renzi boschi lotti

LA COLPA DEL FLOP DI ITALIA VIVA? SECONDO RENZI E’ DEI MAGISTRATI - L' EX CAPO DEL GOVERNO, INDAGATO CON LOTTI E BOSCHI, HA INCOLPATO I PM DI FIRENZE DI AVER SOFFOCATO NELLA CULLA IL SUO PARTITO - DIECI ANNI FA QUANDO RENZI AVVIÒ LA SUA ASCESA, LOTTI E LA BOSCHI ERANO I SUOI "SCUDIERI", UNITI IN UN TEAM CHE SI È VIA VIA SFALDATO. ORA I TRE PRESENTERANNO UN'UNICA VERSIONE DEI FATTI O DIFFERENZIERANNO LE POSIZIONI? – BOCCHE CUCITE NELLA MAGGIORANZA SULL’INCHIESTA. SOLO CALENDA COMMENTA, IN MODO GOFFO, LA NOTIZIA…

Fabio Martini per la Stampa

 

renzi boschi lotti

Matteo Renzi, Luca Lotti e Maria Elena Boschi - i tre ex ragazzi della provincia toscana che dieci anni fa iniziarono la loro scalata alla politica nazionale - il 24 novembre dovranno comparire tutti assieme (ma accompagnati da avvocati diversi) davanti alla Procura di Firenze come indagati in un' indagine per il reato di finanziamento illecito ai partiti, del quale avrebbe goduto la Fondazione Open, emanazione diretta dell' ex Presidente del Consiglio. Il totale della cifra contestata è corposo: oltre 7 milioni di euro, spalmati su 6 anni.

boschi carrai renzi lotti

 

La notizia è stata commentata da Matteo Renzi con accenti "berlusconiani": «Ci sono magistrati, pochi fortunatamente, a cui la ribalta mediatica piace più del giudizio di merito, e perciò seguono la viralità sui social più che le sentenze della Corte di Cassazione», come quella che di recente ha annullato un atto dell' inchiesta.

lotti renzi

Sostiene Renzi: «Da quei pm di Firenze che hanno svegliato con 300 finanzieri gli sponsor della fondazione Open mi sarei aspettato una lettera di scuse» e non «un assurdo giuridico».

 

L' ex capo del governo ha incolpato i magistrati di aver soffocato nella culla la sua Italia Viva: «Un anno stavamo puntando al 10% nei sondaggi e avevamo centinaia di migliaia di euro di finanziamento, poi un pm manda 300 finanzieri a casa di 50 persone per bene per chiedere se hanno contribuito alla Leopolda o alla fondazione Open.

 

Quella vicenda ci ha causato un danno pazzesco: i sondaggi hanno cessato di crescere, i finanziamenti di arrivare».

 

Renzi alla Leopolda

Un piglio molto aggressivo, quello di Renzi che si alimenta di una serie di vicende giudiziarie che hanno visto coinvolta anche la sua famiglia e che sinora hanno seguito lo stesso iter: accuse iniziali poi sgonfiate.

 

Ma parole comunque impegnative, espresse da Renzi, aprendo l' assemblea nazionale di Italia Viva, durante la quale l' ex presidente del Consiglio ha spiegato una volta ancora che «Italia Viva è pronta a sottoscrivere «un vero e proprio contratto di programma alla tedesca».

 

MATTEO RENZI LUCA LOTTI

Ma ora sul futuro di Italia Viva incombe una vicenda giudiziaria per un reato che non rientra tra quelli che suscitano allarme sociale, ma che presenta qualche incognita per una ragione che esula dalla fondatezza dell' inchiesta: dieci anni fa quando Renzi avviò la sua ascesa, Luca Lotti e Maria Elena Boschi erano i suoi "scudieri", uniti in un team che si è via via sfaldato. Non tanto per i ruoli diversi (Boschi aveva assunto il ruolo di frontwoman, Lotti quello di shadow-man, uomo ombra) ma per un accumularsi di dissapori, diventati plateali quando Renzi ha lasciato il Pd, mentre Lotti ci è restato, in silenzioso dissenso dal suo ex capo.

 

Ma tra Renzi e Lotti, già da tempo, si è consumato un divorzio, culminato in occasione delle elezioni regionali in Toscana: Italia Viva ha eletto soltanto due consiglieri regionali mentre fanno riferimento a Lotti ben 8 "parlamentari" toscani.

 

L' inchiesta è chiamata a chiarire se e come sia stata aggirata la normativa sul finanziamento ai partiti a favore della «corrente renziana del Pd» e come si possano giustificare le spese realizzate da singoli con i fondi della Fondazione Open.

