giuseppe conte berlusconi vaccino rimpasto

L'ULTIMO RIMPASTO - RENZI A PALAZZO CHIGI. TRANQUILLI: ERA SOLO PER UN COLLOQUIO RISERVATO CON CONTE A PARLARE DEI MINISTRI CHE DEVONO USCIRE DAL GOVERNO E SOPRATTUTTO DI QUELLI CHE DOVRANNO ENTRARE. ZINGARETTI E PURE CERTI M5S ORMAI MANDANO AVANTI IL ''SENATORE SEMPLICE'' A TRATTARE. L'OBIETTIVO è ENTRARE IN AZIONE IL GIORNO DOPO L'OK ALLA FINANZIARIA. CONTE VUOLE CAPIRE FIN DOVE SONO PRONTI A SPINGERSI QUESTI ''ALLEATI PER CASO'' PUR DI INDEBOLIRLO

Dall'articolo di Annalisa Cuzzocrea per ''la Repubblica''

 

conte renzi

Il premier ha capito che non sono un bluff, le voci costruite e lasciate circolare dai principali partiti della maggioranza: la voglia di un rimpasto nell’esecutivo accomuna Pd, Movimento 5 Stelle, renziani. Certo, non subito, non prima dell’approvazione della manovra. Subito dopo però sì. E senza aspettare un giorno. «Questa cosa o la anticipiamo o la subiamo», è la frase che risuona più spesso ai vertici dei 5 stelle.

 

E quindi, sono tutti della partita: il ministro degli Esteri Di Maio, il segretario dem Zingaretti, il leader di Italia Viva. Cosa può fare Conte, davanti a un fronte così compatto? Può solo cercare di capire fin dove sono pronti a spingersi gli “alleati per caso” che hanno dato vita al suo secondo governo. E soprattutto, quanto sia possibile arginarli.

 

 

 

Francesco Verderami per il ''Corriere della Sera''

 

di maio zingaretti conte

Oltre la Finanziaria per il governo ci sono solo le colonne d'Ercole: temendo l'ignoto Conte non vorrebbe attraversarle. Ma se il premier tentasse di resistere alle richieste della sua maggioranza, il «cambio di rotta» sarebbe formalizzato allora in Parlamento. Al Senato, al momento delle dichiarazioni di voto sulla legge di Stabilità, Renzi prenderebbe la parola per dire a Conte che si impone un «atto di discontinuità», che «è arrivato il momento di scrivere una pagina nuova». Se così fosse, è certo che nessuno nella maggioranza lo additerebbe come «irresponsabile», vista la sequenza di incoraggiamenti che il leader di Iv sta ricevendo da esponenti di spicco del Pd e dei Cinquestelle, che in previsione di quel momento gli sussurrano «bravo, se non lo fai tu non lo fa nessuno».

 

 «Se è il coraggio che serve - risponde sempre Renzi - posso regalarvene un po'». E comunque il «coraggio» verrebbe offerto solo previo accordo: «Non sono tipo da Papeete». Com' è cambiato il mondo (politico) attorno all'ex premier: oggi Di Maio si perde a discutere con lui di scenari futuri, Zingaretti conclude spesso le sue conversazioni dicendo «informate Matteo», e persino D'Alema tramite Bettini lo invita alla Fondazione Italianieuropei per parlare con Amato del «cantiere della sinistra». C'è la corsa al Colle e bisogna prepararsi. Ma nel frattempo vanno superate le colonne d'Ercole del Conte 2, perché la rotta dell'esecutivo sta portando la maggioranza sulle secche.

 

MATTEO RENZI E GIUSEPPE CONTE COME BUGO E MORGAN

Così l'assunto in base al quale non si poteva pensare a una crisi di governo con il Paese in emergenza, è stato ribaltato: proprio perché il Paese è in emergenza, serve un governo capace di affrontare la crisi. Ecco com' è iniziata la pressione su Palazzo Chigi. Non è solo un problema di assetti di potere, che pure è un aspetto della vicenda. E la minaccia di affrontare in Parlamento la questione, è uno strumento di deterrenza per far capire a Conte che è in tempo, se vuole continuare a reggere il timone. «Se vuole - spiega un autorevole ministro - ha ancora la forza per guidare il processo» e approdare al Conte 3. Ché poi è quanto gli ha spiegato anche Renzi in un recente colloquio riservato: «Dammi retta, ti conviene». E il premier di rimando: «Io difendo la mia squadra, poi...».

 

 Quel «poi» svela le ambizioni di un premier che deve avere un tutor dal quale ha appreso le regole della politica, è lo sguardo preoccupato di chi sa di trovarsi tra Scilla e Cariddi e vorrebbe superare indenne le sirene e gli scogli. Ed è un modo per prendere tempo, sebbene i partiti siano già ai «preliminari» - per usare l'espressione di un esponente di governo - e discutono sulle opzioni: da quella minimale, che prevede la sostituzione di alcuni ministri, a quella che cambierebbe lo schema introducendo le figure di due vicepremier. In un caso come nell'altro - secondo più fonti - le forze di maggioranza immaginano di procedere tra Natale e capodanno o tra capodanno e l'Epifania, in base alla data in cui la Finanziaria verrà approvata in Parlamento.

 

 È il segno che i «preliminari» sono in fase avanzata. E di questo c'è traccia anche nelle informazioni trasmesse ai vertici istituzionali. Conte al momento derubrica il problema a puro fattore numerico: «Con tutte le richieste - obietta - dovremmo fare cento ministri». In realtà quello che passa come un rimpasto e che invece è un nuovo governo, muterebbe radicalmente lo scenario. C'è il Pd che deve riequilibrare la propria rappresentanza per dar spazio «all'area comunista», come la definiscono scherzando alcuni rappresentanti dem.

renzi zingaretti

 

 C'è Iv che si attende un altro ministero. Ma soprattutto ci sono i grillini: la nuova geografia all'interno dei Cinquestelle potrebbe ridurre la presenza dei contiani a Palazzo Chigi a vantaggio di esponenti vicini a Di Maio. Conte teme insomma di finire accerchiato e di veder smontato l'assetto di potere che si è costruito in questi mesi, mentre firmava le disposizioni dei Dpcm e rivolgeva «forti raccomandazioni» agli italiani per frenare la pandemia. D'altronde doveva immaginarsi una reazione, visto l'atteggiamento da «asso pigliatutto» che il Pd gli contesta sulle nomine ai servizi, sull'accentramento della gestione per il Recovery fund, sulla tutela che ha steso a suo vantaggio per i vertici Rai.

 

zingaretti di maio

E se Di Maio fa finta di non curarsene è perché i dem stanno facendo anche il suo gioco. Per resistere, al premier non resta che una carta: terrorizzare i suoi alleati, avvertendoli che il puzzle al quale si stanno applicando potrebbe saltare, e a quel punto dovrebbero subire «un governo tecnico». Il punto è che l'idea di fare a meno della politica, surrogandola con la gestione dell'emergenza, è un'idea ormai logora. La politica sta riprendendosi il suo spazio. E siccome «il primo quadrimestre del prossimo anno sarà terribile per il Paese - ha spiegato Renzi - basterebbe un solo passo falso e ci ritroveremmo comunque con un governo tecnico».

Ultimi Dagoreport

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)