conte 18

BOLGIA MONTECITORIO! CONTE INCASSA LA FIDUCIA ALLA CAMERA (CON 343 SI’) TRA FISCHI, URLA E CORI DA STADIO – IL PREMIER FA L’ELOGIO DI MITEZZA E SOBRIETA’ E DA DESTRA ACCUSANO: “SEI LI’ GRAZIE A QUELLI DEL ‘VAFFA DAY’" - A CHI GRIDA “ELEZIONI”, IL PREMIER REPLICA: “MA LA NOSTRA COSTITUZIONE ESISTE ANCORA O È STATA STRACCIATA?” – A MUSO DURO CONTRO I LEGHISTI: “VOI COERENTI ALLE VOSTRE CONVENIENZE ELETTORALI” - VIDEO

 

Gian Antonio Stella per corriere.it

 

governo conte m5s pd

«Deputato Vinci!» «Deputato Zoffili!» «Deputato Borghi per favore!» «Colleghi!» «Deputato Sasso!» «Deputato Trancassini!» «Deputato, la richiamo all’ordine!» «Deputata Morani!» «Deputato Invernizzi!» «Deputato Scalfarotto!» «Colleghi!». Potremmo andare avanti per ore. A un certo momento, tra le urla in piazza e le urla in Aula, pareva mancasse solo Nicola Bombacci che un secolo fa al congresso di Livorno, piombò pistola alla mano su un avversario gridando «Me a t’amazz!».

 

Forse, almeno nella fascia protetta, i minori si saranno salvati dallo spettacolo davvero sconveniente, a dire poco, andato in onda ieri da Montecitorio. Ma certo chi aveva qualche diffidenza nei confronti della cattiva politica (poi c’è senz’altro anche quella buona, ma ieri era in netta minoranza…) ha trovato la conferma di quale punto di degrado sia stato raggiunto da troppi parlamentari dell’una e dell’altra banda. Degrado politico, degrado assembleare, degrado umano.

morani

E meno male che all’esordio Giuseppe Conte aveva tirato in ballo un altro Giuseppe, Saragat, che alla seduta inaugurale dell’Assemblea costituente aveva ammonito «Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto umano» ricordando che «la democrazia non è soltanto un rapporto fra maggioranza e minoranza» ma anche «di rapporti fra uomo e uomo. Dove questi rapporti sono umani, la democrazia esiste; dove sono inumani, essa non è che la maschera di una nuova tirannide». Se è così, andiamo bene…

delmastro de carlo donzelli

 

Il presidente del Consiglio, par di capire, aveva fatto una scommessa: contrapporre alle urla della probabile baraonda in piazza della destra una relazione dai toni il più possibile garbati, soffici, sussurrati («Ma gli hanno abbassato il microfono?» «Deve avere un problema alle tonsille») con qualche spennellata di miele. Al punto che appena ha fatto cenno al suo proposito di fare dell’Italia «una vera e propria smart nation» c’era chi si dava di gomito: «Ha detto smart?» «Me pare d’ave’ capito smorta…».

 

Certo, tra tutti i punti elencati in un’ora e mezza buona di un programma ricchissimo, dalla precedenza agli asili nido dove «azzerare totalmente le rette per la frequenza» (voce fuori campo: «In Lombardia sono già azzerate») alla riduzione del numero dei parlamentari «nel primo calendario utile» ma «affiancata da un percorso volto a incrementare le garanzie costituzionali», da una maggiore attenzione per la disabilità fino «al rafforzamento delle regole europee per l’etichettatura e la tracciabilità degli alimenti», qualcosa ha dimenticato.

molinari

 

Vuoti di memoria non marginali. Mai le parole burocrati, burocrazia e burocratico. Mai sbarco, sbarchi o barconi. Mai porti, mai chiusura porti. Mai sovranismo o sovranisti. Mai costi o mai tagli. Come se si trattasse di temi da avvolgere in cartocci di parole più morbide: «Nel quadro delle riforme istituzionali è intenzione del governo completare il processo che possa condurre a un’autonomia differenziata, che abbiamo definito giusta e cooperativa. È un progetto di autonomia che deve salvaguardare il principio di coesione nazionale e di solidarietà…».

 

Da scolpire nel marmo la promessa più spericolata: «Io e tutti i miei ministri prendiamo il solenne impegno, oggi, davanti a voi, a curare le parole, ad adoperare un lessico più consono, più rispettoso». Fulminea la reazione dei banchi a destra: «Ma se ti hanno messo lì quelli del Vaffaday!».

conte

 

Fatto sta che più il premier tentava d’esser persuasivo, moderato, conciliante («Vogliamo volgerci alle spalle il frastuono dei proclami inutili, delle dichiarazioni bellicose e roboanti») più la piazza davanti alla Camera ribolliva di esasperazione, disprezzo e odio di quanti urlavano contro «lo scippo del voto». E mentre Daniela Santanchè girava fra i più arrabbiati («La porta di Montecitorio è chiusa, la piazza è piena, questa è la differenza fra chi sta chiuso nel palazzo e chi sta fuori!») raccogliendo consensi col suo stupefacente cappello da O.K. Corral bianco-rosso-verde e un gruppo di fascisti testimoniava la propria estraneità partitica facendo il saluto romano, Giorgia Meloni tuonava: «La cosa scandalosa è che questi qua sanno benissimo che stanno facendo una cosa che gli italiani non vogliono, e siccome sanno di non poter vincere le elezioni, le rubano». E pure lei: «È il nostro vaffa day al M5S».

 

conte di maio

Ma Salvini? Dov’è Salvini? Eccolo. Stanco ma bellicoso. Gli si fionda addosso una bionda vistosa: selfie! Una rossa: selfie! Un energumeno rapato: selfie! Lui sorride e si presta. Luca Morisi, il cervello della «Bestia» (il copyright è suo), lancia nel firmamento social un tweet guerresco: «Vita vera, Italia autentica contro l’Italietta del Pd asserragliata nei palazzi! #gosalvinigo». Lui, il Truce, ridacchia di Di Maio: «Passare nell’arco d’una settimana dal ministero del Lavoro al ministero degli Esteri, o sei un genio o... Però non giudico, vedremo i fatti. Io non ce l’avrei mai fatta». Ma se gli aveva offerto dieci giorni fa Palazzo Chigi! Roba vecchia. Passata.

 

Il democratico Michele Anzaldi, quello che si lagnava del Tg3 troppo poco renziano, denuncia un servizio del Tg2: «Il giornalista apre il servizio parlando di una protesta “contro il governo della poltrona, degli inciuci e dei potentati europei” come se fossero parole sue e non di Lega e Fdi. Questa è informazione?». I camerati di Forza Nuova, CasaPound e altri gruppi dell’estrema destra denunciano Facebook perché, uno dopo l’altro, avrebbe chiuso i loro siti perché pieni di odio. Coincidenza: proprio il giorno della manifestazione a Roma! Chissà da chi l’han saputo… «La polizia politica di Zuckerberg vuole impedire che ci sia opposizione al governo di estrema sinistra e Bruxelles!».

conte 5

 

Fatto è che l’odio che spacca l’Aula si rovescia in piazza e quello che sgorga nella piazza si rovescia in Aula. Allagando i banchi della destra («Vergogna! Vergogna! Vergogna!» «Poltrone! Poltrone! Poltrone!» «Elezioni! Elezioni! Elezioni!») per dilagare verso quelli grillini e sinistrorsi. «Il professor Di Maio…», maramaldeggia Francesco Lollobrigida di Fratelli d’Italia… «Ministro! Ministro Di Maio!», lo corregge in veste di presidente dell’assemblea Ettore Rosato. E l’altro, cerimonioso: «Il Ministro Professor Di Maio…»

 

conte 18

L’ultimo petardo però, che fa saltar la Santabarbara, lo getta nell’Aula già incandescente lo stesso Giuseppe Conte. Il quale, dopo esser stato tempestato di insulti («Venduto! Venduto!») rende a Salvini e ai suoi pan per focaccia, tirando in ballo il giuramento del governo gialloverde: «Mentre il M5s è stato coerente al proprio programma voi dimostrate di essere coerenti alle vostre convenienze elettorali. Avete sbagliato giuramento perché i ministri giurarono di tutelare l’interesse esclusivo della nazione, non del partito».

 

il governo conte bis 2

E ripartono i fuochi artificiali. Con Giorgia Meloni che spara a zero contro il premier chiedendogli «come può stare con Salvini e il giorno dopo con la Boldrini» e il leghista Riccardo Molinari che irride: «La prendevano in giro come un piccolo avvocato di provincia e ridevano del suo curriculum e improvvisamente, oplà, grazie all’Europa che diceva di voler cambiare, diventa uno statista europeo!». E via così. Fino a ora tarda. Quando termina finalmente la conta: 343 sì, 263 no. Fiducia approvata. Tregua. Almeno fino alla nuova disfida in Senato. Ma il difficile, probabilmente, comincia ora.

 

DANIELA SANTANCHE' ALLA MANIFESTAZIONE CONTRO IL CONTE BISDANIELA SANTANCHE' ALLA MANIFESTAZIONE CONTRO IL CONTE BIS

 

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...