GIORGIA MELONI HA UN NUOVO NEMICO: I GIORNALISTI DE' SINISTRA - STORACE: “TUTTI QUEI GIORNALISTI CHE SI INCHINAVANO AL PASSAGGIO DI CONTE E DRAGHI ORA SI SFOGANO CONTRO LA NUOVA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. HANNO SPARSO SALIVA A ONDATE QUANDO C'ERANO GLI ALTRI PREMIER, ADESSO FANNO GLI INFEROCITI” - IL NUOVO ATTACCO DI RULA JEBREAL ALLA MELONI: “AGENDO COME UN AUTOCRATE, IL PRIMO MINISTRO ITALIANO COGLIE OGNI OPPORTUNITÀ PER INTIMIDIRE E DENIGRARE I GIORNALISTI. CHI LA DENUNCIA VIENE MINACCIATO, VITTIMA DI BULLISMO E CENSURATO”

-

Condividi questo articolo


1 - IL SOVIET DEI GIORNALISTI: «BOICOTTARE LA MELONI»

Francesco Storace per “Libero quotidiano”

 

GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI CONFERENZA STAMPA MANOVRA GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI CONFERENZA STAMPA MANOVRA

Pd, Cinque stelle, Terzo Polo: spazio signori, c'è un quarto partito a sinistra e si chiama Fnsi. È la federazione della stampa italiana, una specie di soviet che ora si è messa in testa di sabotare la premier Giorgia Meloni.

 

Tutti quei giornalisti che si inchinavano al passaggio di Giuseppe Conte e Mario Draghi; quelli che applaudivano in piedi l'ingresso di SuperMario in conferenza stampa consentendogli di scegliersi le domande a cui rispondere; quelli che obbedivano al premier pentastellato a cui se osavi chiedere conto di ciò che non faceva, rispondeva al cronista: «Venga a farlo lei»; tutti costoro ora si sfogano contro la nuova presidente del Consiglio. Hanno sparso saliva a ondate quando c'erano gli altri premier, adesso fanno gli inferociti. E minacciano: l'altra sera il comunicato delirante della Fnsi.

GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI CONFERENZA STAMPA MANOVRA GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI CONFERENZA STAMPA MANOVRA

 

«Chi ricopre cariche pubbliche ha il dovere di rispondere alle domande. Né può pensare di liquidare con insinuazioni e dietrologie i giornalisti che cercano di ottenere risposte, perché questo in democrazia è un preciso dovere per chi fa informazione. INACCETTABILE Va per questo respinta con forza, perché inaccettabile nella forma e nella sostanza, la reazione della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alle richieste dei giornalisti di rivolgerle altre domande al termine della conferenza stampa di presentazione della manovra economica».

giorgia meloni conferenza stampa sulla manovra 5 giorgia meloni conferenza stampa sulla manovra 5

 

Con tanto di avvertimento minatorio: «Non sarebbe male se i cronisti prendessero l'abitudine, come pure talvolta è avvenuto in passa to, di non partecipare o abbandonare i comizi camuffati da conferenze stampa». Insolenza allo stato puro. Il web è pieno di immagini di di rettori che si prostrano all'arrivo del ministro della Salute Speranza; di Formigli che dà lezioni alla Melo ni «troppo aggressiva» (lo dice proprio lui...); o di chi leccava il premier Draghi dicendogli «se non ci fosse lei saremmo terrorizzati».

 

matteo salvini giorgia meloni conferenza stampa sulla manovra matteo salvini giorgia meloni conferenza stampa sulla manovra

Figuracce su figuracce e ora vengono a fare i duri e puri con il primo premier donna nella storia della Repubblica. Non è che un po' sessisti sono quelli che lo dicono sempre agli altri?

 

TIFO SCATENATO

La conferenza stampa dello scandalo è stata caratterizzata da perle inaccettabili. Vogliono fare domande, dicono, e poi quello che esce dalla boccuccia ai signori dei media cani da guardia (prima erano da salotto) è «lei non può fare una presentazione così lunga della manovra di bilancio».

 

MARIO DRAGHI CON I GIORNALISTI MARIO DRAGHI CON I GIORNALISTI

Oppure la polemica con la Francia «non le ha insegnato nulla»? No, queste non sono domande, ma esibizioni di arroganza che non c'entrano nulla con il mestiere dell'informazione. In realtà ci troviamo di fronte ad una stampa che in campagna elettorale tifava apertamente contro la paventata vittoria del centrodestra e adesso pretende, ad un mese dal voto, i miracoli che hanno atteso invano e silenti in undici anni di sinistra al potere senza voti.

