MATTEO SALVINI DOPO L'INCONTRO CON MARIO DRAGHI
Marco Cremonesi per corriere.it
«Noi garantiamo un equilibrio tra il diritto alla salute e quello al lavoro. Se avessimo dato retta a Speranza e a quelli come lui, oggi saremmo ancora tutti chiusi in casa. A fare la fame». Matteo Salvini risponde al telefono pochi minuti dopo il (relativo) colpo di scena: la Lega — che aveva detto sì al green pass in Consiglio dei ministri e poi aveva ritirato tutti i suoi oltre 900 emendamenti — in Aula si è espressa a favore di quelli di Fratelli d’Italia. Partito che, diversamente dalla Lega, è all’opposizione.
Segretario, che storia è questa? È al governo o è all’opposizione?
«Noi abbiamo migliorato il green pass. E del resto, stavo ascoltando la discussione alla Camera e c’era una parlamentare di Forza Italia che sosteneva quello che sosteniamo noi…».
Salvini, non ci giri intorno… Dalla maggioranza, che è poi anche la sua, in tanti la accusano di tenere i piedi in due scarpe e la parola più ripetuta è «ambiguità».
«Ma quale ambiguità? I vaccini sono entrati in 40 milioni di case, e va benissimo. Il green pass anche va benissimo negli stadi, nei teatri e nelle manifestazioni pubbliche. Ma noi possiamo ancora avere la libertà di chiedere i tamponi gratuiti?».
Beh, nessuno ve lo ha vietato…
«Guardi un po’, venti minuti fa mi hanno comunicato che sono saltati fuori la bellezza di 50 milioni di euro destinati ai tamponi gratuiti. Il dubbio è che se io non alzassi un po’ la voce, i 50 milioni poi non salterebbero fuori».
Ma il premier Draghi sapeva delle vostre intenzioni?
«Tutti erano informati di tutto».
Questi vostri colpi di scena non rischiano di disorientare, assai più che i politici, i vostri elettori?
«Ma no. Poche ore fa stavo parlando con una mamma che ha tre figli, tre ragazzini che fanno sport: mi diceva che per coprire i figli con i tamponi, le servirebbero 600 euro al mese. È possibile? Noi abbiamo portato a casa l’estensione di validità del green pass da 9 a 12 mesi, abbiamo messo in sicurezza gli albergatori che rischiavano di perdere clienti a pranzo e cena, ora stiamo chiedendo che i ristoratori non siano ulteriormente penalizzati. Sono ben altre le cose difficili da capire».
MATTEO SALVINI IN SENATO APPLAUDE DRAGHI
Per esempio?
«Beh, leggo che il rave di Viterbo non sia stato così imprevisto. E che addirittura, i camper in arrivo sarebbero stati scortati dalle forze dell’ordine. Quello sì che non sarebbe facile da capire: polizia e carabinieri che non impediscono e anzi addirittura scortano una colonna di coloro che sono andati immergersi per qualche giorno in un fiume di alcol e droga. Su questo, noi presenteremo immediatamente un’interrogazione. E se fosse confermato, questo sì richiederebbe le dimissioni immediate del ministro dell’Interno. Un minuto dopo la conferma».
Insomma, non è un po’ strano ritirare i propri emendamenti per poi votare quelli dell’opposizione?
«Macché… Alla fine noi votiamo tre o quattro emendamenti. E abbiamo ritirato i nostri perché in caso contrario avrebbero messo la fiducia e non ci sarebbe stata una discussione che io invece credo importante».
Altre sorprese in vista?
«Domani (oggi) si vota ancora e se accoglieranno altre nostre istanze, pensiamo a temi come le disabilità e provvedimenti per le famiglie in difficoltà, noi andremo a dormire contenti di aver fatto il nostro lavoro».
Il Pd, e il suo segretario Enrico Letta, ritengono che la Lega sia «inaffidabile per il governo». Hanno torto?
«Il Pd è ormai il partito dell’ipocrisia. È da un anno che tengono in ostaggio il Parlamento con l’omofobia. E l’autore del provvedimento, Alessandro Zan, sul suo libro scrive come un guardone che ha visto un leghista baciare un altro uomo. Magari in Parlamento ci sono 20 leghisti gay, mai io non glielo chiedo prima di candidarli. E guardi a Siena…».
Parla della candidatura di Letta?
«Ma sì… Per senso estremo di responsabilità noi abbiamo chiesto a un nostro uomo validissimo, Claudio Durigon, di dimettersi per una frase. Una frase infelice, senza dubbio, ma una frase… Quando a Siena sono spariti miliardi per una gestione che è stata da sempre dello stesso colore, il segretario Letta si candida. Veda lei… Per questo i suoi insulti mi scivolano addosso. Io lavoro per aiutare famiglie e imprese, lui è quello della patrimoniale e della tassa di successione».
A volte pare che lei dissemini di mine la strada del governo. Per esempio, con l’auspicio del ritorno al nucleare.
«Io ho espresso la mia solidarietà al ministro Cingolani, minacciato di morte per le sue posizioni sul nucleare. Noi siamo il paese che importa più energia al mondo, e in unione europea ci sono 128 centrali. Noi siamo gli unici che non ne hanno, e quelli che pagano l’elettricità più cara. E dunque, proporremo in Parlamento un documento formale su questo tema. Il nucleare 2021 è energia pulita, sicura e green. Il costo del no però lo pagano famiglie e imprese».
