ignazio vincenzo visco

DUE PERICOLOSI POPULISTI ATTACCANO UNIONE EUROPEA E GERMANIA PER LA SCELLERATA GESTIONE DELLE CRISI BANCARIE. SALVINI E LE PEN? NO, IGNAZIO E VINCENZO VISCO! - IL GOVERNATORE DI BANKITALIA: 'AVEVAMO DETTO ALL'UE CHE L'ADOZIONE RETROATTIVA DEL BAIL-IN SAREBBE STATA TRAUMATICA. NON CI HANNO ASCOLTATO. ORA LE REGOLE VANNO CAMBIATE' 3. L'EX MINISTRO: 'LA PERVICACIA CON CUI SCHAEUBLE E LA BUNDESBANK CONTINUANO A PORTARE AVANTI LA LORO LINEA INCURANTI DELLE MACERIE FA TEMERE CHE I GRUPPI DIRIGENTI TEDESCHI ABBIANO GIÀ DECISO DI CONSIDERARE CHIUSA L’ESPERIENZA DELL’EURO SE NON DELLA STESSA UNIONE'

 

1. IGNAZIO VISCO: BANCHE ITALIANE BEN PATRIMONIALIZZATE. RIVEDERE IL «BAIL-IN»

Maximilian Cellino per www.ilsole24ore.com

ignazio visco   ignazio visco

 

Le banche italiane sono ben patrimonializzate e non occorrono ulteriori aumenti di capitale, ma qualcosa nel meccanismo di prevenzione delle crisi del sistema finanziario non ha funzionato a dovere e occorre rivedere alcune delle nuove norme sul “bail in” adottate a livello europeo Ha soprattutto due temi a cuore il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco: la solidità del sistema del credito italiano e la possibile correzione di meccanismi che lo stanno penalizzando oltre i demeriti. E li sottolinea a chiare lettere nel consueto intervento al Congresso Assiom Forex.

ignazio visco mario draghiignazio visco mario draghi

 

Guardare avanti e ridurre i costi di struttura delle banche

«Le banche italiane sono ben patrimonializzate», ha affermato Visco questa mattina a Torino, sottolineando i meriti della «azione prudente e pressante della Vigilanza italiana e, da più di un anno, di quella europea». I crediti deteriorati sono infatti «ampiamente coperti da svalutazioni e garanzie», sostiene il Governatore, lasciando intendere che non sono necessari ulteriori aumenti di capitale agli istituti italiani e che occorre quindi guardare avanti, anche perché «la congiuntura favorisce la ripresa della redditività». «È il momento di affrontare e ridurre con decisione i costi di struttura, di porre le basi per una crescita robusta, che andrà a vantaggio delle banche stesse e del sistema economico nel suo complesso».

 

FAZIO E IGNAZIO VISCOFAZIO E IGNAZIO VISCO

Ma è rivolta soprattutto a Bruxelles, e ai rappresentanti italiani che siedono nelle sedi istituzionali dell’Unione europea l’appello forse più importante lanciato da Visco. Le nuove norme sul risanamento e sulla risoluzione delle crisi bancarie (Bank recovery and resolution directive, Brrd) contengono «una clausola, da avviare entro giugno 2018», che secondo Visco «è auspicabile che questa occasione sia ora sfruttata, facendo tesoro dell’esperienza, per meglio allineare la disciplina europea», aggiunge Visco. Il riferimento va chiaramente alle norme note come «bail in», appena entrate in vigore, che hanno anche in parte contribuito alle turbolenze sui mercati di gennaio.

 

JUNCKER RENZIJUNCKER RENZI

Visco ricorda infatti come non si sia tenuto conto, a differenza di quanto sottolineato a più riprese da Bankitalia e Mef, del fatto che un'applicazione immediata e retroattiva dei meccanismi di salvataggio «avrebbe potuto comportare, oltre che un aumento del costo e una rarefazione del credito all'economia, anche rischi per la stabilità finanziaria», anche in relazione con il «trattamento dei creditori in possesso di passività bancarie sottoscritto anni addietro».

