L’“EBREO PERSEGUITATO” BERLUSCONI SI ATTOVAGLIA AL RISTORANTE KOSHER DEL GHETTO E INCONTRA “CASUALMENTE” PACIFICI: RITIRA LA FRASE INCRIMINATA

Giacomo Galeazzi per "La Stampa"

Non c'è stato chiarimento, l'offesa rimane e se ne dovrà discutere nelle sedi istituzionali». Il presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici racconta «l'incontro casuale» con l'ex premier in un ristorante kosher del Ghetto. «Berlusconi si è scusato per l'inaccettabile paragone tra la condizione dei suoi figli e quella degli ebrei durante l'Olocausto e, davanti a testimoni, si è impegnato a farlo togliere dalla seconda edizione del libro di Vespa».

Dopo le fatiche del Consiglio Nazionale sabato il Cavaliere ha scelto uno storico locale della Capitale per rilassarsi. A tavola con lui una decina di persone, tra cui la fidanzata Francesca Pascale (che qualche giorno fa aveva pranzato nello stesso ristorante con alcune amiche), Rocco Crimi con la moglie Esther, Maria Rosaria Rossi e Simone Furlan dell'«Esercito di Silvio». L'ex capo del governo, spiegano i fratelli Dabush proprietari del locale, ha chiesto di assaggiare le specialità della cucina, mangiando cus cus, antipasti, carciofo alla giudia e dolci.

«Era appena terminato Shabbat e non sapevo nulla del malore che aveva avuto, ma mi ha colpito per il suo viso molto pallido, stanco e provato, non lo avevo mai visto così affaticato nei colloqui che abbiamo avuto in passato - sottolinea Pacifici -. Gli ho detto che non era quella l'occasione per chiarirsi, che non funziona così. Lui mi ha riferito un dialogo con un parlamentare israeliano sulla differenza tra gli ebrei pessimisti che si salvarono dalla Shoah emigrando e quelli ottimisti che rimasero in patria malgrado le persecuzioni e finirono nei lager. Io ho ribadito che il contesto era del tutto diverso e che il paragone restava del tutto fuori luogo».

Rimandando alle «sedi istituzionali» il chiarimento con le comunità ebraiche, Pacifici propone dunque di togliere dalla seconda edizione già in ristampa la frase che tante polemiche ha suscitato. «Berlusconi ha acconsentito e se manterrà l'impegno ciò sarà un primo segnale positivo», osserva il leader degli ebrei romani.

Quindi Berlusconi «ha ripetuto di essere amico di Israele e del popolo ebraico». Allentata la tensione, Berlusconi gli confida: «Stasera è la prima volta in tre anni che metto piede in un ristorante». E in effetti, commenta adesso Pacifici, «sembrava come uno che si risveglia da un lungo letargo, mi ha choccato».

A un certo punto il figlio 13enne di Pacifici e i suoi amici chiedono una foto con l'ex premier che si presta di buon grado e annuncia una barzelletta. «Mi raccomando, presidente, faccia attenzione: qui le barzellette sugli ebrei le raccontiamo solo noi», scherza Pacifici. Il Cavaliere sorride. Il viso appare più disteso.

Racconta la storiella (autoironica) dell'aereo in avaria dove viaggiano Obama, il Papa e lo stesso Berlusconi. Ci sono solo due paracaduti. Obama acciuffa il primo e si butta: «Sono il capo della nazione più potente del mondo». Berlusconi fa lo stesso: «L'Italia non può perdermi». Restano a bordo il Papa che con l'equipaggio si accinge a pregare in attesa della fine, ma il comandante lo interrompe: «Guardi che invece dei paracadute hanno preso i nostri zaini».

Pacifici gli fa notare che una settimana fa nello stesso locale aveva pranzato con Renzi e Berlusconi non fa una piega.«Al sindaco di Firenze avevo parlato di mia nonna e della deportazione degli ebrei da Firenze settant'anni fa - precisa Pacifici -. Adesso mi è arrivata da Gerusalemme la comunicazione che al Museo dell'Olocausto attendono la visita di Renzi».

La «pacificazione» ufficiale non c'è ancora stata, però, ammette Pacifici, «nessuno mette in dubbio l'amicizia di Berlusconi con Israele e il popolo ebraico». A chiudere la vicenda «sarà un incontro al quale parteciperanno i vertici dell'unione delle comunità ebraiche».

 

 

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