ALTRO CHE GIUDICI COMUNISTI! LA ROVINA DI BERLUSCONI È IL SUO AVVOCATO, IL FALCOIDE GHEDINI - LA CONDANNA MEDIASET (E QUINDI LA CRISI DI GOVERNO) È TUTTA COLPA SUA

DAGOREPORT

I dispacci da Arcore raccontano che è stato l'avvocato-senatore Niccolò Ghedini a convincere Berlusconi a far esplodere il governicchio Letta, per giocare d'anticipo su un sicuro mandato di arresto pronto a partire appena l'ex premier si fosse trovato senza scudo parlamentare.

Quindi si deve all'avvocato padovano, recordman di assenze in parlamento, la possibile fine delle larghe intese. Ma quello che in pochi sanno, è che Ghedini ha effettivamente dato il colpo di grazia al governo Letta, ma lo ha fatto nel lontano 1 marzo 2010.

In quella data, lui e Longo chiedevano il legittimo impedimento per Berlusconi, impegnato in un Consiglio dei Ministri nonostante fosse nota da tempo la data dell'udienza del processo Mediaset. Il Tribunale di Milano, com'è noto, negò il legittimo impedimento, l'udienza si svolse, e il Banana fu condannato. Un anno dopo, gli stessi legali hanno presentato un ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato alla Corte Costituzionale, che è stato respinto lo scorso 19 giugno, aprendo la strada per la condanna definitiva in Cassazione pronunciata il 1 agosto.

Se i giudici costituzionali avessero riconosciuto il conflitto di attribuzione, oggi Berlusconi non sarebbe un pregiudicato, e il governicchio sarebbe ancora in piedi. Se i giudici costituzionali avessero riconosciuto il conflitto di attribuzione, le conseguenze (ripetizione della singola udienza, annullamento della sentenza di appello, o annullamento della sentenza di primo grado) avrebbero spostato in avanti il giudizio della Cassazione e portato alla sicura prescrizione del reato di frode fiscale per l'anno 2002.

Quella prescrizione evitata dalla "corsa" della Suprema Corte a emettere un verdetto entro settembre, che ha permesso di condannare l'ex premier a 4 anni di reclusione, invece che a una pena nettamente inferiore in caso di condanna per il solo anno 2003.

Insomma, se i giudici costituzionali avessero dato ragione al Banana, oggi staremmo parlando d'altro.

E qui viene il bello: nessuno ha letto in maniera con attenzione la sentenza numero 168 del 2013. Perché come conferma una fonte interna, la Consulta non avrebbe avuto alcun problema a dare ragione a Berlusconi. Il problema è stato l'errore, grossolano, compiuto da Ghedini e Longo. I legali di B., quando hanno sollevato il legittimo impedimento, non hanno proposto una data alternativa per l'udienza. Si sono dimenticati! E questo errore procedurale ha portato al rigetto del ricorso costituzionale.

Il Consiglio dei Ministri, infatti, "può indubbiamente costituire un'ipotesi di legittimo impedimento". Lo dice la stessa Corte al punto 4.2.1 del "considerato" in diritto.

Lo stesso Tribunale di Milano ha più volte concesso il legittimo impedimento in caso di Consiglio dei Ministri (anche se la data dell'udienza era stata concordata insieme) purché fosse indicata contestualmente la nuova data. I giudici milanesi sono stati sempre molto attenti a non creare scontri procedurali che potessero venire "rigirati" sul piano politico.

In due precedenti circostanze, citate dalla sentenza, lo stesso imputato aveva specificato che gli impegni in quelle occasioni dedotti quali impedimenti non erano rinviabili, oppure che la loro programmazione non era nella sua piena disponibilità.
16 novembre 2009. Berlusconi non si presenta perché è alla FAO, ma il segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri aveva indicato altre date utili. Il Tribunale ha quindi rinviato all'udienza del 18 gennaio 2010.

25 gennaio 2010. Berlusconi non si presenta perché in visita ufficiale presso lo Stato d'Israele. Il Segretario generale della Presidenza del Consiglio indica però la prima data utile nel 1 marzo 2010. Scrive la Corte: "Come avvenuto all'udienza del 16 novembre 2009, il Tribunale aveva rinviato alla prima data utile indicata dal Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri, vale a dire al 1° marzo 2010, procedendo contestualmente a cancellare tre udienze già calendarizzate per i giorni 1°, 8 e 22 febbraio 2010".

"Analoga osservanza del principio di leale collaborazione non è stata mostrata dal Presidente del Consiglio dei ministri con riguardo all'udienza del 1° marzo 2010. In questa circostanza, l'imputato, dopo aver egli stesso comunicato al Tribunale tale data, ha dedotto l'impedimento e, diversamente da quanto aveva fatto nelle precedenti occasioni, non si è attivato per la definizione di un nuovo calendario;" (punto 4.2.2.).

Ecco il punto chiave: se gli avvocati avessero indicato una qualsiasi data, e l'impedimento non gli fosse stato riconosciuto, Berlusconi avrebbe avuto ragione alla Consulta. Invece si sono dimenticati di fare la cosiddetta "allegazione" della nuova data, e si sono rovinati con le loro stesse mani. Il termine "allegazione" appare 15 volte nella sentenza, perché i giudici costituzionali, conferma la fonte, ci tenevano a ribadire che quello, e solo quello, era il punto fondamentale che ha impedito di dare ragione a B.

Si potrebbe obiettare: ma le date precedenti le aveva comunicate il segretario generale di Palazzo Chigi, che all'epoca era Manlio Strano, con un documento ufficiale. Vero, ma sono gli avvocati di Berlusconi che avrebbero dovuto chiamarlo e avvertirlo dell'udienza del 1 marzo, perché il segretario generale non è tenuto a conoscere il calendario processuale del premier.

In poche parole, se Ghedini e Longo avessero consegnato la fatidica "allegazione", la Cassazione non avrebbe potuto condannare Berlusconi. E le larghe intese sarebbero sopravvissute. Ora si capisce perché il povero Silvio abbia dovuto chiamare il mitologico Franco Coppi: il penalista più famoso d'Italia non permetterebbe mai la condanna di un suo cliente per una data dimenticata.

Anche nel caso più recente, il consiglio di Ghedini di mandare tutto a monte, potrebbe rivelarsi la scelta politica peggiore della ventennale carriera politica di Berlusconi. Perché quando anche Giovanardi e Scilipoti ti abbandonano, vuol dire che la nave è più a picco di quanto sembrasse

 

SENTENZA BERLUSCONI LARRIVO DI NICCOLO GHEDINI A PALAZZO GRAZIOLI Berlusconi e Ghedini fdccmr19 elio vito berlusconi ghedinila sala della corte costituzionaleLONGO E GHEDINI big ghedini longo FRANCO COPPI IN CASSAZIONE FOTO LAPRESSE Berlusconi arriva al tribunale di Milano con il medico Zangrillo Tribunale di MilanoPALAZZO DELLA CORTE COSTITUZIONALE

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?