roberto cingolani gas

CINGOLANI A TUTTO GAS - IL MINISTRO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA LANCIA L’ENNESIMO ALLARME ENERGIA E PROPONE DI UTILIZZARE I NOSTRI GIACIMENTI A PARTIRE DAL 2022 - L’ITALIA CONSUMA 73 MILIARDI DI METRI CUBI DI GAS ALL’ANNO, DI CUI 72 SONO IMPORTATI. MA CE NE SAREBBERO ALMENO 30 FACILMENTE ESTRAIBILI - SPERIAMO CHE QUESTA VOLTA NON SIA UNA FAKE NEWS, COME QUELLA DEI SOCIAL CHE INQUINANO

1 - CINGOLANI: «DOVREMMO USARE I NOSTRI GIACIMENTI PER CONTENERE I RINCARI»

Roberta Amoruso per “il Messaggero”

ROBERTO cingolani

 

Oltre 8,5 miliardi per coprire solo in parte gli effetti sulle bollette di luce e gas di 9 mesi di aumenti folli dei prezzi del gas non sono pochi. Eppure l'ultima tranche da 3,8 miliardi decisa dal governo non eviterà un aumento medio sulla bolletta della luce di quasi il 30% all'inizio dell'anno prossimo.

 

Qualcosa in meno toccherà alla bolletta del gas. Del resto secondo le previsioni dell'Arera e di Terna su base annua la spesa di famiglie e imprese sta di fatto aumentando di oltre 40 miliardi.

 

CARO BOLLETTE GAS

Qualcosa di insopportabile a lungo termine. Ecco perché il governo, ha annunciato ieri il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sta pensando a come utilizzare il gas di casa a partire dal 2022 in modo da intervenire in maniera strutturata sul tema.

 

LE VERIFICHE IN CORSO

A lanciare l'ennesimo allarme energia ieri prima del Consiglio dei ministri che ha approvato l'ennesimo intervento tampone, è stato lo stesso ministro durante un'audizione alle Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato.

 

roberto cingolani a cernobbio

«Secondo l'Acer (l'Agenzia europea per la cooperazione tra i regolatori dell'energia) non è chiaro se questo aumento del prezzo del gas sia contingente, e che possa rientrare con l'apertura del North Stream 2. Può andare avanti anche fino al 2023. A quel punto la mitigazione delle bollette fatta finora non sarebbe più possibile, e servirebbero interventi strutturali».

 

Per il ministro «la crisi dei prezzi interessa tutti i Paesi. Ma sul caro energia pesano le specificità nazionali, le capacità di adattamento dei singoli. «Noi siamo più deboli per il nostro mix energetico, dove il gas ha un ruolo significativo. Importando il 93% del gas e il 10% dell'elettricità, non abbiamo la capacità di adattarci allo sbalzo dei prezzi.

 

meme su greta thunberg e roberto cingolani

Paghiamo l'elettricità fino a 270 euro al megawattora. Altrove in Europa la pagano 130 euro, per effetto di un mix energetico diverso», ha spiegato. Il riferimento evidentemente è alla Francia che ha il nucleare o alla Germania che ha oltre 40 impianti a carbone, oltre ad avere imprese che sopportano costi energetici ben diversi.

 

L'Italia consuma infatti 73 miliardi di metri cubi di gas all'anno e nel 2019 ne ha importati 72 miliardi, un po' meno nel 2020.

 

Eppure, secondo le stime degli economisti, potrebbe utilizzare i 3 miliardi di metri cubi già disponibili nel Paese. Senza contare le potenzialità dei giacimenti di gas raggiungibili. Si tratta di oltre 30 miliardi di metri cubi facilmente estraibili, quasi la metà del fabbisogno del Paese.

