giuseppe conte luigi di maio

IL DOPPIO GIOCO DI GIGGINO – DA UNA PARTE DI MAIO SI SCHIERA A FIANCO DI CONTE: "VA DIFESO, METTERLO IN DISCUSSIONE È FOLLE”. DALL’ALTRA CHIEDE AL PREMIER, CHE SI È DIMENTICATO DI CHI LO HA MESSO A PALAZZO CHIGI, DI CALARSI LE MUTANDE: "SULL'AUTORITÀ DELEGATA, SULLA FONDAZIONE SI TROVI UNA QUADRA, SIAMO PERSONE ADULTE, UNA NAZIONE COME L'ITALIA NON PUÒ ESSERE OSTAGGIO DI QUESTE COSE’’ – GRILLO E DIBBA MUTI, IL CHE È UN ALTRO SEGNALE PERICOLOSO PER IL “PREMIER PER CAOS”

1. RENZI SU DI MAIO – DALL’INTERVISTA A RENZI DI MARIA TERESA MELI PUBBLICATA DAL "CORRIERE DELLA SERA"

giuseppe conte e luigi di maio

‘’Non lo sento da molte settimane. E sinceramente fatico a capire come il ministro degli Esteri del Paese che riceve più risorse dall' Ue possa dire no al Mes per vecchie ruggini sovraniste. Siamo i peggiori nel rapporto morti/popolazione, abbiamo una spesa pro capite per la sanità che è la metà di quella tedesca, abbiamo vaccinato un terzo delle persone che hanno vaccinato in Germania: rifiutare risorse per la salute è inspiegabile. Spero che l' inquilino della Farnesina possa spiegarlo ai colleghi grillini: non sono più quelli che andavano a braccetto con i gilet gialli. Oggi sono europeisti, dovrebbero ricordarselo’’.

renzi di maio

 

2. DI MAIO: BISOGNA TROVARE LA QUADRA MA SAREBBE FOLLE TOCCARE IL PREMIER

Emanuele Buzzi per il "Corriere della Sera"

 

Ore febbrili di contatti continui all' interno del Movimento. Le tensioni di governo preoccupano e non poco i vertici dei Cinque Stelle e anche il gruppo parlamentare.

L' incertezza è dominante. Tra i pentastellati c' è chi spinge per tornare alle urne e confrontarsi con il centrodestra, la maggioranza invece non esclude un rimpasto che porti a un Conte ter. A mediare in prima linea con le altre forze politiche di governo c' è Luigi Di Maio.

 

Il ministro degli Esteri nutre timori per come stanno andando le cose. Gli scenari che si prospettano sono molteplici e tra questi non è stato escluso il voto o addirittura un governo tecnico guidato da Mario Draghi. Sebbene si tratti di semplici ipotesi.

 

giuseppe conte beppe grillo luigi di maio 1

Di Maio ha chiari i rischi e lo ha detto senza mezzi termini ai suoi: «Spingere al voto il Paese nel pieno della terza ondata sarebbe un fallimento, rischiamo di compromettere i fondi del Recovery. Senza quei 209 miliardi l' Italia è morta, non c' è futuro. Se si va a votare il Recovery rischia di saltare».

 

L' ex capo politico del Movimento è consapevole che votare in piena pandemia potrebbe essere un boomerang per la credibilità di tutto il Paese: «L' immagine che rischieremmo di dare al mondo sarebbe pessima, con i mercati finanziari che reagirebbero colpendo la nostra economia», è il ragionamento su cui insiste il ministro degli Esteri.

LUIGI DI MAIO MATTEO RENZI

 

L' ex leader sa che il Movimento deve far valere la sua voce, la sua forza parlamentare. Sa che i renziani sono pronti allo strappo. Una situazione che gli ricorda da vicino quanto successo due anni fa con la Lega. Sottolinea quindi ai suoi interlocutori che il rischio di lasciare l' Italia in mano al centrodestra è concreto: «Il Movimento ha una responsabilità di governo e deve onorarla a differenza di quanto hanno fatto altri in passato, non può consegnare il Paese in mano a chi diceva che la mascherina non serve».

 

Di Maio è pronto a schierarsi a fianco del premier e difendere la stabilità politica: «Conte va difeso, metterlo in discussione è folle», dice. Insomma, l' ex capo politico allo stato attuale non vede un piano b che tocchi il vertice di Palazzo Chigi, che è visto come una garanzia dal Movimento e dai principali alleati di governo.

 

giuseppe conte luigi di maio

L' orizzonte di un rimpasto che porti a un Conte ter rimane sul tavolo e i nodi da sciogliere all' interno della maggioranza sono tanti e tali da richiedere una verifica approfondita. Tuttavia Di Maio è ancora fiducioso di trovare una soluzione che scongiuri la crisi: «Sull' autorità delegata, sulla fondazione si trovi una quadra, siamo persone adulte, una nazione come l' Italia non può essere ostaggio di queste cose», è il messaggio chiaro che affida ai canali diplomatici in queste ore.

 

Meno di cento ore per districarsi in un guazzabuglio complesso.

grillo di battista

In questo frangente il clima all' interno del Movimento pare ricompattarsi, almeno a livello dei big. Sul tavolo non ci sono novità che possano alimentare ulteriori divisioni: si attende l' evolversi degli eventi. Di sicuro tutte le incertezze hanno un riverbero indiretto anche sul futuro organo collegiale dei 5 Stelle: eventuali elezioni anticipate «costringerebbero» diversi big a scendere in campo.

 

A complicare ulteriormente il quadro internamente, si aggiungono le sanzioni pendenti su alcuni parlamentari.

Con tanto di pressioni di parte per prendere provvedimenti severi: da un lato c' è chi vorrebbe cacciare i sette Cinque Stelle che non hanno rendicontato nulla nel 2020 (tra loro figura dal sito tirendiconto.it anche un senatore, Emanuele Dessì). Dall' altro lato c' è chi vuole punire chi ha votato no sul Mes (anche in questo caso c' è un senatore, Mattia Crucioli). Fuochi incrociati che rischiano di rendere ancora più traballante la maggioranza a Palazzo Madama.

conte di maio

 

Ma nel gruppo ci sono diversi «pompieri»: «Non è il momento di gettare benzina sul fuoco. Aspettiamo. Le urgenze sono altre. Le nostre vicende interne possono essere rimandate ancora un po': la guida e la stabilità del Paese hanno la priorità e deve essere chiaro a tutti», chiosa un pentastellato. Parole che suonano come la quiete prima della tempesta.

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…