LA DELIBERA-BUFALA SUI VITALIZI AI CONDANNATI CONTIENE L’ENNESIMA BEFFA: UN ASSEGNO DA 222MILA EURO ALL’INDIGENTE SILVIO BERLUSCONI, PIÙ MILIONI AGLI ALTRI PREGIUDICATI - GIÀ, PERCHÉ AI (POCHI) CONDANNATI CUI SARÀ TOLTA LA PENSIONE, ANDRANNO VERSATI TUTTI I CONTRIBUTI, E SUBITO. UN COSTO ENORME PER LE CASSE (VUOTE) DELLO STATO

1.L’ANTICIPAZIONE DI DAGOSPIA SUI VITALIZI AI CONDANNATI

Da Dagospia del 7 maggio 2015

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/siete-pronti-14-camere-discutono-taglio-pensioni-100007.htm

 

 

2.UN REGALO MILIONARIO AI PARLAMENTARI CONDANNATI

Franco Bechis per “Libero Quotidiano

 

PIETRO GRASSO SILVIO BERLUSCONI LAURA BOLDRINI PIETRO GRASSO SILVIO BERLUSCONI LAURA BOLDRINI

Addio vitalizio per tutti i condannati per mafia, terrorismo, corruzione, concussione, peculato e varie altre amenità. Bravi, bene, bis! Anzi, champagne! C'è una bottiglia speciale nel frigo di Silvio Berlusconi, perché grazie alla decisione presa ieri dagli uffici di presidenza di Camera e Senato a casa dell’ex Cavaliere sta per arrivare un assegnone da 222.438,71 euro, con in calce la doppia firma di Laura Boldrini e Piero Grasso. Non che a Berlusconi manchi liquidità, figurarsi. Ma quei soldini tutti in un colpo, fino a ieri inattesi, fanno piacere anche a un riccone come lui, e che soddisfazione quelle firme in calce!

 

PIETRO GRASSO SILVIO BERLUSCONI LAURA BOLDRINI PIETRO GRASSO SILVIO BERLUSCONI LAURA BOLDRINI

Uno degli aspetti più grotteschi del Boldrini & Grasso show di ieri è proprio questo: la delibera individua una serie di reati per cui se si è condannati a più di due anni si perde il vitalizio a partire dal prossimo 7 luglio (hanno dato due mesi di preavviso come quando si licenziano i dirigenti), ma in cambio chi non percepirà più l’assegno mensile si vedrà restituire tutti i contributi versati (non da lui, ma dalle Camere) durante la propria carriera parlamentare, al netto delle mensilità già percepite.

 

BRUNETTA RENZI GRASSO BOLDRINI BRUNETTA RENZI GRASSO BOLDRINI

Berlusconi è stato parlamentare 19 anni e 7 mesi e ha ricevuto il vitalizio 17 mesi. Ha diritto quindi alla restituzione di 221 mensilità di quei contributi versati (1.006,51 euro al mese). In tutto 222.438,71 euro, e a dire il vero la somma potrebbe essere più alta perché quei contributi andrebbero indicizzati al costo della vita, o comunque essere incrementati di un interesse annuale.

 

Non è il solo aspetto grottesco di quella decisione che Boldrini e Grasso hanno preso sotto il pressing del Pd di Matteo Renzi che voleva soffiare l’argomento al Movimento 5 stelle (e infatti loro hanno votato contro, e tanti altri - da Ncd a Forza Italia - o si sono astenuti o non hanno partecipato al voto). Non è male ad esempio la parte finale della delibera approvata, che testualmente recita: «Le disposizioni non si applicano poi agli assegni e pensioni di reversibilità che spettano ai familiari superstiti laddove l’ex deputato sia deceduto prima dell’entrata in vigore della delibera». Questo significa ad esempio che Anna Craxi potrà continuare a ricevere il vitalizio del compianto marito Bettino. E tante altre o altri come lei.

ANNA E BETTINO CRAXI ANNA E BETTINO CRAXI

 

Siccome le norme entreranno in vigore solo fra 60 giorni, quei due mesi diventano un invito all’omicidio o all’uxoricidio per tante mogli e mariti di politici condannati. Se il coniuge ex politico resta in vita, fra due mesi la famiglia probabilmente non avrà più entrate. Ma se disgraziatamente morirà da qui al 7 luglio, la vedova o il vedovo avrà salvo il vitalizio. Bella idea, quella di Grasso e Boldrini, no?

 

DELLUTRI, BERLUSCONIDELLUTRI, BERLUSCONI

Fra i possibili colpiti dalle norme, oltre a Berlusconi (che non ha più moglie, e quindi oltre all’assegnone ha la certezza di avere salva la vita) ci sono Marcello Dell’Utri, Cesare Previti, Toni Negri, Totò Cuffaro e forse Claudio Martelli, Arnaldo Forlani, Gianni De Michelis, Gianstefano Frigerio, Francesco De Lorenzo, Alfredo Vito e Giuseppe Ciarrapico. Forse perché il reato di finanziamento illecito ai partiti per cui furono condannati molti protagonisti di Tangentopoli non è stato compreso nell'elenco dei taglia-vitalizi, e poi perché in caso di riabilitazione ottenuta dopo la condanna il vitalizio riprende a correre per tutti.

 

negri toninegri toni

Per altro né Camera né Senato prima di votare hanno almeno cercato di capire quanti ex parlamentari sarebbero stati coinvolti e che costo avrebbe avuto sui bilanci 2015 quella restituzione immediata dei contributi versati.

 

Fra gli aspetti grotteschi del Grasso & Boldrini show anche l’elenco dei reati previsto come condizione per la perdita della pensione: i due l’hanno scopiazzato in fretta dalla legge Severino, senza nemmeno vedere. Hanno solo tolto l’abuso di ufficio, perché troppi amici del Pd sarebbero risultati coinvolti. Ma hanno inserito un reato incomprensibile: «Utilizzazione d’invenzioni o scoperte conosciute per ragioni di ufficio» (art. 325 cp). Così, per eccitare la fantasia. Perché nessun parlamentare nella storia repubblicana l’ha mai commesso...

previti previti

 

 

3.GRASSO LO AMMETTE: PERSA LA BATTAGLIA SUL TAGLIO AI VITALIZI

Nello Trocchia per “il Fatto Quotidiano

 

Un compromesso, una decisione cerchiobottista”. La definisce così Massimo Villone - costituzionalista dell’Università Federico II di Napoli, già parlamentare di Pds e Ds - la delibera che prevede la possibilità per i condannati che ottengono la riabilitazione di ricevere nuovamente il vitalizio e che è stata votata dal consiglio di presidenza del Senato e dall’ufficio di presidenza della Camera. L’abolizione dei vitalizi a una platea di ex parlamentari condannati, certo, è un primo risultato.

 

pietro grasso senato pietro grasso senato

Ma l’esclusione dell’abuso di ufficio, il salvacondotto della riabilitazione nonché il tetto passato da quattro a sei anni, salvano diversi ex parlamentari e futuri destinatari dell’assegno d’oro che hanno commesso reati. Il presidente del Senato Pietro Grasso parla di grosso passo avanti, ma ammette: “La mia delibera iniziale era più rigorosa e coincideva con quella auspicata dal M5S, ma in politica serve consenso per costruire qualcosa”.

LAURA 
BOTTICI
LAURA BOTTICI

 

Un consenso che quella versione iniziale non aveva soprattutto in casa Pd. Per Laura Bottici, senatrice del M5S, la battaglia è appena iniziata: “Questo è un piccolo risultato, pretendiamo di più. Non ci fermiamo, presenterò una nuova delibera e, in caso di ricorsi già annunciati da parte dei condannati, anche una proposta di legge per migliorare il testo approvato”. E dopo l’approvazione c’è la corsa alla riabilitazione. Francesco De Lorenzo, una condanna per associazione a delinquere finalizzata al finanziamento illecito, ha già annunciato che presenterà una domanda.

