COME TI CURO LA CURIA DEI VELENI - RATZINGER NOMINA SEI NUOVI CARDINALI, TUTTI PROVENIENTI DA ASIA, AFRICA E AMERICA LATINA - UNA SCELTA CHE SUONA COME UNA FRECCIATA TERRIBILE ALLA CURIA E AI PRELATI EUROPEI E AI LORO INTRIGHI – LA VERA SORPRESA è LA NOMINA DI JAMES HARVEY, PREFETTO DELLA CASA PONTIFICIA NONCHÉ SPONSOR DEL CORVO GABRIELE (CHE IL PAPA L’ABBIA PROMOSSO PER TOGLIERSELO DI TORNO?)...

Giacomo Galeazzi per "La Stampa.it"

Mai nessun Papa aveva indetto un concistoro senza italiani né europei e lasciato fuori il prefetto dell'ex Sant'Uffizio. In risposta a Vatileaks, Benedetto XVI internazionalizza il sacro collegio e volta pagina rispetto alla fosca stagione degli scandali in Curia. Un colpo a sorpresa per bilanciare le ultime due creazioni cardinalizie che squilibravano l'eventuale conclave a favore di italiani e curiali. I nuovi principi della Chiesa sono a diverso titolo rappresentativi della Chiesa «global» e partecipano fino a domenica al Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione.

Il patriarca di Antiochia dei maroniti, il libanese Boutros Rai, 72 anni, a settembre ha accolto Ratzinger a Beirut e interviene spesso sulla crisi siriana e le sue ripercussioni sull'intero Medio Oriente. L'arcivescovo di Trivandrum dei siromalabaresi, l'indiano Baselios Cleemis Thottunkal con i suoi 53 anni è il più giovane porporato e guida una delle più antiche roccaforti del cristianesimo. Il battagliero arcivescovo di Abuja, città martire del terrorismo religioso, il nigeriano John Olorunfemi Onaiyekan, 68 anni, è impegnato in patria ad evitare contrapposizioni tra cristiani e islamici e in Curia a ricordare le ragioni dei poveri. Il presule di Bogotà in Colombia, Ruben Salazar Gomez, 70 anni è presidente della Conferenza episcopale, mentre l'arcivescovo di Manila nelle Filippine, Luis Antonio Tagle, 55 anni, è un autorevole leader dell'Asia in crescita.

Il più inatteso è il 63enne James Harvey, capo e sponsor del maggiordomo infedele Paolo Gabriele, l'americano esile, alto e sorridente spesso ritratto a fianco dei papi: dal '98 era prefetto della Casa pontificia. Le località di provenienza esprimono le priorità e preoccupazioni di Benedetto XVI. L'unica beretta da non leggere in ottica geopolitica è proprio quella che riceverà Harvey, insieme alla nomina ad arciprete di San Paolo fuori le mura, liberando il delicatissimo incarico di «angelo custode» di Sua Santità.

Saltano il turno, invece, il curiale Müller, il primate del Belgio Leonard, l'arcivescovo di Torino Nosiglia e il neo patriarca di Venezia Moraglia. Il quinto concistoro del pontificato porterà a 90 i porporati nominati da Ratzinger, imprimendo ulteriormente il suo segno sul collegio cardinalizio. Benedetto XVI ha scelto di non superare il numero di 120 indicato da Paolo VI per gli elettori e ha dato maggior peso a Medio Oriente e Asia, Africa e America Latina. I nuovi porporati porteranno la voce di comunità emergenti all'interno del senato del Papa.

«Concedendo la porpora a due capi di chiese orientali in comunione con Roma, il Papa ha confermato una tradizione introdotta da Giovanni XXIII e seguita poi da Montini e Wojtyla- osserva Salvatore Izzo, autorevole analista di questioni ecclesiastiche-. Per molti teologi non è coerente che il titolo di cardinale, cioè di membro del clero romano e in quanto tale di elettore del Papa che è vescovo di Roma, sia attribuito a un patriarca che di per sé ha già una dignità maggiore, pari quasi a quella del Pontefice, ed è espressione di una tradizione diversa da quella latina che ha in Roma il suo riferimento storico». Su queste considerazioni è prevalsa la necessità di rafforzare l'universalità della Chiesa. «Il Papa, consigliandosi solo con il segretario di Stato Bertone, ha deciso di destinare ai capi di chiese non europee tutti i posti liberi», precisa Izzo.

Ieri in piazza San Pietro significativamente Ratzinger ha salutato il nunzio negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò, subito dopo aver comunicato il mini-concistoro con cui il 24 novembre ridisegnerà la geografia dei più vicini a lui nel reggere la Chiesa. Le lettere scritte da Viganò quando era ancora segretario del Governatorato per denunciare la corruzione vaticana e protestare contro il trasferimento negli Usa sono all'origine della fuga di documenti riservati della Santa Sede. Il Papa guarda avanti e indica linee per la successione. Meno Curia, più missione. Il futuro è nella «purificazione» e nella globalizzazione della fede.

 

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