nicola zingaretti virginia raggi giuseppe conte

CONTE SI SCHIANTA SUL CAMPIDOGLIO – I CINQUE STELLE FANNO SALTARE LA CANDIDATURA DI ZINGARETTI COME SINDACO: L’EX SEGRETARIO DEL PD AVEVA DATO L’OK, MA SOLO CON LA GARANZIA CHE LA GIUNTA IN REGIONE NON SAREBBE CADUTA. E I GRILLINI, COMPRESA ROBERTA LOMBARDI, ARCI-NEMICA DELLA RAGGI, HANNO DETTO NO - ALLA FINE LETTA CHIAMA GUALTIERI, CHE ROMPE LA RISERVA, E CONTE INTERVIENE PUBBLICAMENTE PER APPOGGIARE LA RAGGI. IACOBONI: “RIMANE SOLO IL PD A PENSARE CHE ESERCITI UNA LEADERSHIP NEL MONDO M5S. ZERO. RAGGI L’HA IGNORATO E…”

 

conte zingaretti

ROMA IL PD CON GUALTIERI M5S AFFOSSA ZINGARETTI E CONTE BLINDA LA RAGGI

Mario Ajello per "il Messaggero"

 

I 5 stelle, più quelli laziali che il resto del movimento, affondano la candidatura di Zingaretti a sindaco di Roma. Non tanto perché ce l' hanno con lui, anzi sotto sotto tifavano per Nicola sia i big nazionali come Conte e Di Maio sia parte dei regionali, ma per paura delle reazioni della Raggi, di quelle della base romana che sta per Virginia e della terribilità della vendetta del Dibba contro il partito grillino nel caso la corsa di Zingaretti avesse portato alla sconfitta della sindaca uscente che porta comunque, al netto di disamori e lotte interne, la casacca M5S.

 

raggi conte

E comunque: Zingaretti voleva una sola assicurazione per scendere in campo per il Campidoglio con il Pd, e cioè che la sua giunta rossogiallo nel Lazio non sarebbe crollata. I 5 stelle gli hanno detto che l' avrebbero fatta saltare in aria e lui si è ritirato dalla corsa romana.

 

Di fatto, appena il Messaggero e altri giornali hanno raccontato le mosse sempre più decise dell' ex segretario del Pd verso la corsa per il Comune, è scattata la contromossa. Molto drastica. «Visto il rincorrersi di articoli di stampa, ci teniamo a ribadire il forte imbarazzo che una eventuale candidatura di Nicola Zingaretti per le Comunali di Roma porterebbe nella neonata alleanza regionale».

NICOLA ZINGARETTI ROBERTA LOMBARDI

 

Parole nette queste di Roberta Lombardi e di Valentina Corrado, la prima assessora alla Transizione ecologica e digitale e la seconda assessora al Turismo e agli enti locali.

 

VALENTINA CORRADO

IL VETO

Un alt a Zingaretti, nonostante la Lombardi sia nemica storica della Raggi, ma un alt anche a Conte di cui in M5S non si fa che dire: «Stava vendendo l' esistenza di un patto già siglato tra Pd e noi sulla pax in Regione nel caso Zingaretti si fosse candidato.

DAVIDE CASALEGGIO VIRGINIA RAGGI

 

Ma evidentemente Conte vendeva qualcosa di suo gradimento, una sua speranza, e non la realtà». Conte da una parte e Letta e Boccia dall' altra consideravano fatta la candidatura di Nicola. E invece, no. C' era il particolare, non secondario, della Corrado che aveva già pronta una lettera di dimissioni dal governo laziale, da presentare il giorno in cui Zingaretti avesse sciolto la riserva a candidarsi per il Campidoglio.

 

Incalzano la Lombardi e la Corrado: «La volontà di tutti è quella di non far naufragare l' intesa che, per quanto riguarda il lavoro regionale, ha delle basi concrete». Avvertimento: «Se Zingaretti si candida, ci saranno gravi conseguenze».

ROBERTO GUALTIERI ENRICO LETTA

 

Crolla tutto, ecco: «Non possiamo ignorare che la situazione che si verrebbe a creare (uniti in Regione e avversari a Roma con Zingaretti come candidato e presidente) sfiorerebbe il paradosso. L' opinione pubblica guarderebbe alla situazione di Roma e del Lazio smarrita nei giochi politici».

Doccia fredda sul nazareno.

 

Letta chiama Gualtieri e dice: «Tocca a te, Roberto». Zingaretti è fuori gioco. Gualtieri che sembrava sul punto di mollare rientra in pieno. E l' ex ministro dell' Economia annuncia: «Mi metto a disposizione di Roma, con umiltà e orgoglio.

 

Partecipo alle primarie del 20 giugno. Costruiamo insieme il futuro della nostra città: io ci sono!». Letta in velocità ritwitta l' annuncio della candidatura di Gualtieri e aggiunge tre emoticon del segno di forza.

NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE

Ecco l' ufficializzazione della candidatura dell' ex ministro.

 

Da che sembrava quasi fatta quella di Nicola, si passa di colpo alla discesa in campo di Gualtieri, nient' affatto sgradita a Zingaretti. Il quale viene descritto in queste ore da qualche amico così: «Si è tolto un peso».

 

zingaretti di maio

E addirittura, ma questo è troppo: «Andrà a ringraziare la Lombardi che lo ha tolto da una competizione nella quale non voleva infilarsi». Ma lo avrebbe fatto a certe condizioni. Che sono mancate. «E Nicola - confida deluso Boccia agli amici - alla fine non se l' è sentita».

 

LO SCONTRO

funerali willy conte zinga lamorgese

Visto che tutto stava precipitando, Conte in realtà zingarettiano in chiave rossogialla e di alleanza romana come simbolo dell' alleanza nazionale ha a virato prontamente sulla Raggi dicendo ogni bene di lei e ufficializzando finalmente la sua candidatura: «Virginia sta dando un volto nuovo a Roma. Il movimento la appoggia in maniera compatta e convinta. Ci dispiace non aver fatto l' accordo con il Pd ma si va avanti».

virginia raggi e giuseppe conte affacciati al balcone del campidoglio 3

 

«Avanti uniti!», è il grido di gioia della Raggi. Che era infuriata per quello che alcuni dei suoi chiamavano «il tradimento» pro-Zingaretti dei vertici M5S ma lei - anche telefonando a tutti, compreso Di Maio - è riuscita a bloccare. E ora comincerà una campagna elettorale assai aspra, con tre candidati nello stesso campo - Calenda, Raggi, Gualtieri - e la speranza che lo scontro non pregiudichi un' alleanza M5S-Pd al secondo turno chiunque ci arrivi.

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…