 

giorgia meloni conferenza stampa sulla manovra giorgia meloni conferenza stampa sulla manovra

Che dire, se il destino è contro di noi, peggio per lui... E adesso i giornaloni non si capacitano di dover raccontare una politica che semplicemente attua il programma elettorale con cui ha conquistato la maggioranza dei consensi nelle urne. Forse la Meloni dovrebbe agire come faceva Conte: apparire all'improvviso su Facebook, pretendere di interrompere la programmazione televisiva alla vista della sua po chette, dare vita - quelli sì - a monologhi interminabili, e concedersi a poche, gradite domande subi to dopo (quando era possibile).

la gag di draghi con il giornalista di ap 2 la gag di draghi con il giornalista di ap 2

 

Draghi appariva - ma guai a chie dergli un'opinione - più disponibile, ma se gli facevi una domanda sensata - ad esempio sulle sue ambizioni per il Colle - rispondeva nettamente: «Non rispondo». E nessun sindacalista della Fnsi pro poneva il sabotaggio del premier. A proposito: alla Meloni rimproverano persino le querele presentate contro gli la insultava quando stava all'opposizione. Adesso si limita a mandarli al diavolo. Dovrebbero essere contenti anziché piagnucolare.

DRAGHI GIORNALISTI DRAGHI GIORNALISTI

 

2 - RULA: «MELONI È UNA BULLA»

A.V. per “Libero quotidiano”

 

Anche Rula Jebreal si schiera dalla parte di Roberto Saviano. La conduttrice tv, che in campagna elettorale e subito dopo le elezioni del 25 settembre aveva attaccato pesantemente Giorgia Meloni paventando l'arrivo di un regime in caso di vittoria del centrodestra, ieri è tornata su Twitter ad accusare la leader di Fratelli d'Italia con un post in lingua inglese: «Agendo come un autocrate, il primo ministro italiano coglie ogni opportunità per intimidire e denigrare i giornalisti. I giornalisti che fanno eco alla sua propaganda vengono nominati ministri della cultura e portavoce del governo... mentre i giornalisti che la denunciano vengono minacciati, vittime di bullismo e censurati».

RULA JEBREAL RULA JEBREAL

 

Il tutto corredato dal video nel quale il premier, due giorni fa, critica i giornalisti che l'avevano accusata di non rispondere ad abbastanza domande al termine dell'illustrazione della manovra di bilancio. Subito dopo il voto, Rula Jebreal aveva tirato in ballo una vecchia storia che riguardava il padre di Giorgia Meloni, con cui peraltro il premier non ha più contatti da quando era bambina.

 

Su Twitter Rula Jebreal aveva raccontato la storia dell'uomo, arrestato per narco traffico quasi 30 anni fa dopo aver abbandonato le figlie: «Meloni non è colpevole dei crimini commessi da suo padre, ma spesso sfrutta i reati commessi da alcuni stranieri, per criminalizzare tutti gli immigrati, descrivendoli minaccia alla sicurezza. In una democrazia ci sono responsabilità individuali, NON colpe collettive». Parole che avevano provocato l'indignazione anche di molti esponenti della sinistra.

RULA JEBREAL RULA JEBREAL giorgia meloni conferenza stampa sulla manovra giorgia meloni conferenza stampa sulla manovra

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – È TUTTO MOLTO STRIANO: PERCHÉ LA COMMISSIONE ANTIMAFIA NON CONVOCA E INTERROGA IL LUOGOTENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, PROTAGONISTA DEL CASO DOSSIERAGGI? - PERCHÉ NELLE TRE INTERVISTE STRIANO HA CAMBIATO VERSIONE (PRIMA HA DETTO DI AVER AGITO SU MANDATO DEI PM, POI DI AVER FATTO TUTTO DA SOLO, PROTEGGENDO I MAGISTRATI - STRIANO È STATO AUTORIZZATO DA QUALCUNO A PARLARE CON I GIORNALISTI (COME VUOLE LA PRASSI) O SI È MOSSO IN AUTONOMIA? – COME MAI DOPO LO SCOPPIO DEL BUBBONE, NON È STATO SOSPESO, MA SOLO TRASFERITO IN UN ALTRO REPARTO. GODE DI PARTICOLARI PROTEZIONI? - DOPO IL SECCO NO DELLA DUCETTA A UNA COMMISSIONE D'INCHIESTA PARLAMENTARE (RECLAMATA DA NORDIO E CROSETTO), IL SOSPETTO È CHE, GRAZIE ALL’INAZIONE DELL'ANTIMAFIA GUIDATA DALLA MELONIANA CHIARA COLOSIMO, SI VOGLIA “ADDORMENTARE” IL CASO, PER… - VIDEO DELLE IENE

