valeria fedeli

FEDELI AL PEZZO DI CARTA: ''SULLA LAUREA SI È TRATTATO DI UNA LEGGEREZZA LESSICALE, MA C'È TROPPA AGGRESSIVITÀ''. AVVERTITE LA DURA SINDACALISTA CHE QUANDO UNO DIVENTA MINISTRO DELL'ISTRUZIONE, LA GENTE VA A VEDERE IL SUO CURRICULUM - MELANIA RIZZOLI: ''UN CASO GROTTESCO, NON HA IMPARATO DAGLI ALTRI CHE HANNO TRUCCATO LE BIOGRAFIE PER COMPLESSO DI INFERIORITÀ?''

1. IL DIPLOMA DI LAUREA? FORSE UNA LEGGEREZZA MA TROPPA AGGRESSIVITA’

Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera

 

LA LAUREA DI VALERIA FEDELILA LAUREA DI VALERIA FEDELI

Al termine di un' altra giornata segnata dagli attacchi delle opposizioni e dall' ironia sui social network, Valeria Fedeli, neoministro all' Istruzione, si rifugia nel suo nuovo ufficio. E si sfoga. «Perché posso aver commesso una leggerezza, ma finire sotto accusa in questo modo davvero non me lo sarei mai aspettato». È affranta, ma a mollare non ha mai pensato. «Scherziamo? Io sono una persona seria. Se volevo mentire o truffare non avrei mai messo nel mio curriculum diploma di laurea, ma avrei scritto laurea e basta».

 

VALERIA FEDELI CANCELLA LA LAUREA DAL CURRICULUM DOPO ESSERE STATA BECCATAVALERIA FEDELI CANCELLA LA LAUREA DAL CURRICULUM DOPO ESSERE STATA BECCATA

Il caso è fin troppo noto. Denunciato con un messaggio inviato due giorni fa al sito Dagospia dall' ex deputato pd Mario Adinolfi, diventato adesso uno dei leader del popolo del Family day . «La ministra - aveva evidenziato Adinolfi spalleggiato da Massimo Gandolfini, che del Family day è inventore e promotore - sostiene di avere un diploma di laurea in assistente sociale, ma mente. Quello è soltanto un diploma. Quindi deve dimettersi». Ieri la scheda ufficiale sul sito personale della ministra è stata modificata in modo, hanno spiegato i suoi collaboratori, «da evitare ogni ambiguità».

 

Il confronto avuto con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni l' ha rassicurata, perché le è stata espressa «piena fiducia». I messaggi di solidarietà sono stati moltissimi. Ma certo gli attacchi bruciano «soprattutto per una come me che ha sempre fatto la sindacalista e non ha mai sfruttato nulla. Lo voglio ripetere in maniera chiara: questo titolo non l' ho mai usato, non mi è mai servito. Nel 1987 c' è stata la possibilità di farlo equiparare, ma io già facevo la sindacalista, avevo preso una strada completamente diversa».

PIERLUIGI BERSANI VALERIA FEDELIPIERLUIGI BERSANI VALERIA FEDELI

 

Fedeli ha un temperamento forte, un carattere deciso. La sua chioma rosso fuoco è diventata famosa dentro e fuori il Parlamento. Convinta sostenitrice del Sì al referendum sulle riforme era intervenuta qualche giorno prima della consultazione a L' Aria che tira , programma di La7 condotto da Myrta Merlino, per assicurare che avrebbe lasciato la poltrona. E anche per questo adesso è finita al centro delle polemiche che infuriano contro tutti coloro - Renzi e Boschi in testa - che avevano preso l' impegno pubblico di «abbandonare la politica in caso di sconfitta».

 

Fedeli è consapevole che la bufera non passerà in tempi rapidi, ma non si scoraggia. «Io vivevo a Milano e facevo la maestra d' asilo. Poi ho frequentato la Unsas, scuola laica per diventare assistente sociale, ma è un mestiere che non ho mai fatto. Sono andata a lavorare al Comune di Milano entrando al 7° livello e andando via allo stesso livello. Io sono sempre stata sindacalista. E non ho mai avuto alcun beneficio da quel pezzo di carta. Capisco e comprendo tutto, ma sono veramente sconcertata da tanta aggressività».

 

valeria fedeli maria elena boschi carfagna mansi  valeria fedeli maria elena boschi carfagna mansi

Due giorni fa, appena la vicenda era diventata pubblica aveva espresso la convinzione che fosse «un caso montato ad arte». Perché, aveva argomentato «guarda caso sono stati quelli del Family day a tirare fuori questa storia. Loro mi detestano per essermi schierata contro, per aver difeso la teoria del gender ed evidentemente non possono accettare che mi occupi di scuola.

 

Eppure per me parla la mia storia politica, io sono sempre stata seria e coerente nell' affrontare i problemi. E lo farò anche adesso, senza farmi intimidire». Una posizione ribadita ieri: «Spero di potermi occupare della scuola, dei problemi veri.

 

Di questo voglio parlare, degli studenti, degli insegnanti, di quello che si deve fare per far funzionare la pubblica istruzione». In attesa che la bufera passi davvero.

fsarzanini@corriere.it.

 

 

2. CHI INVENTA LAUREE NON HA COMPLESSI: E’ DAVVERO INFERIORE

VALERIA FEDELI BOLDRINIVALERIA FEDELI BOLDRINI

Melania Rizzoli per Libero Quotidiano

 

E niente. Proprio non ce la fanno. Sul titolo di laurea alcuni nostri politici non resistono, rivelano tutto il loro provincialismo mascherato, la loro cultura elementare, e si rottamano da soli in un attimo, con una sola mossa sbagliata, scelta incautamente per sopprimere il complesso di inferiorità a loro parere non consono al ruolo acquisito, marchiandosi a vita come «furbetti del quartierino» o, peggio, come bugiardi patentati.

 

Evidentemente le cronache degli anni passati non hanno insegnato loro nulla, semmai le abbiano lette.

Dunque, un nuovo ministro appena nominato nel neo-governo Gentiloni ha dichiarato una laurea mai conseguita nel proprio curriculum, per arricchirlo di un titolo accademico di merito, firmando quindi il falso. A rendere più grottesco l' episodio è che il ministero assegnatogli è quello dell' Istruzione, che coordina, regola e legifera sulla Scuola e gli Istituti di Ricerca e Università d' Italia.

 

valeria fedelivaleria fedeli

Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato, deputato Pd e oggi neo-ministro, che ha prestato giuramento di fronte al presidente della Repubblica, è una persona che godeva la stima di molti, per la sua storia e il suo impegno nel sindacato, in difesa dei diritti e dei doveri dei più deboli, e aveva l' aura di chi ha lavorato duramente per arrivare in Parlamento e oggi al governo, reputazione immediatamente svanita da una sola falsa dichiarazione.

 

Eppure lei, che si definisce nel profilo Twitter «una sindacalista pragmatica», avrebbe dovuto sapere che, nel governo di cui entrava a far parte, ci sono ministri non laureati, come Andrea Orlando alla Giustizia, Beatrice Lorenzin alla Sanità e Giuliano Poletti al Lavoro, che non sono stati affatto penalizzati dalla mancanza del titolo accademico, tanto che, dopo la loro prima nomina, sono stati tutti e tre riconfermati con il solo loro bel diploma.

valeria fedelivaleria fedeli

 

Valeria Fedeli forse si era fatta influenzare dall' ex viceministro del governo Monti,quel Michel Martone che definì, in una famosa trasmissione tv, «sfigati» i giovani che si laureavano dopo i 28 anni,considerandoli sfaccendati e provocando una coda di polemiche, che accesero l' attenzione proprio sulle lauree dei politici nostrani, soprattutto su quelle conseguite da alcuni deputati dopo essere entrati in Parlamento e in età molto più che matura di quella dei normali laureandi, come quelle di Gianni Alemanno a 46anni, di Mario Baccini a 52, di Piero Fassino laureatosi nel 1998 e di Claudio Scajola diventato "dottore" a ben 56 anni.

 

La neo-ministra si sarà anche chiesta che se venivano considerati sfigati da un rappresentante delle istituzioni i comuni laureati fuoricorso,come potevano essere considerati dall' opinione pubblica quelli come lei che una laurea non l' avevano mai presa e che ricoprivano addirittura un posto di governo?

 

Ecco allora emergere impetuoso in lei, che si definisce, sempre nel profilo Twitter anche «riformista», il desiderio di riformare il suo senso d' inferiorità, la sua frustrazione per il merito mancato, l' intima convinzione di non essere all' altezza senza quel titolo di studi, la delusione di non essere considerata autorevole nel proprio ruolo, il rimpianto di non aver avuto la volontà di studiare, per cui ha aggiunto senza esitazione quel falso titolo di studio al curriculum, firmandolo poi in calce.

valeria fedelivaleria fedeli

 

Non si spiegherebbe altrimenti un comportamento del genere, che le ha dato immediatamente l' onore delle cronache, il disonore della menzogna e incrinato il merito della sua recentissima promozione.

 

Valeria Fedeli forse non sapeva, nel momento in cui inseriva la finta laurea nel curriculum vitae, di aver utilizzato quella che in psichiatria si definisce «tecnica del rinforzo positivo», atta a inibire la specifica mortificazione e eliminare il senso di inferiorità del quale il paziente vuole liberarsi assolutamente, programmando il passaggio immediato a un gradino più alto e quindi a una gratificazione più soddisfacente, con i mezzi che ritiene più opportuni e vantaggiosi.

 

Valeria Fedeli forse non sapeva nemmeno che altri colleghi politici, alcuni dei quali hanno avuto carriere molto più importanti della sua, non hanno mai mentito sulla loro mancanza di uno straccio di laurea, come due ex presidenti del Consiglio, Bettino Craxi e Massimo D' Alema, o come i leader di partito Francesco Rutelli, Matteo Salvini, Umberto Bossi, Walter Veltroni, e come gli ex ministri Livia Turco, Altero Matteoli e Giorgia Meloni.

 

valeria fedelivaleria fedeli

Valeria Fedeli forse dimenticava che molti personaggi famosi, che hanno fatto carriere importanti, non hanno mai conquistato la corona di alloro, né ambito ad averla, pur essendo arrivati sui libri di storia come i Nobel per la letteratura Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale e Dario Fo (per non parlare di Benedetto Croce e Gabriele D' Annunzio), o a essere riconosciuti quali autentiche star del giornalismo come Enrico Mentana ed Enzo Biagi, o aver rivoluzionato la tecnologia mondiale come il visionario e indimenticato Steve Jobs, o come Mark Zuckerberg che ha inventato Facebook, la piattaforma più usata sul pianeta. E soprattutto nessuno di loro ha mai avuto un complesso di inferiorità per non avere una laurea.

 

Valeria Fedeli, comunque, le va dato atto, ha replicato subito al polverone di critiche sollevato dal suo falso in atto pubblico, definendolo però non un suo colpevole errore,una sua riconosciuta debolezza, una sua inconscia fragilità, bensì un suo, leggete bene, «problema lessicale fatto in buona fede». Che, detto da un neo-ministro dell' Istruzione, non è di certo un buon inizio.

 

 

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