elena fattori paola nugnes

ALLARME ROSSO PER IL GOVERNO: CON L’ADDIO DELLA GRILLINA PAOLA NUGNES AL SENATO LA MAGGIORANZA È APPESA A 3 VOTI - MA IL VANTAGGIO POTREBBE ASSOTTIGLIARSI ULTERIORMENTE, SE LA PROCEDURA DI ESPULSIONE NEI CONFRONTI DELLA SENATRICE M5S ELENA FATTORI DOVESSE COMPLETARSI…

Pasquale Napolitano per “il Giornale”

 

paola nugnes

Con l' addio di Paola Nugnes al M5S, la maggioranza perde un altro pezzo al Senato e si avvicina alla soglia di pericolo. Luigi di Maio trema e minaccia l' ex collega: «Oggi leggo che la senatrice Paola Nugnes vuole lasciare il Movimento 5 Selle anche perché reputa la legge che taglia 345 parlamentari, una legge anti democratica. Se si vuole tradire una promessa, bisognerebbe dimettersi non passare al misto». Ma la senatrice dissidente ribatte: «Altro che riduzione dei parlamentari la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l' acqua», commenta in un tweet.

 

In due interviste (la Verità e Il Manifesto) la Nugnes ha spiegato che «dopo un anno devo constatare che qualsiasi critica costruttiva è diventata impossibile. Ogni aspetto della vita del Movimento, dentro e fuori dal parlamento, è sottoposto alla volontà del capo politico e per questo, dopo più di dieci anni, lascio i 5 Stelle». Al netto del botta e risposta tra Nugnes e Di Maio, ora la maggioranza balla a Palazzo Madama.

 

elena fattori

Tant' è che il capo politico dei Cinque stelle prova a tranquillizzare i suoi, anticipando l' esito favorevole di due ricorsi in giunta per le elezioni: «I numeri per la maggioranza sono ben saldi, in giunta per le elezioni al senato stiamo per dare l' ok all' ingresso di due nuovi senatori: il seggio del Movimento in Sicilia mai assegnatoci e il seggio della Lega in Emilia Romagna a seguito della vittoria di un ricorso. Devo ringraziare i nostri parlamentari per il lavoro di questi mesi, soprattutto nelle ultime settimane hanno dato il massimo per convertire il dl Crescita, lo Sbloccantieri e si apprestano a votare il taglio del numero dei parlamentari».

 

In realtà, al Senato, la maggioranza si è sgretolata. Dopo l' addio della Nugnes il governo attualmente conta 164 parlamentari, ovvero tre voti sopra la maggioranza di 161: 58 per la Lega e 106 per il M5s. Vantaggio che potrebbe assottigliarsi ulteriormente, se la procedura di espulsione nei confronti della senatrice grillina Elena Fattori dovesse completarsi. E ieri la Fattori non ha nascosto l' insofferenza verso la linea politica dei Cinque stelle. A quel punto, la maggioranza gialloverde si reggerebbe su appena due voti di scarto. E con lo strappo, ormai definitivo tra Di Maio e un' ala del Movimento, il rischio di andare sotto è concreto.

nugnes

 

Altri due senatori, Vincenzo Presutto e Vilma Moronese starebbero ragionando in queste ore sull' ipotesi dell' addio al Movimento. Con l' uscita dei due senatori, il governo Conte non avrebbe più la maggioranza a Palazzo Madama. E dovrebbe sperare, come già accaduto sulla legittima difesa e caso Diciotti, nel soccorso di Fratelli d' Italia. E c' è da sottolineare inoltre, che la maggioranza ad oggi può reggersi anche grazie ai voti di due senatori espulsi dal Movimento per il caso dei mancati rimborsi: Maurizio Buccarella e Carlo Martelli.

 

elena fattori 1

Mentre la giunta per le elezioni (Di Maio non lo dice) potrebbe cambiare ancora la composizione del Senato: Forza Italia dovrebbe recuperare un senatore in Calabria, a discapito della Lega. Il riconteggio ha assegnato il seggio a Fulvia Caligiuri di Fi, togliendolo a Matteo Salvini (eletto in Calabria). Il ministro dell' Interno recupererebbe il seggio nel Lazio ai danni di Cinzia Bonfrisco. E anche Claudio Lotito dovrebbe entrare a Palazzo Madama. Ma sottraendo il seggio a un altro esponente azzurro eletto in Campania.

Ultimi Dagoreport

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA