massimo cacciari luigi di maio nicola zingaretti

CACCIARI AL MASSIMO: “IL GOVERNO È UN PATERACCHIO. PD E 5 STELLE AVREBBERO POTUTO FARE UNA CAMPAGNA ELETTORALE DURISSIMA CONTRO SALVINI CHE AVREBBE VINTO, MA NON STRAVINTO COME RISCHIA DI FARE ORA DOPO LE ELEZIONI IN EMILIA” - “IL PD È IN STATO CONFUSIONALE. I GIALLOROSSI DOVREBBERO PRENDERE ATTO DI NON RAPPRESENTARE LE TENDENZE DEL PAESE” - “L’UMBRIA? HANNO FATTO CAMPAGNA ELETTORALE CON IL RE DEL CACHEMIRE MENTRE SALVINI GIRAVA PER LE FABBRICHE. SI SONO MICA BEVUTI IL CERVELLO?”

 

 

Gianluca Veneziani per www.liberoquotidiano.it

 

massimo cacciari (2)

Risale esattamente a dieci anni fa l'annuncio della sua intenzione di abbandonare la politica attiva. Ma, da animale politico qual è, Massimo Cacciari non ha mai smesso di pensare la politica e di farla nel senso più alto del termine. E oggi, davanti allo spettacolo di un esecutivo precario e di un Pd in stato confusionale, non esclude un ritorno, come dice ai taccuini di Libero.

 

Professor Cacciari, il governo rischia di cadere se non trova una soluzione alla questione Ilva?

di maio ilva

«Non penso cadrà su quello. Se non si vuole fare propaganda, bisogna ammettere che le scelte del governo ereditano una catena di disastri nelle politiche industriali compiuti da 30 anni a questa parte. La vera sciagura è stata la dismissione dell'industria di Stato. Pertanto non si può gettare la croce addosso solo a quanti oggi sono l potere».

 

ALTOFORNO CREMATORIO - LA CRISI DELL'ILVA BY MANNELLI

Lei sarebbe favorevole a un intervento pubblico di Cassa Depositi e Prestiti e a una nazionalizzazione dell'Ilva per salvare l'occupazione dei lavoratori?

«Ma capisce la follia della cosa? Dopo che tutti, da destra a sinistra, hanno ideologizzato la privatizzazione dell'azienda e gridato "basta con l'industria di Stato", e dopo che questa privatizzazione è stata fatta a cazzo di cane, ora si chiede di riconsegnare l'Ilva a una gestione pubblica».

 

La manovra economica le piace?

MASSIMO CACCIARI

«È una manovrina che non cambierà assolutamente nulla nel bene e nel male. Il nostro Paese continua a far crescere ogni anno il proprio debito e non ci sono grandi margini di azione. Semmai il governo avrebbe dovuto rendersi conto del modo assurdo in cui è stato fatto il reddito di cittadinanza, recuperare soldi da lì e destinarli al taglio del cuneo fiscale».

 

JOKER INFILTRATO NELLA FOTO DI NARNI

A due mesi dalla nascita del Conte Bis che giudizio dà al governo?

«Penso non sia stata una scelta saggia farlo nascere. In tempi non sospetti ho sostenuto la necessità di una formula di intesa tra Pd e 5 Stelle, al governo come all'opposizione. Ma dipende dal modo in cui si sta insieme: lo si può fare in modo minimamente sensato sulla base di qualche compromesso e di una volontà politica chiara, oppure lo si può fare malissimo.

MASSIMO CACCIARI

 

In questa circostanza è venuto fuori un piccolo pateracchio, come sa bene Zingaretti che infatti all'inizio non voleva l'accordo. In generale credo sarebbe stato meglio sfidare Salvini in campo aperto. Era stato lui a volere le elezioni, e il Pd e i 5 Stelle avrebbero potuto convergere in una campagna elettorale durissima contro di lui, recuperando i voti persi alle Europee. In quel caso Salvini avrebbe vinto ma non stravinto, come invece rischia di fare ora, dopo le elezioni in Emilia Romagna».

Nicola Zingaretti Luigi Di Maio Giuseppe Conte

 

Se Pd e 5 Stelle perdono anche quella Regione, l'unica strada è il voto?

«Il Pd, che è già in stato confusionale, davanti a una sconfitta andrebbe in confusione totale e non potrebbe resistere al governo. I giallorossi dovrebbero allora prendere atto che il loro esecutivo è sempre meno rappresentativo delle tendenze del Paese».

 

Ma non sarebbe il caso di rinunciare anche ad alleanze locali tra dem e grillini visto il fallimento dell' esperimento umbro?

lucia borgonzoni matteo salvini

«In Umbria sono stati commessi errori inauditi dal punto di vista tattico. Ad esempio: si può essere così stupidi da credere che l'accordo Pd-5 Stelle possa funzionare in quella regione? Neppure lo Spirito Santo avrebbe potuto vincere.Hanno poi sbagliato a caricare quelle elezioni di un significato politico nazionale. E, ancor di più, a fare campagna elettorale col re del cachemire, mentre Salvini girava per le fabbriche. Ma io dico: si sono mica bevuti il cervello?».

MASSIMO CACCIARI

 

Lei ha invocato una rifondazione del Pd e sostenuto la necessità di «fare fuori tutti i vecchi capi bastone». Ce lo vede Zingaretti in versione Rottamatore, una sorta di Zinga-Renzi?

Zinga Renzi

«Credo che il Pd abbia bisogno di formare una classe dirigente nuova e competente, in cui ciascuno segua un settore specifico. E di diventare una struttura federale, attingendo le risorse migliori dagli amministratori locali e non più da un gruppo asserragliato a Roma che ricorre alla cooptazione per designare i candidati. Solo così smetterebbe di perdere nei collegi, come capita alla sinistra ormai da 15 anni».

GIANNI CUPERLO COME IAN CURTIS

 

Ma chi può avere la forza di attuare questo cambiamento?

«Nel Pd non vedo giganti. Zingaretti è un buon primus inter pares, una bravissima persona dotata di saggezza e capacità. Ma come principe assoluto non funzionerà mai, non è nel suo stile. Tutti gli altri non hanno il curriculum adeguato. Il più colto e apprezzato è Gianni Cuperlo, che tuttavia non ha voglia di lotta politica».

 

E Renzi in questo scenario che ruolo svolge?

MASSIMO CACCIARI E ZAMPARINI

«Cerca in tutti i modi di scongiurare le elezioni. D'altronde, cosa potrebbe mai fare con il 3 per cento? Il suo scopo è logorare il governo pian piano e dall'interno. E arrivare almeno all'elezione del presidente della Repubblica. Cosa sensata, a condizione che si scelga una persona dotata di lustro internazionale. Penso, ad esempio, a Mario Draghi».

I MEME SULLE REGIONALI IN UMBRIA - DI MAIO - CONTE - SALVINI

 

Ma non è che, sotto sotto, Cacciari quasi rimpiange il governo gialloverde?

«No, guardi, io provo un'insopportabilità estetico-fisica verso Salvini. Credo che tra me e lui ci sia una diversità antropologica».

 

E se invece chiedessero a lei di tornare in campo nelle file del Pd, cosa risponderebbe?

salvini conte

«Se vedessi che la situazione evolve nella direzione che le ho detto, quella di una rifondazione, mi metterei in gioco e darei volentieri una mano».

 

caduta del muro di berlino 3

A proposito di rifondazione, una parte della sinistra sembra ancora prigioniera del passato. In occasione dei 30 anni dalla caduta del muro di Berlino, nel governo c' è chi ha rifiutato di ammettere che quella nella Germania Est fu una «dittatura comunista». Perché è così difficile fare i conti con la storia?

achille occhetto foto di bacco

«Io non vedo nulla di male a riconoscere che quella fu una dittatura del comunismo. In generale credo che il miglior esercizio della ragione sia farla finita con tutti gli ismi. Gli ismi fanno di ogni erba un fascio, mentre la bellezza sta nella differenza, che è una delle maggiori ricchezze che abbiamo avuto in dono.

 

GIUSEPPE CONTE

Quanto al comunismo, è importante capire cosa intendiamo: un conto è quello sovietico, altra cosa è quello di Rosa Luxemburg o di Rossana Rossanda. Stalin non si può confondere con Marx. Come del resto esistono tanti fascismi diversi: ci fu il fascismo di Bottai e di Gentile e quello di chi stilò il manifesto della razza».

 

Per chiudere, da professore universitario che ha fatto politica, consiglierebbe a un altro accademico che si è messo in politica, cioè Giuseppe Conte, di lasciare tutto e tornare in università?

«No, che continui pure a fare politica. Con tutto il rispetto, non è stata una grande perdita per l'accademia».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...