 

DombrovskisDombrovskis

«Sarebbe stato preferibile un passaggio graduale e meno traumatico, tale da permettere ai risparmiatori di acquisire piena consapevolezza del nuovo regime e di orientare le loro scelte di investimento in base al mutato scenario», ha ammesso Visco, ricordando che «un approccio mirato, con l'applicazione del bail-in solo a strumenti provvisti di un'espressa clausola contrattuale e un adeguato periodo transitorio avrebbero consentito alle banche di emettere nuove passività espressamente assoggettabili a tali condizioni».

 

Sulle 4 banche «abbiamo agito con tempestività»

piercarlo padoan margrethe vestagerpiercarlo padoan margrethe vestager

Non manca, nel discorso al Forex, una difesa a tutto campo dell’operato di Bankitalia nella vicenda delle banche in difficoltà recentemente salvate: nel caso di Banca Etruria, Carichieti, Banca Marche e Cariferrara, come in tutti gli altri casi di crisi bancaria affrontati dalla Vigilanza (circa 100 negli ultimi 15 anni), si è agito «con attenzione e tempestività nel rispetto delle norme esistenti».

 

Non c’erano quindi soluzioni alternative, secondo Visco, «data l’irreversibilità del dissesto e l’emergere di insostenibili tensioni di liquidità». La valutazione particolarmente conservativa delle sofferenze delle banche in questione corrisponde invece «all’approssimazione del valore teorico che avrebbero assunto, in media, nell’ipotesi di una loro immediata cessione sul mercato».

 

Gli istituti non sono stati salvati con «risorse pubbliche»

PADOAN VISCO GUZZETTI PATUELLIPADOAN VISCO GUZZETTI PATUELLI

I costi del salvataggio «sono stati sopportati, oltre che dai detentori di azioni e obbligazioni subordinate, per la maggior parte dal sistema bancario attraverso il neo-costituito Fondo di Risoluzione» , ha aggiunto il Governatore, tenendo a sottolineare in modo particolare che «non vi sono stati trasferimenti di risorse pubbliche».

 

RENZI PADOANRENZI PADOAN

A questo proposito, Visco ha aggiunto che «tra le iniziative che il sistema bancario italiano deve considerare per contenere i costi di una crisi per i risparmiatori rientra la predisposizione di meccanismi volontari di intervento, aggiuntivi rispetto ai sistemi obbligatori di garanzia dei depositanti». Ilcosto di quest’ultimo meccanismo, che non figurerebbe un aiuto di Stato, sarebbe a carico quindi del sistema bancario, e «sarebbe compensato dai benefici che ne trarrebbero tutti gli intermediari, grazie alla rafforzata fiducia e all’accresciuta stabilità del sistema».

 

 

2. UNA UE CHE NON HA PIÙ CERTEZZE

Vincenzo Visco per ''Il Sole 24 Ore''

 

vincenzo viscovincenzo visco

Il 2016 si prospetta come un anno molto complicato per l’Europa che può vedere compromessa la sua stessa esistenza. Le difficoltà economiche permangono e la crescita risulta debole e a rischio; le crisi bancarie in Portogallo, ma soprattutto in Italia, possono far precipitare l’Unione in una crisi anche più grave che nel 2011. Il fatto che si esiti ad affrontarle con misure adeguate alimenta gli istinti speculativi dei mercati. Da questo punto di vista la decisione della Commissione di bloccare la bad bank italiana è semplicemente irresponsabile.

vincenzo visco vincenzo visco

 

Il rischio che il referendum britannico sulla permanenza nella Comunità possa avere un esito negativo è reale e, al momento attuale, crescente. La eventuale uscita del Regno Unito potrebbe determinare un effetto domino micidiale: la Scozia potrebbe ribadire la sua volontà di restare nella Comunità e quindi dichiarare la propria indipendenza; uscita l’Inghilterra, anche i Paesi del nord avrebbero minori ragioni per una loro permanenza. Le spinte secessionistiche in altri Paesi (Spagna, ma non solo) potrebbero rafforzarsi. Ila Brexit inoltre diventerebbe più probabile se si prospettasse un’altra crisi greca, evento del tutto possibile dal momento che il programma imposto al Paese è apparso fin dall’inizio di difficilissima, se non impossibile, realizzazione e di improbabile successo.