FLASH! - ALLA FACCIA DI CHI LO VOLEVA MORTO! L’AUTOBIOGRAFIA DI PAPA BERGOGLIO, “LIFE”, SCRITTA DA PAPA FRANCESCO CON IL VATICANISTA DI MEDIASET, FABIO MARCHESE RAGONA, A UNA SETTIMANA DALL’USCITA NEGLI USA HA GIÀ CONQUISTATO UN POSTO NELLA PRESTIGIOSISSIMA CLASSIFICA DEI BEST SELLER DEL “NEW YORK TIMES”. LO STESSO IN GERMANIA, CON LA CLASSIFICA DELLO “SPIEGEL”. E IN ITALIA? I RITI VODOO E I MALOCCHI DEGLI ANTI-BERGOGLIANI NON SAREBBERO SERVITI A NIENTE: PARE CHE IL LIBRO SIA PRIMO IN TUTTE LE CLASSIFICHE LIBRARIE. SEGNO CHE LA GENTE, AL CONTRARIO DI TANTI SUOI COLLABORATORI, AMA BERGOGLIO. AMEN!

ARCORE MORMORA, MILANO CONFERMA: MARTA FASCINA SI È FIDANZATA! A RUBARE IL CUORE DELLA FU VEDOVA INCONSOLABILE DI SILVIO BERLUSCONI NON SAREBBE UN POLITICO, NÉ UN PERSONAGGIO PUBBLICO - LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON VEDE L’ORA DI SBULLONARLA DA VILLA SAN MARTINO, AVREBBE PERSINO PRESO UN APPARTAMENTO A MILANO PER LEI E IL SUO NUOVO AMORE. SI VOCIFERA CHE IN QUESTI GIORNI SI STIA LAVORANDO ALL’ARREDAMENTO… - MARTA FASCINA: "LA NOTIZIA È TOTALMENTE INFONDATA. QUANTO ALL'ACQUISTO DI UN NUOVO APPARTAMENTO, SI TRATTA SEMPLICEMENTE DI UNA VALUTAZIONE CHE STO FACENDO PER UN MEMBRO DELLA MIA FAMIGLIA..."

DAGOREPORT – “SANTA” E VOLUBILE: LE MILLE VERSIONI DELLA  SANTADECHÈ SULLE SUE DIMISSIONI DA MINISTRO IN CASO DI RINVIO A GIUDIZIO. ALL’INIZIO SI È DIFESA SENZA ESITAZIONI, POI HA IPOTIZZATO UN PASSO INDIETRO (“FARÒ UNA SERIA E COSCIENTE VALUTAZIONE”) E OGGI, DI NUOVO, CAMBIA SPARTITO: “NESSUNO MI HA CHIESTO DI DIMETTERMI” - PERCHÉ ONDEGGIA COSÌ TANTO? QUALI ASSI NELLA MANICA È CONVINTA DI AVERE? – NESSUN COMMENTO DALLA MELONA CHE SA BENE CHE FDI NON VEDE L'ORA DI RISPEDIRLA A CUNEO (A PARTE IL SODALE LA RUSSA) - NEL CASO IN CUI LA PITONESSA NON SI RASSEGNASSE A DIMETTERSI, E' GIA' PRONTO UN RIMPASTO DI GOVERNO DOPO LE EUROPEE: DATI IN USCITA ANCHE DELMASTRO E ZANGRILLO…- VIDEO 

DAGOREPORT – PER NON PERDERE LA FACCIA CON I RUSSI, PUTIN ACCUSA L’UCRAINA PER LA STRAGE DI MOSCA, MA LA TRATTATIVA CON LA CIA PER EVITARE L’ESCALATION VA AVANTI - LO SCHEMA È “DUE PASSI IN AVANTI E UNO INDIETRO”: I RUSSI AVANZERANNO, KIEV ACCETTERA' UNA TREGUA E LE NUOVE CONQUISTE SARANNO “OFFERTE” SUL TAVOLO DEL NEGOZIATO – ALLA FINE SI TORNEREBBE INDIETRO DI 10 ANNI, AGLI ACCORDI DI MINSK CHE PREVEDEVANO UN’AUTONOMIA SPECIALE PER LE REPUBBLICHE DI DONETSK E LUGANSK E L’ASSICURAZIONE CHE L’UCRAINA NON ENTRERÀ MAI NELLA NATO – IL MESSAGGIO DI BIDEN A ZELENSKY: RESISTI FINO ALLO SBLOCCO DEI 60 MILIARDI DI AIUTI DAL CONGRESSO MA NON SOFFIARE SUL FUOCO ORA CHE NELLA PARTITA SI SONO INFILATI ANCHE I JIHADISTI (MONITORATI DALLA CIA)...