mario draghi rotto il cazzo

DISBRIGO DEGLI SCAZZI CORRENTI – MARIO DRAGHI È INFURIATO CON I PARTITI, IL M5S IN PARTICOLARE, CHE STANNO BLOCCANDO IL SECONDO E IL TERZO DECRETO AIUTI. IL PREMIER HA STRIGLIATO LE FORZE POLITICHE, INVITANDO I MINISTRI A FARE ATTENZIONE PERCHÉ L’OSTRUZIONISMO RISCHIA “DI RALLENTARE L’ARRIVO DELLE RISORSE A FAMIGLIE E IMPRESE” – L’ASSIST DELLA MELONI, SEMPRE PIÙ IN MODALITÀ DRAGHETTA: FRATELLI D’ITALIA HA FATTO SAPERE CHE, SE IL PARLAMENTO NON APPROVERÀ AL PIÙ PRESTO IL SECONDO DECRETO AIUTI, LORO NON…

Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”

 

mario draghi al meeting di rimini 5

Mario Draghi e il suo governo hanno fatto e continueranno a fare «tutto il possibile» per portare avanti le riforme e per far arrivare al più presto sostegni e ristori nelle tasche dei cittadini e nelle casse delle aziende in difficoltà.

 

Ma adesso, con il secondo decreto Aiuti bloccato al Senato e il terzo che rischia di impantanarsi ancor prima del via libera del governo, fonti della presidenza del Consiglio allontanano anche la più piccola, possibile ombra da Palazzo Chigi: «Ora è tutto nelle mani del Parlamento».

 

Dietro la gelida formula c'è l'ira di Draghi verso le pretese elettorali dei partiti. In Consiglio dei ministri il monito del premier è stato a dir poco severo. «Gli emendamenti ai decreti in fase di conversione non possono e non devono essere al servizio di interessi di parte», è stato in sostanza il richiamo dell'ex presidente della Bce.

 

mario draghi daniele franco 2

Se ha raccomandato ai ministri di «fare attenzione» è perché è preoccupato (e molto) per le forme di ostruzionismo «che rischiano di rallentare l'arrivo delle risorse alle famiglie e alle imprese», gravate dagli aumenti insostenibili delle bollette energetiche. Draghi non cerca la polemica, anzi la rifugge, ma i ministri che hanno partecipato alla riunione delle 15 a Palazzo Chigi non hanno dubbi: il richiamo era rivolto al M5S, accusato dagli avversari politici di aver bloccato a Palazzo Madama il decreto Aiuti bis in nome del Superbonus edilizio 110%.

 

GIUSEPPE CONTE E LA DEPOSIZIONE DI DRAGHI - BY EDOARDO BARALDI

In particolare, la seccata ramanzina di Draghi aveva al centro un emendamento dei 5 Stelle che, se approvato, farebbe cadere la retroattività del divieto di modificare per via unilaterale i contratti per le forniture energetiche, divieto stabilito dal governo nel dl Aiuti bis: quindi i «soggetti di parte» che potrebbero essere favoriti sono le grandi imprese dell'energia elettrica.

 

Ai sospetti e alle accuse di quanti gli rimproverano di bloccare i soldi che gli italiani aspettano, Conte ha risposto con rabbia che «è una falsità vergognosa» perché il decreto è già in Gazzetta ufficiale. Vero, ma il timore di Draghi e di diversi ministri è che non si riesca a convertirli in Parlamento entro il 25 settembre, con l'infausto esito di far decadere i decreti Aiuti.

 

tweet sulla crisi del governo draghi 4

Il disappunto del presidente del Consiglio riguarda anche la notizia, arrivata a metà pomeriggio, che la prima fase parlamentare del nuovo decreto Aiuti - il terzo, che vale 13 miliardi - sarà anch' essa rallentata. La relazione elaborata ieri in Consiglio dei ministri sarà approvata martedì al Senato e giovedì alla Camera, un ritardo che autorizza il premier a stupirsi per la quotidiana urgenza sbandierata dai leader, che invocano finanziamenti per alleggerire le bollette delle imprese gasivore ed energivore e delle famiglie più povere.

 

Un altro elemento di sorpresa che rimbalza nelle stanze di Palazzo Chigi è la reazione di Fratelli d'Italia. Il partito di Giorgia Meloni ha fatto sapere che, se il Parlamento non approverà al più presto il secondo decreto Aiuti, loro non voteranno la relazione del terzo provvedimento: una mossa che gioca a favore del governo.

GIUSEPPE CONTE E MARIO DRAGHI

 

A spiegare l'allarme che Draghi ha lanciato in Cdm è anche la ferma volontà di concludere al meglio il suo mandato con un «ordinato passaggio di consegne». Il premier vuole «fornire al nuovo governo un quadro organico delle attività in corso, degli adempimenti e delle scadenze ravvicinate».

 

Vuol chiudere il mandato in assoluta trasparenza, trasmettendo a chi prenderà il suo posto e ai ministri dell'esecutivo che verrà «tutte le informazioni utili al pronto esercizio delle proprie funzioni». Parole, ma non solo. Perché il passaggio della campanella con il prossimo o la prossima premier non sia un mero atto formale, Draghi ha chiesto a Roberto Garofoli di coordinare la chiusura dei dossier per garantire «la massima continuità». Ogni ministro dovrà individuare una figura incaricata di indicare al sottosegretario priorità e urgenze del dicastero in questione. «È il metodo Draghi - spiega un ministro -. Siamo in una fase di emergenza e perdere tempo non si può».

tweet sulla crisi del governo draghi 7conte draghi grillo 4giuseppe conte dopo l'incontro con draghi 2mario draghi al meeting di rimini 3MARIO DRAGHI AL MEETING DI RIMINI

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…