A CHE SERVONO I RUSSI QUANDO TI PUOI FARE I TROLL IN CASA - L'ESERCITO DEI TEENAGER INGAGGIATI DALLA CAMPAGNA TRUMP PER INONDARE I SOCIAL DI MESSAGGI INCENDIARI E SPESSO FALSI, MA CHE SERVONO A SOLLEVARE POLVERONI POLITICI IN VISTA DELLE ELEZIONI - CHARLIE KIRK, 26 ANNI, È CAPO DI TURNING POINT USA, UN' ASSOCIAZIONE DI GIOVANI ATTIVISTI REPUBBLICANI FONDATA OTTO ANNI FA DA UN ESPERTO DI MARKETING. E ORA SI È SPECIALIZZATA IN…

-

Condividi questo articolo


 

Massimo Gaggi per il Corriere della Sera

 

DONALD TRUMP CHARLIE KIRK DONALD TRUMP CHARLIE KIRK

Migliaia di messaggi tutti uguali, con un linguaggio incendiario, farcito di dati falsi o fuorvianti. Diffusi in rete per convincere specifici bacini di utenti digitali che il numero delle vittime del coronavirus in America è stato gonfiato ad arte, che il voto postale è una truffa (28 milioni di schede inviate per posta smarrite in 4 elezioni: falso secondo fonti ufficiali) e che Joe Biden è una marionetta nelle mani di una sinistra radicale che spinge l' America verso il socialismo.

 

Campagne fuorvianti gestite attraverso robot che si fingono utenti in carne ed ossa?

Di nuovo attacchi stranieri al sistema elettorale Usa come quelli lanciati nel 2016 dagli hacker della Internet Research Agency di San Pietroburgo, collegati ai servizi segreti russi? O il lavoro di «cani sciolti», come i ragazzi macedoni che allora trovarono il modo di fare soldi in rete demonizzando Hillary Clinton?

 

Forse nulla di tutto questo.

Tra l' altro da allora i social network hanno creato barriere elettroniche per evitare il ripetersi di attacchi dall' esterno. Nei giorni scorsi l' Fbi ha scoperto nuove trame russe, ma il governo ha minimizzato preferendo prendersela con Pechino anziché accusare Mosca. Comunque per ora non ci sono prove di un' offensiva massiccia.

 

In realtà da anni gli esperti avvertono che le tecniche di infiltrazione evolvono rapidamente. Così ora si scopre che la nuova fabbrica dei troll della disinformazione elettorale non è in Russia ma a Phoenix, in Arizona (Stato repubblicano che Trump teme di perdere), e che a gestirla non sono agenti stranieri, ma Charlie Kirk, 26 enne leader dei giovani conservatori: un attivista molto vicino a Trump che gli ha affidato l' intervento d' apertura della recente convention del partito repubblicano.

DONALD TRUMP CHARLIE KIRK DONALD TRUMP CHARLIE KIRK

 

Kirk è capo di Turning Point Usa, un' associazione di giovani attivisti repubblicani fondata otto anni fa da un esperto di marketing, Bill Montgomery, che aveva intuito il talento dialettico dell' allora 18enne Charlie. La campagna basata su migliaia di messaggi diffusi in tutta l' Arizona e apparentemente provenienti da persone fisiche è orchestrata da Turning Point Action, il braccio operativo dell' associazione che, per sfuggire ai filtri anti robot creati dalle reti sociali, ha reclutato una rete di ragazzi (molti anche minorenni), pagati per diffondere questi messaggi standard a migliaia di utenti.

 

Ad accorgersene non sono stati i big della rete ma un quotidiano, il Washington Post , che, avendo notato certe anomalie sul web, ha cominciato a chiamare i ragazzi, i genitori e la stessa associazione repubblicana, scoprendo la trama. Quando l' ha denunciata, Twitter, Facebook e Instagram hanno sospeso alcune decine di account e Twitter ha denunciato «manipolazioni della piattaforma».

 

Il meccanismo, insomma, è simile a quello dei troll, ma il ricorso a persone reali pagate per saturare la rete di messaggi ha consentito a questo attacco politico digitale di sfuggire alla sorveglianza delle reti sociali. Scoperta, l' organizzazione dei giovani repubblicani si è difesa sostenendo che quello denunciato dalla stampa è solo un caso di «genuino attivismo politico di giovani che esistono».

CHARLIE KIRK CHARLIE KIRK

E che sono anche un po' spregiudicati: continuano a minimizzare i rischi della pandemia anche se il loro fondatore, Montgomery, è stato ucciso a fine luglio proprio dal coronavirus.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…