3 FASI, È ARRIVATO IL MOMENTO

 (ANSA) - Tre fasi per riaprire l'America e far tornare a girare l'economia, ormai sull'orlo di una Depressione. Donald Trump presenta le linee guida per tornare alla normalità e alla fine rimanda ai governatori dei singoli Stati la decisione su quando aprire, rinunciando a quella 'totale autorità' decisionale che aveva rivendicato nei giorni scorsi. "La nostra squadra di esperti è d'accordo sul fatto che possiamo iniziare quello che è il nuovo fronte della nostra guerra che chiameremo 'riaprire l'America'. Per tutelare la salute dei cittadini dobbiamo preservare la salute e il funzionamento della nostra economia", dice il presidente ribadendo come il picco è stato superato.

 

donald trump e anthony fauci 1

"L'America vuole riaprire. Dobbiamo avere un'economia che gira, e la vogliamo avere molto, molto rapidamente. E' ora", aggiunge Trump. Parole a cui Wall Street brinda con i future in volata. Quelli sullo S&P 500 salgono fino al 3%. Una riapertura metterebbe infatti fine a un'economia in caduta libera con aziende chiuse, milioni di americani senza lavoro e consumi fermi. Gli Stati Uniti - precisa Trump - non riapriranno tutti nello stesso momento. "Ci sono 29 Stati in buona posizione per riaprire in tempi brevi", spiega il presidente americano senza sbilanciarsi nel nominarli. "Lascio ai governatori l'annuncio, lo saprete nei prossimi giorni", aggiunge.

 

Gli Stati che invece non sono pronti a ripartire l'1 maggio possono prendersi del tempo. Lo stato di New York, insieme ad altri Stati sulla costa orientale degli States, ha già annunciato un lockdown almeno fino al 15 maggio. Ma Trump è consapevole del rischio che il coronavirus torni dall'estero: "Mentre iniziamo a riaprire dobbiamo vigilare affinché venga bloccato l'ingresso del virus dall'estero. I controlli ai confini, le restrizioni sui viaggi e le altre limitazioni sugli ingressi sono più importanti che mai". Il piano delineato dalla Casa Bianca mette al centro la "sicurezza e la salute degli americani", rassicura Anthony Fauci, il massimo esperto americano in malattie infettive. Il programma non prevede una tabella di marcia definita, ma solo indicazioni.

 

donald trump 3

Per dare avvio alla prima fase gli Stati devono mostrare un trend di calo dei casi e dei positivi su un periodo di 14 giorni e centrare alcuni criteri. La prima fase prevede il distanziamento sociale in pubblico, vieta eventi o assembramenti con più di dieci persone, incoraggia il telelavoro e prevede che le scuole restino chiuse, così come i bar. Per le palestre e i ristoranti è ipotizzata un'apertura a patto del rispetto di rigidi protocolli sulla distanza fisica.

 

Nella seconda fase si prevede la ripresa dei viaggi non essenziali e la riapertura delle scuole mantenendo comunque il distanziamento sociale in pubblico. La terza fase è quella del ritorno alla normalità, quella in cui è possibile ipotizzare anche eventi sportivi con pubblico. Da una fase all'altra si potrà passare solo se i primi 14 giorni di applicazione delle norme non avranno evidenziato un aumento dei casi. "Ricostruiremo l'economia, sarà più grande e forte che mai", dice Trump, che sulla ripresa economica e su Wall Street si gioca buona parte della sua rielezione.

 

 

3.LA FASE 2 DI TRUMP TRA DISOCCUPAZIONE E RISCHIO RIVOLTE

Paolo Mastrolilli per “la Stampa

 

Gli americani che hanno chiesto il sussidio di disoccupazione nell' ultimo mese salgono a 22 milioni. Per mitigare questo pesante impatto della recessione prodotta dal coronavirus, che mette a rischio la sua rielezione a novembre, Trump ieri ha pubblicato le nuove linee guida con cui spera di far ripartire l' economia entro il primo maggio. Su questo punto però si scontra con alcuni governatori, che non vogliono il rischio di rilanciare l' epidemia in frenata, mentre negli Stati che lo sostengono inizia a emergere il timore di rivolte contro il blocco del Paese.

 

donald trump 2

La scorsa settimana 5,2 milioni di americani hanno chiesto i sussidi di disoccupazione, portando il totale dell' ultimo mese a oltre 22 milioni. Questo dato non coincide esattamente con quello dei disoccupati, ma la sostanza è che sono spariti quasi tutti i 22,8 milioni di posti creati dal febbraio 2010 al febbraio 2020, cioè dopo la Grande Recessione del 2008.

 

La California è lo Stato con più domande, 2,8 milioni, seguita dalla Pennsylvania con 1,3 milioni e New York con 1,2. Lo Stato più colpito sono le Hawaii, dove il 22% della forza lavoro è ferma a causa dello stop del turismo. La crisi però si sta ampliando. Oltre al prevedibile calo nei settori dell' ospitalità e dei viaggi, anche le costruzioni di nuove case sono calate del 22,3%. In Michigan ha chiesto il sussidio il 21% della forza lavoro, in Pennsylvania e Ohio il 20%.

fosse comuni a hart island

 

Sono Stati chiave nelle presidenziali del 3 novembre e ciò spiega l' agitazione di Trump, il cui gradimento secondo la Gallup è già sceso dal 49% al 43%.

Perciò ieri ha pubblicato le nuove linee del social distancing con cui spera di far ripartire l' economia entro il primo maggio, nelle zone meno colpite.

 

L' agenzia federale per le emergenze Fema e i Centers for Disease Control avevano già scritto i loro piani, che prevedono un alleggerimento progressivo dei limiti, accompagnato da nuove regole di sicurezza per la separazione dei lavoratori, e più test per tenere sotto controllo lo sviluppo del contagio. È vero infatti che la curva si sta appiattendo nei luoghi più colpiti come New York, dove ieri i morti sono scesi a 606 e sono calati anche i ricoveri. Però c' è il rischio che il Covid torni, o si allarghi nel resto del Paese, dove mercoledì è stato registrato il record di 2.371 decessi.

 

Trump ha discusso i piani con Wall Street e molti imprenditori, generalmente favorevoli, ma lo hanno messo in guardia dal rischio di riaprire il Paese prima che la capacità di fare i test sia davvero adeguata alle necessità di sicurezza. I governatori, come Cuomo a New York e Newsom in California, vogliono ripartire, ma hanno avvertito che lo faranno solo quando lo riterranno opportuno. Cuomo infatti ha esteso il blocco al 15 maggio, e così hanno sfidato Trump, che nei giorni scorsi aveva affermato di avere una «autorità totale» per ordinare la riapertura.

 

coronavirus new york 6

Il problema è politico, oltre che medico, e l' altra faccia della medaglia sono gli 8 Stati che non hanno imposto alcuna limitazione. Non a caso sono Stati repubblicani nel centro del Paese, come South e North Dakota, o Iowa. Nel 2016 il 57% delle contee più colpite aveva votato Hillary e il 37,7% Trump, mentre il 54,4% di quelle meno colpite aveva votato Trump e il 39,1% Hillary.

 

I repubblicani quindi pensano di aver tutto da guadagnare a riaprire, come dimostrano le proteste contro il blocco animate dai sostenitori del presidente in Stati come il Michigan, al punto che si cominciano a temere rivolte. Alla fine però a decidere sarà il virus, se è vero che sta già aggredendo queste regioni.

Ultimi Dagoreport

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…