zanda cossiga

COSSIGA E I MISTERI D’ITALIA, DA GLADIO A MORO FINO ALLA CRISI DEGLI EUROMISSILI - L’EX SENATORE PD LUIGI ZANDA, CHE FU COLLABORATORE DELL’EX PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, APRE GLI ARCHIVI: “DI GLADIO NON MI DISSE NULLA. DAVANTI ALLE MIE PROTESTE, RISPOSE: LA COSA TI AVREBBE PROCURATO SOLO GUAI" – IL “SENSO DI COLPA” PER ALDO MORO, LA CENA RISERVATA A BONN CON SCHMIDT – "LA CIA? CON L’INTELLIGENCE USA TENEVA UN RAPPORTO CONFIDENZIALE. LUI ERA INTRIGATO DAI SERVIZI SEGRETI PERCHÉ AVEVA LA CONSAPEVOLEZZA DELLA FORZA DEL “DEEP STATE. LO PRESERO PER PAZZO QUANDO..."

Francesco Verderami per il Corriere della Sera - Estratti

 

luigi zanda foto di bacco

«Per anni l’Italia è stato un Paese osservato speciale. Per questo ritengo che negli archivi dei Servizi segreti di Stati alleati o non alleati, ci possano essere tracce utili a illuminare vicende sulle quali la verità non è completa. Come la tragedia di Ustica o il caso Moro...».

 

Quando si parla di segreti si pensa sempre a Francesco Cossiga. E di Cossiga, Luigi Zanda fu amico e collaboratore: «Anche se nella prima fase della Repubblica — spiega — c’erano questioni la cui conoscenza era riservata a pochissime persone. Infatti di alcune cose Cossiga non mi parlò mai, nonostante vivessimo praticamente insieme. Fu il suo modo di proteggermi».

 

Da cosa la protesse, per esempio?

cossiga moro

«Ricordo quando divenne capo dello Stato. A quei tempi mi ero trasferito a Venezia per lavoro. Un giorno lessi sui giornali di un’organizzazione di nome Gladio, nella cui strutturazione lui era coinvolto. Allora presi l’aereo e andai a trovarlo al Quirinale. In un certo senso protestai: “Perché non mi hai detto nulla?”. Mi rispose gelido: “Perché non c’era ragione che tu sapessi. E perché se avessi saputo, la cosa ti avrebbe procurato solo guai”. Fu così che fece anche in altri casi».

 

Si comportò diversamente, invece, in una notte d’inverno del 1979. Una notte importante, con un viaggio segreto importante, per un appuntamento importante, di cui Cossiga — che era presidente del Consiglio — avvisò per tempo Zanda. Quella notte il premier italiano sarebbe atterrato nella capitale della Germania Ovest. A Bonn, visto che ancora esisteva la Germania Est e Berlino era divisa dal Muro.

 

luigi zanda foto di bacco

Ad attenderlo ci sarebbe stato solo il cancelliere socialdemocratico Helmut Schmidt. Nessun altro. Ufficialmente l’incontro non era in agenda. «E quella notte Cossiga fece una scelta di campo che avrebbe cambiato il corso della storia», racconta oggi Zanda, che nella sua seconda vita è stato capogruppo del Pd al Senato, ma nella prima fu l’uomo più vicino al Picconatore.

 

«Nel mondo c’era un clima da guerra fredda. L’Unione Sovietica aveva puntato contro l’Europa i missili SS-20 e la Repubblica federale tedesca voleva che la Nato rispondesse al Cremlino: chiedeva che sul territorio europeo venissero installate testate nucleari da puntare contro Mosca. E insisteva perché anche Roma partecipasse al progetto».

 

francesco cossiga

Bisognava prendere una decisione sui famosi Euromissili. Così il cancelliere decise di invitare il capo del governo italiano. A tavola le portate finirono rapidamente e i toni della discussione si fecero presto accesi. «Il giorno dopo Cossiga mi raccontò la conversazione. D’altronde tra noi c’era un legame molto stretto. Ci conoscevamo dal 1973: io ero segretario di una Commissione di stanza a Palazzo Chigi, lui un deputato che a Palazzo Chigi veniva spesso. B

 

en presto il nostro rapporto di confidenza si trasformò in amicizia. Quando fu nominato ministro mi chiese di seguirlo. Fummo insieme anche al Viminale tra il 1976 e il 1978: anni devastati dal terrorismo. Affrontammo quella stagione come commilitoni in guerra. E di quella tragica esperienza da titolare dell’Interno, Cossiga si portò sempre dietro il senso di colpa per non essere riuscito a difendere Aldo Moro».

 

luigi zanda foto di bacco

 

La cena riservata a Bonn, da presidente del Consiglio, doveva prevedere un menù pesante.

