conte emiliano meloni fitto

FUOCO DI PUGLIA – QUI LO SCERIFFO EMILIANO E IL FIGHETTO FITTO POSSONO VINCERE O PERDERE PER UN VOTO. TUTTI I SONDAGGI COINCIDONO: PARTITA APERTA. SE IL CENTRODESTRA LUNEDÌ CANTERÀ VITTORIA, DEVE SOLO RINGRAZIARE QUEL CARTONATO DI ZINGA CHE, PUR SAPENDO DELL’ASTIO DEI GRILLINI NEI CONFRONTI DEL PANZONE PER TAP, XYLELLA E ILVA, L’HA VOLUTO RICANDIDARE, ANZICHÉ SCEGLIERE BOCCIA. E ORA TREMA…

Fabrizio Roncone per il Corriere della Sera

 

GIUSEPPE CONTE E MICHELE EMILIANO

Qui, in Puglia, Michele Emiliano e Raffaele Fitto possono vincere o perdere per un voto, per una scheda annullata. Tutti i sondaggi coincidono: partita aperta. Se vi piace scommettere, questo è il posto giusto.

 

Però adesso state a sentire: in un pomeriggio bollente, in un cinema sotto un cavalcavia, l'«Anchecinema Royal», nella penombra, nel tanfo appiccicoso di chiuso, davanti a un pubblico distanziato e mistico, Emiliano, il governatore uscente, svela la sua mossa del cavallo. «All' elettorato grillino propongo il voto disgiunto: una croce per il loro partito, una croce per me».

emiliano fitto

Bisogna vedere quanti ci cascano.

 

«Se non ci cascano, consegnano la Puglia alla destra e alla Lega».

Senza considerare i rischi che correrebbe il governo.

«Infatti: devo vincere anche per Di Maio, e per mettere in sicurezza Palazzo Chigi».

 

Di Maio però è sceso a fare propaganda per la candidata del M5S, Antonella Laricchia.

«Lasciamo stare. La politica, spesso, è un gioco crudele e complesso» (in effetti, la grillina Laricchia - non casualmente l' ex barman Alessandro Di Battista si scomoda per essere con lei domani sul palco nel comizio finale - ad un certo punto raccontò: «Io con Luigi, se continua così, non voglio parlare più. Non fa che chiedermi di desistere, di mollare la candidatura e lasciare campo libero a Emiliano... Vogliono la mia testa? Beh, dovranno tagliarmela»).

MICHELE EMILIANO FIRMA ASSUNZIONI NELLA SANITA

 

Poi Emiliano risale sul palco con il sindaco Antonio De Caro e attacca un comizio dei suoi, il vocione e la postura da magistrato in aspettativa - «Mantenere un lavoro mi rende libero» - che si è fatto prima dieci anni filati da sindaco di Bari, dal 2004 al 2014, soprannominato Sceriffo, la legalità vista e applicata da sinistra, e poi questi ultimi cinque al comando della regione, costretto ad affrontare questioni drammatiche - oltre al Covid, pure Tap, Xylella e Ilva, «che voglio decarbonizzare!» - in continuo lacerante conflitto con capi e sergenti del Pd, alla fine però sempre costretti a fidarsi di questo omone fintamente brusco e invece grandioso comunicatore, ambizioso e scaltro (« aggiunga anche testardo, così quelli del centrodestra s' innervosiscono»).

MICHELE EMILIANO LUIGI DI MAIO

 

Il centrodestra non riusciva a presentarsi unito da quindici anni e a questo giro ci prova schierando Fitto: con il suo viso da liceale - ma ormai ha 51 anni - tutto perfettino, la riga ai capelli, la riga ai pantaloni, mai una briciola di forfora sulla giacca blu, Fitto è l' ultimo dei berluscones in circolazione a nutrire ancora esplicite velleità di potere e infatti si ricandida alla guida della Puglia dopo averla già governata dal 2000 al 2005 ed essere stato nel frattempo anche ministro, deputato ed europarlamentare.

 

 

Di Battista Laricchia

Un professionista della politica che non ha mai lavorato, nel senso che non ha mai fatto un lavoro normale, sempre invece a contare preferenze e tessere, secondogenito di un influente democristiano pugliese morto tragicamente e quindi all' inizio democristiano pure lui, prima di incontrare il Cavaliere, di cui diventa - per lunghi e strepitosi anni - un ufficiale modello.

