CONTE SI ALLARGA E SALVINI E DI MAIO GLI FANNO CAPIRE CHI COMANDA – IL VERO MOTIVO DEL PRANZO DI IERI TRA I DUE VICEPREMIER È MANDARE UN SEGNALE ALL’AVVOCATO DEL POPOLO, CHE SI MUOVE CON TROPPO AUTONOMIA – LE DISTANZE RIMANGONO, IL CAPITONE CHIEDE LA TESTA DI TONINELLI, MA SONO TUTTE SCARAMUCCE. ORA È PIÙ IMPORTANTE METTERE I PALETTI CON PEPPINO…

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Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”

 

luigi di maio matteo salvini giuseppe conte luigi di maio matteo salvini giuseppe conte

«Ci sarà un motivo per cui Conte non è stato invitato, no? I veri capi del governo sono Di Maio e Salvini». La spiegazione che arriva dagli ambienti 5 Stelle fa capire come il vertice di ieri tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini sia stato un segnale per il premier: inviso a Salvini per il suo discorso in Senato, che ha smentito il vicepremier sulla Russia, ma anche a Di Maio perché si muove in modo ritenuto eccessivamente autonomo.

 

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO

Un incontro non certo sereno e non certo risolutivo, quello di ieri. Le distanze restano tutte, i musi sempre lunghi, la possibilità di una crisi per nulla scongiurata tanto che Salvini dice allusivo: «Berlusconi? Non ho nostalgia del passato, guardo avanti. Ma vediamo». Si continua a guerreggiare sul ruolo di Danilo Toninelli e non è un caso. La questione Tav non pare affatto chiusa. Alberto Airola, acerrimo no Tav, confida: «Non è finita, Toninelli non firmerà mai la lettera. Lo dovranno cacciare».

salvini toninelli salvini toninelli

 

Gli fa eco il deputato M5S Davide Tripiedi: «È tutta una buffonata: non partirà mai, tra ricorsi e altro la seppelliamo». Pareri opinabili, certo. Fatto sta che ieri durante il vertice Salvini è tornato a chiedere la testa di Toninelli, definito dal leader leghista un «ministro disastroso». E i 5 Stelle lo hanno difeso, pur senza fare le barricate. Hanno spiegato che è vero che «poteva fare di più», ma è anche vero che «fa la guerra ad Autostrade e lo dobbiamo difendere». Non fino alla morte, pare di capire. Anche se per ora si preferisce rilanciare e Di Maio ha spiegato che ci sono molti «malumori» per i ministri leghisti Bussetti e Centinaio (segnalata l' irritazione di Coldiretti).

fraccaro salvini fraccaro salvini

 

Oggi dovrebbe partire la lettera per il via libera alla Tav. Toninelli si è rifiutato di firmarla ma si è trovato un escamotage: partirà da una direzione del Mit (Sviluppo territorio, programmazione e progetti internazionali), «su impulso della presidenza del Consiglio». Senza la firma del ministro. Che ieri in una diretta social ha parlato del partito del cemento, facendo infuriare Salvini. Per il ministro delle Infrastrutture la Tav «è un bidone che è stato fragorosamente bocciato». Nonostante il fragore, il via libera ci sarà.

STEFANO PATUANELLI M5S STEFANO PATUANELLI M5S

 

Gran confusione anche sulla via parlamentare annunciata. I 5 Stelle stanno valutando se fare una mozione o una risoluzione. Quest' ultima presuppone che Conte riferisca alle Camere, cosa che eviterebbe volentieri. Incertezza anche sui tempi: c' è chi dice la prossima settimana, chi dopo l' estate.

 

LUIGI DI MAIO E MATTEO SALVINI INVECCHIATI CON FACEAPP LUIGI DI MAIO E MATTEO SALVINI INVECCHIATI CON FACEAPP

Quel che è certo è che è una finzione. Che a molti non basta, come spiega Luigi Gallo, vicino a Fico: «Serve un' assemblea per capire perché siamo arrivati fin qui». Il Movimento pare sempre più sull' orlo di una crisi di nervi. Ieri c' è stata una tempestosa riunione al Senato, dove Riccardo Fraccaro, su richiesta di alcuni senatori, ha spiegato i motivi della decisione di chiedere l' uscita del gruppo dall' Aula.

 

lewis eisenberg con luigi di maio a villa taverna ph andrea giannetti:ag.toiati lewis eisenberg con luigi di maio a villa taverna ph andrea giannetti:ag.toiati

Presente il capogruppo Stefano Patuanelli, molto provato. Non è l' unico. La vicenda dei presunti rubli leghisti preoccupa. Ieri Di Maio ha incontrato a Palazzo Taverna l' ambasciatore americano Lewis Eisemberg. Che gli ha chiesto garanzie sui fondi russi. Il vicepremier non ha potuto far altro che spiegare: «Siete e restate il nostro principale alleato». Meno diplomatica la risposta data al presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, che aveva sbrigativamente commentato con «è poco» l' annunciata riduzione del cuneo fiscale. «Dispiace questa reazione, soprattutto da chi guadagna 500-600 mila euro all' anno».

GIUSEPPE CONTE PINOCCHIO IN MEZZO AL GATTO (LUIGI DI MAIO) E LA VOLPE (MATTEO SALVINI) MURALE BY TVBOY GIUSEPPE CONTE PINOCCHIO IN MEZZO AL GATTO (LUIGI DI MAIO) E LA VOLPE (MATTEO SALVINI) MURALE BY TVBOY

 

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