«Sapeva già cosa lo attendeva. Tempo prima l’informazione gli era arrivata per via riservata dagli Stati Uniti. Mi aveva chiamato nel suo studio. Era preoccupato e dibattuto. Da atlantista convinto, capiva la portata dell’iniziativa e la condivideva. Ma temeva per la stabilità del Paese, temeva anzitutto la reazione dell’opinione pubblica di sinistra sollecitata dal Partito comunista italiano. E lui, che con il Pci aveva una relazione privilegiata, sapeva che una sua decisione avrebbe mutato per sempre i rapporti con i comunisti. Con questi dubbi volò in Germania Ovest».

 

(...)

E l’incontro serviva a sciogliere le riserve che si nutrivano a Roma.

FRANCESCO COSSIGA HENRY KISSINGER

«È così. Per tutta la sera Schmidt premette perché l’Italia installasse i Pershing e i Cruise. Ma durante la conversazione il cancelliere si accorse che l’ospite era titubante. E allora alzò il tono della voce, dicendo a Cossiga: “Hai queste esitazioni perché non hai 1400 chilometri di confine con la Germania dell’Est, cioè con l’Unione sovietica. Tu lo sai che loro hanno decine di postazioni missilistiche puntate sul mio Paese, ma siccome non hai questo problema mi parli di questioni di politica interna”. Fu una conversazione fuori dai canoni diplomatici».

 

E il presidente del Consiglio?

luigi zanda foto di bacco

«Tornato a Roma mi disse: “Davanti a certi argomenti ho dovuto mettere da parte ogni mia perplessità”».

 

Mise da parte anche la «relazione privilegiata» che aveva con il Pci e con Enrico Berlinguer, segretario di quel partito e suo primo cugino.

«Ci sono convinzioni in ognuno di noi che non si possono sradicare. Una volta Cossiga mi aveva raccontato che a sedici anni si era deciso a fare politica, ma non sapeva se iscriversi al Pci o alla Dc. Mi confidò che era stata la sua avversione all’Unione Sovietica e fargli compiere la scelta. E quando a cena Schmidt toccò quel tasto...».

 

Si sbloccò l’adesione italiana al progetto della Nato.

«A Roma la maggioranza di governo era compatta: c’era il sostegno del Partito Repubblicano e c’era stato prima un lavoro importante svolto dal Partito Socialista con i socialdemocratici tedeschi. Accettare gli Euromissili diventò un passo determinante, perché la corsa agli armamenti rese ancor più fragile il sistema economico di Mosca. E quando, anni dopo, gli Stati Uniti avrebbero annunciato la costruzione dello scudo spaziale, l’apparato militare sovietico sarebbe stato messo definitivamente in crisi. Per stare al passo con l’Occidente, il Cremlino avrebbe avuto bisogno di investimenti troppo onerosi».

FRANCESCO COSSIGA E LUIGI ZANDA

 

Di ritorno da Bonn fu il presidente del Consiglio ad avvisare il Pci della decisione?

«Credo che a informare Botteghe Oscure non sia stato Cossiga...».

 

Quindi fu Mosca.

(Pausa) «Ma non possiamo dimenticarci che quelli erano ancora gli anni della guerra fredda. E anche se nel Pci si avvertiva un grande travaglio, i due campi restavano perfettamente separati. Per i comunisti italiani era impensabile non schierarsi dalla parte dell’Unione Sovietica».

44 francesco cossiga

 

Se ad Enrico Berlinguer la notizia degli Euromissili arrivò dall’Urss, a Cossiga da chi era giunta l’anticipazione?

«Conoscendo i suoi rapporti, i possibili canali possono essere stati esclusivamente tre: il segretario di Stato americano, l’ambasciatore americano in Italia o i suoi amici della Cia».

 

luigi zanda foto di bacco

La Cia...

«Con l’intelligence statunitense, diciamo così, Cossiga teneva un rapporto confidenziale. Lui era intrigato dai servizi segreti, perché aveva la consapevolezza della forza di quello che oggi definiamo “deep state”».

 

Il lato oscuro della Luna.

«Beh, in ogni sistema democratico c’è il governo e poi c’è una struttura dello Stato con cui in qualche modo bisogna fare i conti. I servizi sono antenne formidabili di conoscenza. E lui era straordinariamente curioso».

 

In effetti non negò mai questa sua «curiosità».

francesco cossiga

«Anni prima, aveva chiesto a Moro perché lo avesse scelto come ministro dell’Interno. E Moro gli aveva risposto: “Perché tu sei una persona molto curiosa”. Forse fu proprio grazie alle informazioni che riceveva dai suoi “amici” se Cossiga capì già all’inizio degli anni Ottanta che l’Unione sovietica sarebbe collassata. Mentre fu per intuizione politica se, nel momento in cui cadde il Muro, comprese anzitempo che i partiti italiani della Prima Repubblica sarebbero rimasti sotto quelle macerie. Ma nessuno gli diede retta. Anzi, lo presero per pazzo».

helmut schmidtcossigacossiga

luigi zanda foto di bacco

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...