 

Spetterà ai tribunali di sorveglianza decidere caso per caso. In caso di accoglimento l’assegno mensile sarà restituito fin dalla presentazione della domanda. Gli ex onorevoli condannati si possono già dividere tra quelli che perderanno la dorata pensioncina e chi la manterrà. La bilancia pende sui fortunati che continueranno a percepire l’assegno.

 

GIANCARLO CITO IN ACQUAGIANCARLO CITO IN ACQUA

Nell’inferno dell’azzeramento del vitalizio ci vanno Silvio Berlusconi, condannato per frode fiscale, con un assegno mensile da 8 mila euro. Lo seguono anche i forzisti Cesare Previti, Marcello Dell’Utri che prendeva la dorata pensioncina direttamente in carcere, Giuseppe Ciarrapico, il pluricondannato Giancarlo Cito, l’ex deputato forzista Gianstefano Frigerio, il missino Massimo Abbatangelo.

 

claudio martelli a servizio pubblicoclaudio martelli a servizio pubblico

È lunga la lista dei “graziati”. A partire da Luigi Grillo che ha patteggiato 2 anni e 10 mesi nello scandalo Expo e incassa 6930 euro al mese. Nella delibera, infatti, è prevista la revoca del vitalizio anche per chi ha patteggiato pene superiori ai 2 anni, ma, come nella legge Severino, non ha valore retroattivo. “Ho la fedina penale pulita, continuerò a percepirlo” rac - conta al Fatto Alfredo Vito, meglio noto come Mister Centomila voti, che patteggiò due anni per reati contro la pubblica amministrazione.

 

Enrico Salza (Intesa San Paolo) - Fabrizio Saccomanni (Bankitalia) - Luigi Grillo (Pdl) - Gianni LettaEnrico Salza (Intesa San Paolo) - Fabrizio Saccomanni (Bankitalia) - Luigi Grillo (Pdl) - Gianni Letta

Salvi i suoi due vitalizi, uno da ex consigliere regionale e l’altro da ex deputato. Graziati l’ex senatore Forza Italia Rocco Salini, l’ex senatore Pdl Giulio Camber. Salvi l’ex repubblicano Antonio Del Pennino, i socialisti Claudio Martelli e Gianni De Michelis, gli ex onorevoli democristiani Paolo Cirino Pomicino, Giorgio la Malfa, ma anche Renato Farina che ha patteggiato 6 mesi per favoreggiamento. Tutti hanno ricevuto pene inferiori ai due anni e sarebbero stati comunque fuori dalla lista dei “cancellati”.

 

Continuerà a incassare il vitalizio Arnaldo Forlani, condannato a due anni e 4 mesi perché il finanziamento illecito non rientra tra i reati causa di revoca. Salvo anche Paolo Pillitteri, che è stato condannato per ricettazione, ma con- tinuerà a ricevere il vitalizio perché riabilitato. Salvatore Sciascia, invece, oggi è senatore di Forza Italia, in passato è stato condannato per aver corrotto alcuni finanziari. Ha spiegato di essere stato riabilitato. Quando uscirà dal Senato incasserà il vitalizio.

 

ARNALDO FORLANI  ARNALDO FORLANI

La riabilitazione, che cancella gli effetti penali della condanna e le pene accessorie, è stata giustificata come ombrello giuridico per mettere la delibera approvata al riparo dai ricorsi e, nella realtà, anche venire incontro alle richieste provenienti dal Pd. Per il costituzionalista Massimo Villone non c’era bisogno di inserire la scappatoia della riabilitazione: “I vertici di Camera e Senato hanno scelto la strada del compromesso. La perdita del vitalizio è motivata, per chi è stato condannato, con il danno arrecato al prestigio delle istituzioni. Questo è un danno –conclude Villone - che la riabilitazione non cancella”.

 

Twitter: @nellotro

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”