 

gasdotto

È come essere seduti su una miniera d'oro da quasi 40 miliardi di euro se si considera il prezzo segnato ieri da un metro cubo di gas sul mercato spot in Europa. E allora la soluzione di domani non può essere soltanto nelle fonti green. «L'aumento importante delle rinnovabili ci consentirà di liberarci dalla schiavitù del gas, o comunque di essere più autonomi», ha chiarito Cingolani, ma questo «non avviene in pochi anni». Nel frattempo «dobbiamo vivere e sostenere l'economia».

 

trivelle

E allora il governo sta valutando come utilizzare le riserve di gas italiane subito disponibili. Secondo alcune stime si potrebbe ottenere un risparmio in bolletta di almeno il 20%. «Si sta verificando come aumentare la quota di produzione nazionale» del gas, ha detto dunque Cingolani, «in modo da ridurne l'importazione, ovviamente a parità di fabbisogno e quindi senza che questo comporti un rallentamento del percorso di decarbonizzazione», ha precisato ancora.

 

bollette luce gas

Attenzione, però, «l'opzione non è trivellare di più, ma almeno cominciare a utilizzare al massimo i giacimenti che già ci sono e sono stati chiusi e che in tempi relativamente brevi, nell'ordine di un anno o qualcosa in più, possono essere rimessi in funzione».

 

Così si metterebbe in moto un processo virtuoso capace di evitare lo choc per famiglie e imprese.

 

Secondo uno studio di Assoutenti elaborato per Il Messaggero, nel 2022 la spesa di luce e gas salirà di 1.110 euro a famiglia (+77% sul 2019). Il conto per una famiglia di 3 persone può arrivare a 2.558 euro, di cui 1.1516 per il gas. Per le imprese il picco può arrivare al 200%.

GASDOTTO

 

Nel frattempo, la proposta di Assoutenti è di mettere sul tavolo altri 4 miliardi e rateizzare il resto del debito energetico anche delle famiglie. E farlo in almeno un paio d'anni.

 

2 - CINGOLANI SBAGLIA ANCORA SUL PESO DEL DIGITALE NELLE EMISSIONI DI CO2

Da www.pagellapolitica.it

 

MINORENNI E SOCIAL NETWORK

Il 13 dicembre, durante un incontro in videostreaming con alcune scuole, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha ripetuto per due volte che a livello mondiale il 4 per cento delle emissioni di Co2 viene dall’«intero comparto digitale», di cui una «buona metà» dall’uso «smodato» dei social network. In più, secondo il ministro, un’email con un peso di un megabyte produrrebbe la stessa quantità di Co2 emessa da una «lampadina da 600 watt accesa per 33 minuti».

 

Come abbiamo spiegato più estesamente in un fact-checking per Green&Blue – il verticale di Repubblica dedicato all’ambiente – i dati citati da Cingolani sono poco affidabili. E non è la prima volta che il ministro incappa in uno scivolone simile.

 

bollette luce gas 4

Gli errori nella dichiarazione di Cingolani sono almeno due. Innanzitutto, la fonte della stima del «4 per cento» è un report del 2019 di un centro studi francese, che ha cercato di quantificare l’impatto delle tecnologie digitali, considerando le reti di telecomunicazioni, i data center con i server, i terminali (tra cui i computer, gli smartphone e le televisioni) e i sensori dell’internet of things, con cui oggetti di uso quotidiano possono essere collegati alla rete. Questa stima va presa con molta cautela: non proviene da una pubblicazione scientifica ed è stata ridimensionata da diversi esperti e altri studi. Da nessuna parte poi viene detto che una «buona metà» di questo «4 per cento» di emissioni verrebbe dall’uso dei social.

 

roberto cingolani

In secondo luogo, anche il confronto tra l’email e la lampadina non poggia su basi solide. La fonte sembra essere una dichiarazione del 2018 di un’informatica francese, ma non sono chiari i conti e le assunzioni alla base del calcolo. Da tempo circolano stime simili a quelle citate dal ministro, che sembrano però essere datate e parecchio spannometriche.

 

In conclusione, Cingolani si merita di nuovo un “Pinocchio andante”.

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