riunione di joe biden con i militari usa

COMANDANTE IN CAPO O INCAPACE? - BIDEN SBUGIARDATO DAI SUOI STESSI MILITARI SULL'INCASINATO RITIRO DALL'AFGHANISTAN: A "SLEEPY JOE" ERA STATO CONSIGLIATO, SENZA SUCCESSO, DI MANTENERE 2.500-3.500 SOLDATI NEL PAESE - IL CAPO DI STATO MAGGIORE CONGIUNTO MARK MILLEY, CHE SARÀ ASCOLTATO ANCHE OGGI, IN AUDIZIONE AL CONGRESSO "SALVA" TRUMP SMENTENDO LA RICOSTRUZIONE GIORNALISTICA SECONDO CUI LIMITÒ L'ACCESSO DI DONALD ALLE ARMI NUCLEARI PER RASSICURARE I CINESI...

Valeria Robecco per “il Giornale

 

milley

«In nessun momento ho tentato di usurpare l'autorità o inserirmi nella catena di comando». Il capo di stato maggiore congiunto Mark Milley smentisce al Congresso le rivelazioni dell'ultimo libro di Bob Woodward Peril («Pericolo»), secondo cui il generale limitò l'accesso di Donald Trump alle armi nucleari e telefonò due volte all'omologo cinese per rassicurarlo che gli Usa non stavano preparando alcuna guerra contro Pechino.

 

UDIENZA AL CONGRESSO

Per la prima volta dal caotico ritiro americano dall'Afghanistan i vertici militari Usa sono stati messi sotto torchio dalla Commissione Forze armate del Senato, e durante l'audizione si è parlato anche dell'ex presidente e dei suoi ultimi suoi mesi alla Casa Bianca. In particolare, del comportamento tenuto da Milley descritto dal giornalista due volte premio Pulitzer che insieme a Carl Bernstein rivelò i retroscena del Watergate.

 

trump milley

«Sono certo che Trump non avesse l'intenzione di attaccare i cinesi ed era mia responsabilità diretta, a nome del Segretario alla Difesa, fare conoscere gli ordini e le intenzioni del presidente» ha detto al Senato il generale, smentendo di aver dubitato dello stato mentale del tycoon.

 

«Non sono qualificato» a determinare la sua salute mentale, ha proseguito rispondendo ad una domanda sulle rivelazioni di Woodward: «Il mio compito è di dare un parere e di assicurarmi che il comandante in capo sia sempre pienamente informato».

 

IL GENERALE MARK MILLEY

Milley ha raccontato che la speaker della Camera Nancy Pelosi lo chiamò l'8 gennaio, due giorni dopo l'assalto al Congresso da parte dei sostenitori di The Donald, per chiedergli delle capacità di Trump di lanciare un attacco nucleare.

 

«Cercai di rassicurarla che un lancio nucleare è governato da un processo molto specifico - ha sottolineato - Era preoccupata e fece vari commenti personali su di lui. Io le dissi che il presidente è l'unica autorità con il potere di lanciare un attacco nucleare, ma che non può farlo da solo. Ci sono protocolli e procedure e non c'è alcuna possibilità di un lancio accidentale o non autorizzato».

 

trump milley 17

Quindi, il generale ha rivendicato la sua «totale lealtà» alla Costituzione degli Stati Uniti e la legittimità delle sue due telefonate all'omologo di Pechino Li Zuocheng per rassicurarlo contro azioni militari ostili negli ultimi mesi della presidenza Trump.

 

«Ho comunicato regolarmente con la mia controparte cinese» ha spiegato, ricordando che alle sue chiamate assistettero dalle otto alle undici persone e che il «suo lavoro era ridurre l'escalation».

 

MARK MILLEY

In seguito a una telefonata dell'8 gennaio con il collega del Dragone, inoltre, ha assicurato di aver informato l'allora segretario di stato Mike Pompeo, il capo di gabinetto della Casa Bianca Mark Meadows, e il segretario della Difesa ad interim Christopher Miller.

 

Sul ritiro dall'Afghanistan, invece, Milley e il capo del comando centrale Usa Kenneth McKenzie hanno contraddetto Joe Biden, affermando di avergli consigliato, senza successo, di mantenere 2.500-3.500 soldati nel Paese per garantire la stabilità del governo e dell'esercito.

 

RIUNIONE DI JOE BIDEN CON I MILITARI USA

Il presidente, al contrario, ha sostenuto di non aver mai ricevuto alcun suggerimento in questo senso dai suoi consiglieri militari.

 

Peraltro, davanti alla commissione del Senato, il capo di Stato maggiore congiunto ha anche messo in guardia sul rischio terrorismo: «Un'Al Qaida riorganizzata o un Isis con aspirazioni ad attaccare gli Usa è una possibilità molto reale che potrebbe presentarsi nei prossimi 12-36 mesi».

 

trump milley 27milleydonald trump MARK MILLEYMARK MILLEY Il generale Mark Milleytrump milley 19

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…