CHE TAV-EVO DETTO? I VERTICI DEL M5S CONDANNANO GLI SCONTRI VIOLENTI IN VALSUSA E TAGLIANO I PONTI CON IL MOVIMENTO NO TAV - SALVINI METTE PRESSIONE SUGLI ALLEATI GRILLINI: “NESSUNA TOLLERANZA PER I CRIMINALI. BASTA AMBIGUITÀ” – INTANTO APPENDINO RISCHIA: VENGONO GIÀ MESSE IN CONTO 4 O 5 POSSIBILI DEFEZIONI NELLA MAGGIORANZA DELLA SINDACA DI TORINO

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Federico Capurso per “la Stampa”

no tav no tav

 

Il tempo della battaglia politica contro la Tav sta volgendo al termine e Luigi Di Maio ha ormai preso atto di non avere al suo fianco alleati. Né sul fronte esterno, con i francesi mai davvero disponibili ad accantonare il progetto, né sul fronte interno, dove sia gli alleati della Lega che i partiti di opposizione spingono per far proseguire i lavori.

 

Ecco perché gli scontri violenti in Valsusa vengono da una parte condannati fermamente dai vertici del Movimento, ma dall' altra vengono visti da quegli stessi vertici come l' ultima occasione utile per tagliare definitivamente i ponti con il movimento No Tav. L' ultima possibilità per abbandonare il campo di una battaglia già persa. Di Maio recide così una delle radici più antiche del Movimento. Ormai - come si ripete spesso nel quartier generale grillino - la Torino-Lione è solo «una grana, capace di far perdere il 5 per cento dei consensi ogni volta che si dice in pubblico "No-Tav"».

 

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Gli scontri tra manifestanti e polizia a Chiomonte erano prevedibili. La Valsusa, d' altronde, ribolle senza sosta da alcune settimane. Un' agitazione che cresce mano a mano che si avvicina la data del 26 luglio, entro la quale il governo italiano dovrà prendere una decisione politica sul Tav e dare una risposta all' Europa. Gli uomini del Movimento hanno provato a mediare con i gruppi No-Tav attraverso uno dei loro leader storici, Alberto Perino, ma le rassicurazioni offerte si sono fatte di giorno in giorno più blande, meno convincenti, fino a non poter più essere un freno alla rabbia degli attivisti. Di Maio, però, preferisce tenere le distanze dal dossier Tav.

 

Alla notizia degli attacchi contro le forze dell' ordine, il leader resta in silenzio. L' unico a intervenire nel Movimento è il capogruppo alla Camera Francesco D' Uva, schierandosi con la polizia.

 

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Ci mette la faccia, invece, Matteo Salvini, deciso a far sentire il suo peso sulla partita: «Chi attacca la polizia e il cantiere della Tav in Valsusa, attacca tutta l' Italia. Le divise sono il simbolo di chi difende la sicurezza dei cittadini perbene; l' Alta Velocità è l' emblema di un Paese che vuole andare avanti e non indietro». Poi, mette pressione sugli alleati grillini: «Nessuna tolleranza per i criminali. Basta ambiguità: ora controlli a tappeto, arresti e - sottolinea - accelerazione dei lavori».

 

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Verso la vittoria La Lega sa di essere a un passo dalla vittoria nella partita più importante, quella sul tunnel di base di Chiomonte. Il «buco nella montagna», per dirla con il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, che unirà il tratto di ferrovia francese a quello italiano. I Cinque stelle hanno provato fino all' ultimo a cercare una sponda con Parigi per rimettere in discussione l' opera, ma le risposte ricevute anche in questi giorni non hanno aperto spiragli. Il governo Macron ha invece varato la nuova «Legge di orientamento delle mobilità», che inserisce la Torino-Lione all' interno della strategia nazionale sui trasporti.

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Mentre l' Unione europea ha dato disponibilità ad aumentare la percentuale di finanziamenti dell' opera. Tutti segnali negativi per il Movimento, che cosciente dell' imminente sconfitta ha iniziato a ripiegare, da alcuni giorni, su un obiettivo secondario: un' ampia revisione del progetto, accorciando i chilometri, tra gallerie e snodi ferroviari da cancellare, ma mantenendo il tunnel di base.

 

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Il tradimento delle vecchie battaglie No Tav provocherà un piccolo terremoto nel M5S. Vengono già messe in conto 4 o 5 possibili defezioni nella maggioranza di Chiara Appendino e altri addii scontati in regione Piemonte. In Parlamento, invece, al di là della posizione critica che esprimeranno i più ortodossi, solo il senatore Alberto Airola sembra essere pronto a uscire. Di No-Tav, a Roma, non ce ne sono quasi più.

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