domenico arcuri

CONTE E ARCURI: DIO LI FA E COVID LI ACCOPPIA - COSI' HANNO SPRECATO LA “TREGUA ESTIVA” - I PIANI REGIONALI BLOCCATI NELLE MANI DEL COMMISSARIO EMERGENZA DOMENICO ARCURI - A LUGLIO LE REGIONI HANNO PRESENTATO I PIANI PER RAFFORZARE GLI OSPEDALI, SPERANZA CI HA MESSO TUTTA L’ESTATE AD APPROVARLI. LA PUBBLICAZIONE DEL BANDO O L’AFFIDAMENTO DIRETTO SPETTAVA POI AD ARCURI CHE HA FATTO UNA GARA LAMPO, DI TRE GIORNI, DAL 9 AL 12 OTTOBRE. I LAVORI DOVRANNO PARTIRE A FINE MESE. INIZIARE ORA CHE LA PANDEMIA STA TORNANDO SIGNIFICHEREBBE…

Lisa Di Giuseppe per “Domani” – estratto

https://www.editorialedomani.it/politica/italia/arcuri-non-ha-mai-cominciato-i-lavori-per-le-terapie-intensive-wh12i6do

 

Arcuri Conte

Il decreto Rilancio di questa primavera ha stanziato nuovo fondi per le terapie intensive. I posti in più previsti sono 5.612 in terapia intensiva e 4.225 in terapia subintensiva. 

Le regioni hanno presentato le loro richieste entro luglio, ma il ministero della Salute ha tardato a dare risposta. 

 

La pubblicazione del bando o l’affidamento diretto spettava poi al commissario Domenico Arcuri che ha fatto una gara lampo, di tre giorni, dal 9 al 12 ottobre.

I lavori dovranno partire a fine mese. Iniziare ora che la pandemia sta tornando significherebbe chiudere interi reparti oppure spostare i pazienti ricoverati in stanze recuperate in extremis.

 

QUEI PIANI REGIONALI BLOCCATI NELLE MANI DI ARCURI

Giovanna Faggionato per “Domani” – estratto

DOMENICO ARCURI GIUSEPPE CONTE

 

Per più di due mesi i piani delle regioni per riorganizzare gli ospedali sono rimasti a prendere polvere nelle mani della struttura del commissario all’emergenza Domenico Arcuri.

 

I documenti interni che abbiamo consultato provano che diciotto regioni hanno progettato la riorganizzazione degli ospedali nel giro di un mese e consegnato il programma al governo entro la scadenza.

 

Il manager riceve già il 3 luglio i piani di sei regioni e cioè di Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Marche e Umbria, del Veneto e delle due province di Trento e Bolzano.

 

COSÌ CONTE E ARCURI HANNO SPRECATO LA “TREGUA ESTIVA” - SONO SPERPERATI I SOLDI PER I BANCHI A ROTELLE, TROVATA DADAISTA DELL'ESECUTIVO CONTE, NON SI SONO INVESTITI DOVE SERVIVANO. L'APP IMMUNI È UN FLOP

lucia azzolina alla camera

stefano zurlo per Il Giornale

 

Il commissario Domenico Arcuri gonfia i muscoli: «Abbiamo distribuito 13 milioni di tamponi». Una cifra che dovrebbe spegnere l'inquietudine serpeggiante. Ma Arcuri parla dei tamponi rapidi che non risolvono ma anzi rischiano di aggravare il problema perché spesso fanno cilecca e certificano negativi che poi puntualmente si ammaleranno. La verità è che il commissario si impicca alle sue stesse parole: «Il tempo è una variabile fondamentale». 