 

schaeuble merkel nel 1999schaeuble merkel nel 1999

A questa situazione va ancora aggiunta la violazione di fondamentali regole democratiche da parte di alcuni Paesi europei: l’Ungheria di Orban (ormai da diversi anni, senza nessuna reazione da parte della Commissione e dei Paesi leader), e più recentemente la Polonia di Kaczynski, nei confronti della quale le reazioni sembrano esserci e saranno fonte di conflitto. Ambedue i governi, comunque, sono fortemente euroscettici.

MERKEL E SCHAEUBLEMERKEL E SCHAEUBLE

 

Altri Paesi come l’Austria e la Danimarca sono stati indotti dalla pressione delle opinioni pubbliche ad assumere posizioni radicali nella gestione del problema della immigrazione.

 

In sostanza l’Europa appare sempre più balcanizzata, percorsa da spinte nazionalistiche sempre più forti, e incapace di ogni reazione.

 

I partiti più radicali di destra e di sinistra conquistano spazio in tutti i Paesi: dalla Francia, dove solo un sistema elettorale che consente di escludere il 25 o più per cento del corpo elettorale, e che comincia giustamente ad essere posto in discussione, ha evitato che si materializzasse il successo del Fronte popolare, alla Spagna (ancora in cerca di un governo), al Portogallo.

 

weidmann schaeubleweidmann schaeuble

All’origine di questo disastro vi sono due fattori principali: la crisi economica e il fenomeno dell’immigrazione. La crisi del 2007 ha avuto dimensioni epocali e, come quella del 1929, rischia di avere conseguenze politiche devastanti in Europa dove la leadership tedesca ha imposto una terapia insensata, ispirata agli interessi di breve periodo della Germania, ma assolutamente iatrogena per tutti gli altri, che ha spinto le economie del continente a divergere sempri di più e a scaricare sui ceti più deboli tutto il costo dell’aggiustamento, creando insicurezza, paura e risentimento, e anche mettendo a rischio la ripresa mondiale affidata solo agli sforzi degli Stati Uniti.

 

weidmann draghi weidmann draghi

La pervicacia con cui il ministero delle Finanze tedesco e la Bundesbank continuano a portare avanti la loro linea incuranti delle macerie materiali e morali che essa ha provocato fa temere che in verità i gruppi dirigenti tedeschi (o una loro parte) abbiano già deciso di considerare chiusa l’esperienza dell’euro se non della stessa Unione.

 

Jens Weidmann e Angela MerkelJens Weidmann e Angela Merkel

Per quanto riguarda l’immigrazione la minaccia di una vera e propria invasione dal sud è reale, così come sono fondate le preoccupazioni delle popolazioni europee. Tuttavia il problema non è gestibile con recinzioni e respingimenti. Si tratta infatti di oltre 20 milioni di potenziali migranti, di disperati che dal Medioriente e dall’Africa fuggono da guerre, carestie, desertificazioni, collasso degli Stati, violenze gratuite. Solo un intervento coordinato, non solo dell’Europa, ma della comunità internazionale, orientato sia a ristabilire la pace, sia a fornire generose erogazioni tipo piano Marshall, possono darci la speranza di non essere invasi e travolti in un modo o nell’altro, in tempi non brevissimi.

 

Stando così le cose, è evidente che ciò che manca è la politica. Sarebbe necessaria una iniziativa di alto livello e ad ampio ragio che fosse in grado di affrontare sia la questione economica che quella dell’immigrazione. È anche evidente che la guida dell’iniziativa non potrebbe che essere degli Stati Uniti e delle Nazioni Unite, ma gran parte dei costi dovrebbe essere affrontata dall’Europa che sarebbe il beneficiario principale dell’operazione.

 

jaroslaw kaczynskijaroslaw kaczynski

Sarebbe quindi opportuno che questi problemi venissero per lo meno posti formalmente sul tappeto nella loro interezza ed esplicitandone il collegamento. Nella situazione attuale le polemiche, le punture di spillo che si scambiano i protagonisti della politica europea servono veramente a poco.

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…