Negli ultimi mesi lei ha avuto un’intensa attività estera, con appuntamenti con ambasciatori e diplomatici di ogni parte del mondo. Il ministro Di Maio non ha nulla da obiettare?
«Noi cerchiamo di essere d’aiuto. Sia con la cena all’ambasciata afghana con i diplomatici di 20 paesi, sia l’incontro con l’ambasciatore cinese, sia il rapporto con i 5 paesi del nord Africa. Le posso dire che Mario Draghi era al corrente di tutto. Il mio interlocutore è Draghi, non i singoli ministri. Oggi, il nostro obiettivo è che il G20 a guida Draghi serva».
GREEN PASS ESTESO
Monica Guerzoni per corriere.it
La rotta non cambia. Mario Draghi è stato chiaro e netto e non tornerà indietro, collaboratori e ministri lo descrivono «determinato» ad andare avanti sulla linea tracciata: green pass sempre più esteso e obbligo vaccinale all’orizzonte, anche se potrebbe non servire mai. Il numero di italiani immunizzati deve crescere ancora, per scongiurare altre limitazioni delle libertà personali. Però nelle ultime ore, complice la tempesta parlamentare che ha visto la Lega protagonista, a Palazzo Chigi la macchina che da giorni lavora all’estensione del green pass è sembrata rallentare la corsa.
matteo salvini e giorgia meloni a cernobbio
«Se c’è una frenata è dovuta alle ultime salvinate», è la deduzione di un esponente del governo, preoccupato perché la cabina di regia sul green pass, da più parti attesa per domani, rischia di slittare. Di conseguenza il Consiglio dei ministri potrebbe dedicarsi ad altri dossier. Non è una frenata, assicurano ai piani alti del governo. Eppure non è più scontato che il super certificato verde veda la luce entro la fine di questa settimana. «I problemi sono di natura tecnica — sdrammatizza un ministro — È un provvedimento molto complesso e non tutti i nodi sono sciolti».
È stata proprio la Lega a metà pomeriggio a far trapelare che non è in agenda alcuna cabina di regia ad hoc. Una breve nota, che nelle segreterie degli altri partiti di maggioranza è stata da alcuni interpretata come la prova di un «patto» tra Draghi e Salvini. C’è chi si è spinto a immaginare un vero e proprio scambio, con il capo della Lega che scende dalle barricate e accetta di ritirare i suoi emendamenti al primo decreto green pass e il premier che, dopo giorni di trattative, rinuncia a porre la questione di fiducia e cancella dall’orizzonte l’obbligo vaccinale. Invece no, a Palazzo Chigi bollano come «fantasiose» le ricostruzioni di questo tenore.
matteo salvini e giorgia meloni a cernobbio
Resta il fatto che Draghi sembra aver concesso tempo. La cabina di regia, che lo stesso Salvini aveva pubblicamente invocato, non è stata ancora convocata e gli addetti all’estensione del green pass al lavoro pubblico e privato negano di avere tra le mani un provvedimento bell’e pronto da portare sul tavolo del Cdm. Renato Brunetta da settimane prepara il terreno, l’approfondimento con i sindacati è stato avviato, Confindustria spinge, eppure nelle stanze della presidenza dicono che «il lavoro non è finito» e che per arrivare al decreto — ma potrebbe anche bastare un emendamento — c’è bisogno di ulteriori approfondimenti. «Non c’è intesa su niente», sintetizza un esponente del governo.
matteo salvini e giorgia meloni a cernobbio
Infastidito dalla fibrillazione politica da campagna elettorale, Draghi gioca a carte coperte. Un ministro si mostra spiazzato: «Quando si fa la cabina di regia? Come i cornuti, saremo gli ultimi a saperlo». Dietro le quinte però si lavora per sciogliere gli ultimi nodi e arrivare a quella che Draghi definisce «una estensione ragionata del green pass». L’atteggiamento della Lega ovviamente non gli fa piacere. Eppure il presidente, che non ha dimenticato i veti posti dal M5S sul tema giustizia, proprio non pensa che il sì a qualche emendamento di Fratelli d’Italia possa terremotare il suo governo.
giancarlo giorgetti e matteo salvini
Per lui il punto è il merito e nel merito l’impressione a Palazzo Chigi è che Salvini stia correggendo la rotta e per farlo ha bisogno di tempo. In effetti sul contrasto al Covid l’ex ministro dell’Interno ha contro mezzo partito, la maggioranza dei suoi elettori, i suoi stessi governatori, gli industriali del Nord... Anche così si spiega l’incertezza su Cdm e cabina di regia. Oggi Draghi farà il punto con i suoi e deciderà se far slittare tutto alla prossima settimana o andare incontro ai rigoristi come Speranza, che chiedono di far presto.
Il premier, che vuole continuare a muoversi senza forzare, con gradualismo e prudenza, potrebbe decidere di procedere per step. L’idea è partire dalla scuola, allargando il green pass ai lavoratori esterni delle mense e delle pulizie. Il certificato verde per la PA e per le imprese private arriverebbe in un secondo momento. Ieri Draghi ha visto il leader degli industriali Carlo Bonomi e ha dovuto deluderlo sul costo dei tamponi: non sarà a carico dello Stato, tranne che per le persone fragili. Oltre al prezzo dei test, che il ministro della Salute Roberto Speranza non vuole far scendere oltre, per non danneggiare la campagna vaccinale, c’è il problema che due milioni di lavoratori attivi over 50 non hanno ancora fatto la prima dose.
mario draghi in conferenza stampa MARIO DRAGHI E IL GREEN PASS BY OSHO