giuseppe conte soldi

IL CONTE DIMEZZATO - DA QUANDO HA LASCIATO PALAZZO CHIGI, SI FATICA A SEGUIRNE LE TRACCE. AZZERATI GLI INCONTRI PUBBLICI, RAREFATTE LE ESTERNAZIONI. E PROPRIO COME I DEMOCRISTIANI DI UNA VOLTA, CONTE MOSTRA DI AVERE UNA PERCEZIONE DILATATA DEL TEMPO CHE PREVEDE ATTESE LUNGHISSIME, STAGIONI LETARGICHE, ETERNE PAUSE DI RIFLESSIONE - SE NON SI DÀ UNA MOSSA, RICHIAMANDO IN CAMPO CASALINO, DI QUI ALLE PROSSIME ELEZIONI CONTE RISCHIA L’OBLIO

Ugo Magri per Huffingtonpost.it

 

giuseppe conte

Giuseppe Conte sembra annegato nel brodo primordiale da cui era emerso tre anni fa. Da quando ha lasciato Palazzo Chigi, si fatica a seguirne le tracce. Azzerati gli incontri pubblici, rarefatte le esternazioni. Per costringerlo a prendere carta e penna, il direttore della “Stampa” Massimo Giannini ha dovuto rimproverargli una gestione disastrosa della politica estera, con la Libia regalata ai turchi. Allora si è scosso dal suo torpore. L’altra settimana ha scambiato un po’ di chiacchiere col nuovo segretario Pd, Enrico Letta, che tra l’altro è persona squisita: “Sensazioni positive”, ma nulla di più.

 

giuseppe conte intervento su zoom assemblea m5s

Per confermare la propria esistenza in vita, Conte si è collegato un paio di volte con i parlamentari grillini. Si aspettavano il verbo, invece è lui che se lo attende da loro. Lancerà una “campagna di ascolto” prima di tracciare la nuova rotta. “Siamo in dirittura d’arrivo”, ha promesso.

 

Ma intanto le settimane passano, il popolo pentastellato freme e l’ex premier non mostra alcuna fretta di assumere con decisione il ruolo di capo politico che Beppe Grillo gli aveva affidato a metà febbraio. Che cosa diamine starà aspettando? Per caso il ritorno di Di Battista?

 

GIUSEPPE CONTE OLIVIA PALADINO FANNO FINTA DI FARE JOGGING

È un fenomeno poco chiaro. Invece di ripartire subito a razzo mettendo in riga un mondo pentastellato allo sbando, assumendone saldamente la guida, l’Avvocato del popolo si è auto-collocato in stand-by. Forse è solo stanchezza, umanamente ha bisogno di ricaricare le pile, gli occorre una pausa prima di rituffarsi nel frullatore.

 

La mattina fa jogging, spesso con la fidanzata Olivia; il resto della giornata lo trascorre asserragliato in casa. Magari dalla finestra osserva le nuvole e i gabbiani. Secondo la vulgata, si dedica all’esame dello Statuto, spulcia le carte, procede nell’inventario delle diatribe che infestano il Movimento. Quasi svogliatamente, però. Senza l’urgenza di tirare le somme.

 

Ancora non sappiamo che cosa pensi del doppio mandato, idem dei rapporti con la piattaforma Rousseau. Pare stia prendendo appunti per scrivere di suo pugno un vasto programma di “rigenerazione del Movimento ma senza rinnegare il passato”.

rocco casalino e giuseppe conte

 

Rivoluzionario sì, però fino a un certo punto. Novità nella continuità, da autentico democristiano. E proprio come i democristiani di una volta, Conte mostra di avere una percezione dilatata del tempo che prevede attese lunghissime, stagioni letargiche, eterne pause di riflessione.

 

Se le prendeva pure al governo, decidendo di non decidere su Recovery Fund, Mes e Autostrade; figurarsi adesso che c’è Super-Mario. Tra l’altro, viene rimarcato, se si mettesse a concedere interviste, a presenziare talk show, a convocare conferenze stampa, sarebbe indotto inevitabilmente a parlare del suo successore.

 

DOMENICO ARCURI GIUSEPPE CONTE

Però elogiarlo suonerebbe ipocrita; attaccarlo inelegante e, addirittura, rischioso. Già, perché Draghi potrebbe imputare a Conte quella sfilza di manchevolezze che sempre si rinfacciano ai “passati governi”: dai disguidi della campagna vaccinale al ritardo dei ristori per non dire del resto. Entrambi ci farebbero una figura piccina. Meglio aspettare che l’effetto-Draghi svapori, i “giornaloni” smettano di esaltarlo e poi mettere le cose in chiaro, quando criticare il manovratore non sarà più sacrilego. Così ragionano gli estimatori di Conte.

 

giuseppe conte al vertice m5s

Eppure, perfino tra gli amici, si affaccia una certa inquietudine. Inabissarsi è una tattica rischiosa. Anche Berlusconi scompariva per mesi, ma solo quando andava in depressione dopo una tranvata elettorale. Conte invece è reduce da un’epopea che l’ha portato a toccare vette di popolarità, con un gradimento tuttora superiore al 50 per cento secondo l’ultima rilevazione Ipsos di Nando Pagnoncelli.

 

Quel consenso va nutrito, altrimenti illanguidisce e muore come è capitato ad altri in passato, perché fin dai tempi del Burckhardt gli studiosi stranieri del “carattere nazionale” ci considerano un popolo volubile, emotivo, che dimentica in fretta. Se non si dà una mossa, richiamando in campo Casalino, di qui alle prossime elezioni Conte rischia l’oblio.

 

draghi conte

Figurarsi se non lo sa. Proprio per questo è strano l’atteggiamento. Riluttante, poco convinto, perfino neghittoso. Come se l’ex premier avesse un cruccio, un rifiuto. E qui ci si addentra sul terreno scivoloso, della psico-politica. Può darsi che l’Avvocato del popolo non si veda bene nei panni di capo-popolo; dunque recalcitri alla prospettiva di guidare un partito; non se ne senta tagliato.

 

O magari, dopo avere frequentato i Grandi del pianeta, consideri umiliante rapportarsi con Renzi, misurarsi con Salvini e dover battere in demagogia la Meloni. Che viva insomma la leadership dei Cinque stelle come una “deminutio”, una sorta di retrocessione: da Bisconte e Trisconte che si sentiva, a Conte dimezzato.

IL SERVIZIO DI STRISCIA SUL GELO TRA GIUSEPPE CONTE E OLIVIA PALADINO

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)