 

 

Poi un pomeriggio portano allo zio Silvio, che già cominciava ad avere dubbi sulla lealtà del giovane pupillo, i dati dei suoi passaggi televisivi: sono tragici.

Come compare il faccino di Fitto, la gente cambia canale. Il Cavaliere, all' inizio, usa toni suadenti. Ma il pupillo, scocciato, scuote la testa. Così il Cavaliere sbotta: «Raffaele, sei solo un parroco di Lecce!». Segue parapiglia, nel corso del quale sembra che Denis Verdini abbia detto a Daniele Capezzone, altra pecora nera che pascolava nel cortile di Palazzo Grazioli: «A te, invece, ti impicco a un albero».

Vabbè.

Altri tempi.

 

ANTONELLA LARICCHIA

Adesso Fitto è stato arruolato da Giorgia Meloni, che l' ha imposto allo stesso Cavaliere (ancora malmostoso) e a Matteo Salvini, che gli avrebbe preferito invece Trifone Altieri detto Nuccio, personaggione: prima di litigarci, infatti, questo Altieri era così legato a Fitto da volerlo addirittura come testimone di nozze, divenute poi leggendarie un po' per lo sfarzo di stampo mediorientale, un po' perché nella lista dei regali lo sposo aveva infilato un trullo adocchiato tra gli ulivi di Polignano a Mare: «Regalatemelo, ci ricorderà per sempre questo meraviglioso giorno».

 

La campagna elettorale di Fitto è stata più sobria. La Meloni, per sostenere il suo personale candidato, è addirittura venuta in vacanza a Cisternino (mattina spiaggia, pomeriggio comizio); Salvini è sceso spesso, ma siccome è terrorizzato dall' idea di prendere meno voti di Fratelli d' Italia, ogni volta ha accuratamente evitato di nominare Fitto. Tajani s' è presentato sabato scorso sorridendo a tutti.

MICHELE EMILIANO E MATTEO RENZI

 

Bisogna riconoscere che questa campagna elettorale ha mantenuto toni accettabili. Laricchia (36 anni, studentessa di Architettura) l' ha attraversata dentro un grillismo antico.

Ivan Scalfarotto è stato abbastanza oscurato dai due che l' hanno candidato: Matteo Renzi e Carlo Calenda.

 

All' apparenza: una candidatura di pura testimonianza. In realtà può spostare quei punticini sufficienti a far perdere Emiliano (infatti furibondo).

 

michele emiliano carlo calenda

Gongola Renzi, vecchi rancori personali, e mentre dice una cosa - «Con Calenda siamo qui alleati per un esperimento politico» - probabilmente ne pensa soprattutto un' altra: e cioè che se riuscisse davvero a far perdere Emiliano, a Palazzo Chigi poi servirebbe magari un bel rimpastone e al Pd, forse, un nuovo segretario (tipo il suo amico Stefano Bonaccini).

 

Meno sofisticato Calenda: «Emiliano? Uno che fa dodici ricorsi per l' Ilva e li perde tutti, è una sega come politico e una schiappa come magistrato» (very british).

lopalco

 

Variabili per Emiliano: il peso che possono avere le regole anti-Covid sull' affluenza ai seggi (nel 2015, i votanti furono il 51,16%); l' effetto provocato dall' assunzione di centinaia di precari a Taranto e a Brindisi e le moltissime liste civiche varate a suo sostegno (una la guida l' epidemiologo Pier Luigi Lopalco, che per racimolare voti s' è pure travestito da Piero Pelù); poi per Emiliano ci sono un paio di endorsement: quello un po' stiracchiato di Vendola e quello più entusiasta del premier Conte, che starebbe facendo pressione su molti parlamentari pugliesi.

 

Chicca finale: tutti colpiti dall' assenza, sulla scena, di Massimo D' Alema. Che però, qualche giorno fa, a Capalbio, diceva che «Michele è sotto di dieci punti» (quando puoi mettere una buona parola per gli amici, la metti).

raffaele fitto ursula von der leyen BERLUSCONI BOSSI BUTTIGLIONE CASINI FINI FITTORAFFAELE FITTOraffaele fitto lorenzo cesaSALVINI MELONI FITTO 1 fitto berlusconiforza italia contro raffaele fittoRAFFAELE FITTOALFANO - FITTO - VERDINImichele emiliano basket

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…