LUCA LOTTI MATTEO RENZI

 

I tre presenteranno un' unica versione dei fatti o differenzieranno le posizioni? Il primo segnale è eloquente: pur in presenza di un reato in concorso, i tre hanno preferito nominare avvocati diversi, che sono tre principi del foro: Matteo Renzi sarà difeso da Gian Domenico Caiazza, presidente dell' Unione delle Camere penale; Maria Elena Boschi da Paola Severino, mentre Luca Lotti sarà difeso da Franco Coppi. Se la vicenda dovesse aggrovigliarsi a quel punto potrebbe svilupparsi un dibattimento tra "giganti", potenziali lezioni per studenti di Giurisprudenza.

 

BOCCHE CUCITE NELLA MAGGIORANZA NESSUNO COMMENTA L'INCHIESTA

Carlo Tarallo per la Verità

 

renzi calenda

«Sono vicino a Matteo Renzi. Rispetto per la magistratura ma in questi anni abbiamo visto troppe indagini finite in nulla che lo hanno riguardato»: Carlo Calenda, leader di Azione, è l'unico esponente politico che commenta la notizia dell'inchiesta che vede indagati a Firenze tra gli altri Matteo Renzi ed Maria Elena Boschi (peraltro in modo capzioso: il Bullo è indagato per la prima volta: quali sarebbero le altre indagini «finite nel nulla»?) .

 

Unico e solo: da Pd, M5s e Leu, neanche una parola. Renzi in questo momento è colui il quale tiene in piedi il governo guidato da Giuseppi Conte, dopo essere stato il principale artefice della sua nascita. Dunque, silenzio assoluto da parte degli alleati di governo.

 

Un autobavaglio, quello sull'inchiesta fiorentina, che sorprende soprattutto per quel che riguarda il M5s. I grillini, lo sappiamo tutti, hanno nel loro Dna la cultura iper-giustizialista. Sono stati dal primo istante della loro apparizione sulla scena politica italiana, i primi a intervenire in maniera durissima ogni volta che un protagonista politico è stato coinvolto in una inchiesta giudiziaria.

 

Non hanno mai risparmiato attacchi violentissimi, attraverso i social, le tv, i comunicati stampa, a chiunque finisse anche solo sfiorato dalle indagini della magistratura. Oggi, di fronte a una inchiesta che riguarda Renzi e il giglio magico, tacciono.

 

renzi

Una conversione al garantismo? Assolutamente no: trattasi piuttosto di mero opportunismo, di ipocrita doppiopesismo: visto che l'inchiesta riguarda un loro alleato di governo, i grillini si mettono il bavaglio e aspettano che le acque si plachino. Renzi è oltretutto un alleato difficile da gestire, già in situazioni «normali»: figuriamoci cosa accadrebbe se qualche pentastellato si lasciasse andare a dichiarazioni urticanti nei suoi confronti.

 

maria elena boschi matteo renzi

Abbiamo aspettato per l'intera giornata che dalle parti del M5s arrivasse un comunicato, una dichiarazione, un post su Facebook, un tweet, un segnale dell'esistenza in vita dei pentastellati in relazione all'inchiesta che vede coinvolti Renzi e la Boschi: nulla di nulla, neanche un «si faccia chiarezza» d'ordinanza. Parola d'ordine: far finta di niente. Dal Pd? Neanche a dirlo, zero commenti. Zero dichiarazioni. Zero valutazioni.

 

maria elena boschi matteo renzi

Dal Nazareno nessuno si è neanche sognato di dire qualcosa in relazione a questa inchiesta, ma, va sottolineato, nemmeno sono arrivate parole di solidarietà. Renzi indagato, Renzi ignorato: eppure, quando a finire sotto inchiesta sono protagonisti politici del centrodestra, i dem non si lasciano certo imbavagliare, e vanno regolarmente all'attacco degli avversari politici, seppure in maniera più sfumata e politicamente corretta rispetto agli alleati a cinque stelle. Ieri, però, nulla di nulla: silenzio totale sull'inchiesta di Firenze.

cena dei renziani boschi

 

Questa è l'Italia ai tempi del governo giallorosso: anche i commenti alle inchieste vengono autocensurati dai protagonisti delle forze dei maggioranza quando si rischia di far saltare tutto. Il trionfo dell'ipocrisia, la non reazione degli alleati di governo alla notizia dell'inchiesta su Renzi.

 

Il ledaer di Italia viva sembra ormai dominare, dal punto di vista psicologico, gli alleati, pur essendo in termini numerici l'ultima ruota del carro parlamentare della coalizione giallorossa. Renzi viene considerato uno pronto a tutto, capace di far saltare il banco per un punto percentuale in più nei sondaggi, una mina vagante sul percorso che dovrebbe portare, nelle speranze dei parlamentari, il governo Conte a durare fino alla fine della legislatura. Nessuno tocchi il fiorentino: il motto di Pd e M5s.

Lotti Renzi

 

MARIA ELENA BOSCHI E MATTEO RENZIcena dei renziani boschi

Ultimi Dagoreport

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)