 

I BANCHI ANTI CORONAVIRUS CHE VUOLE COMPRARE LUCIA AZZOLINA

Peccato che i mesi della tregua estiva concessa dal Covid non siano stati sfruttati per riempire gli arsenali e irrobustire le prime linee. Oggi, alle prime spallate del nemico invisibile, si aprono crepe paurose nel sistema di difesa. Occorreva tagliare la strada al virus, anticiparlo e chiuderlo all'angolo appena scoperto. Per questo erano necessari due passaggi: la moltiplicazione dei tamponi tradizionali, fino alla quota trecentomila teorizzata da Andrea Crisanti. E poi erano state disegnate le Usca, ovvero le Unita speciali di continuità assistenziale. 

crisanti

 

«Alle Usca - spiega al Giornale Crisanti - era stato assegnato un ruolo cruciale, ovvero tenere i rapporti con i positivi, tracciare i loro contatti, accompagnarli passo passo fino al tampone liberatorio». Ma a quanto risulta su 1.200 Usca ne sono state create solo 600 e queste funzionano come possono. Molte persone continuano ad affollare i pronto soccorso, in barba a tutta la retorica sulla medicina territoriale, i risultati dei tamponi arrivano dopo giorni e giorni. Con ritardi abissali. 

 

«Ma soprattutto - aggiunge Crisanti - non c'è nessuna organizzazione che sia in grado di tracciare centomila persone al giorno, calcolando 10 incontri per positivo». 

tamponi drive in

 

Si procede a tentoni, anche perché le assunzioni promesse non sono arrivate. Non solo: i tamponi sono sempre quelli, la soglia dei trecentomila è lontanissima e dunque il virus scappa da tutte le parti. Si sono sperperati i soldi per i banchi a rotelle, trovata dadaista dell'esecutivo Conte, non si sono investiti dove servivano. L'app Immuni è un flop e le situazioni che affiorano hanno dell'incredibile pure su questo fronte: la Regione Veneto non ha mai attivato la piattaforma. Mancanza grave, ma pare altrettanto drammatico se non peggio che Roma non se ne sia accorta. 

 

fila al drive in per il tampone

Si è discusso per settimane, come fossimo in un alato convegno con annesso coffee break, se fosse corretto accettare i 32 milioni del Mes, da buttare immediatamente nel pozzo dell'emergenza. Risultato: pochi soldi, idee confuse. Siamo indietro sul capitolo delicatissimo delle terapie intensive e qui Arcuri, che ci tiene a non fare il parafulmine, ha qualche ragione nel bacchettare le Regioni: 

 

«Abbiamo inviato 3.059 ventilatori polmonari, abbiamo attivato fino a 9.463 posti di terapia intensiva, ma per ora ne risultano operativi 6.628. Dovevamo averne altri 1.600 che sono già nella disponibilità delle singole regioni ma sono ancora sulla carta, chiediamo alle regioni di procedere. Abbiamo altri 1.500 ventilatori disponibili - insiste il commissario - ma prima di distribuirli vorremmo vedere attivati i 1.600 posti di terapia intensiva per cui abbiamo mandato i ventilatori». 

tamponi

 

È l'eterno rimpallo delle competenze italiane che rende tutto pasticciato e sfuggente. Arcuri punta il dito contro le Regioni, ma il bando per il potenziamento delle terapie intensive, con uno stanziamento di 713 milioni datato maggio, è stato aperto solo il 2 ottobre. 

 

congedo parentale

Non si poteva fare prima? Insomma, il centro accusa la periferia che risponde per le rime, esattamente come era successo nelle settimane cupe della prima ondata, ad esempio per la mancata istituzione della zona rossa ad Alzano Lombardo. Oggetto di un'inchiesta della procura di Bergamo per dirimere le responsabilità. Infine, i mezzi pubblici: invece di potenziare il parco mezzi si punta sullo smart working per tenere a casa gli utenti. Poca o nulla programmazione, molta approssimazione e distanziamento a fisarmonica. Governo e Regioni litigano. Il virus, intanto, corre.

AUTOBUS PIENI A ROMA

 

Ultimi Dagoreport

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA