GONG! TRA SALVINI E GIORGETTI NE RESTERA’ SOLO UNO – DAL NOME DEL PARTITO (“PRIMA L’ITALIA”) AL MANCATO VIAGGIO A MOSCA FINO AL CERCHIO MAGICO DEI “LEGHISTI PER CASO” INTORNO AL SEGRETARIO: LA LINEA DI SALVINI INQUIETA L’ALA GOVERNISTA GIORGETTI-FEDRIGA E ZAIA CHE CHIEDE UN INCONTRO URGENTE AL CAPITONE – ATTESA PER LA MOZIONE CHE SARÀ MESSA A PUNTO IN VISTA DEL DISCORSO DI DRAGHI AL PARLAMENTO. “L’ATTIVITÀ DI GOVERNO È UNO DEGLI ASSET FONDAMENTALI DELLA LEGA”

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Marco Cremonesi per corriere.it

 

matteo salvini giancarlo giorgetti by macondo matteo salvini giancarlo giorgetti by macondo

L’altolà. Pacato, ma non per questo meno deciso. Le preoccupazioni per le sorti della Lega hanno spinto tre pesi massimi del partito a chiedere un incontro urgente a Matteo Salvini. Il governatore del Veneto Luca Zaia, quello del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga e il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti guardano alle mosse del segretario con inquietudine crescente. Al punto da spingerli, cosa che non sarebbe nelle loro attitudini e nelle loro corde, a chiedere un confronto diretto con il numero uno leghista.

 

Nessuna volontà di ribaltoni al vertice, nessuna ambizione personale. Soltanto la convinzione che, proseguendo di questo passo, le sorti di un partito che soltanto pochi anni fa era al 34% rischiano di precipitare. Anche perché, negli ultimi mesi, in molti hanno lasciato la Lega, a tutti i livelli. E nei prossimi, gli addii potrebbero moltiplicarsi in un partito che certamente non potrà rieleggere tutti coloro che sono oggi in Parlamento: c’è chi parla di decine di eletti in cerca di altri lidi. Coloro che hanno chiesto l’incontro a Salvini dicono che il punto non è quello. Ma di certo, la formazione delle liste salviniane e non leghiste rischia di diventare un incubo anche per i leader regionali.

 

giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini

Il fatto è che la preoccupazione riguarda la scomparsa della Lega. Sostituita, nel nome ma anche negli uomini, da Prima l’Italia. Secondo gli annunci di Salvini, avrebbe dovuto essere soltanto il nome delle liste elettorali per le Regionali in Sicilia. In realtà, Prima l’Italia è stata presentata anche altrove, per esempio a Catanzaro, mentre «Prima Napoli» di Catello Maresca fu bocciata, per altri motivi, dal Consiglio di Stato. La federazione, perlopiù, è con l’Udc di Lorenzo Cesa e forze centriste locali. Ma guai a parlarne in Forza Italia: anche martedì Salvini ha dovuto ribadire che «di fusioni con Forza Italia non abbiamo mai parlato, di accordi o di federazioni sì».

 

fedriga salvini giorgetti fedriga salvini giorgetti

Ma a innervosire Zaia, Fedriga e Giorgetti è stato il fatto che la recente campagna di tesseramento leghista è stata condotta ovunque con il simbolo di «Prima l’Italia», relegando l’Alberto da Giussano in un bollino che, a seconda delle grafiche, nemmeno era sempre presente. Un passaggio deciso dal solo Salvini che suscita le ire, oltre che dei governatori e del ministro, di una parte cospicua del partito: «Non si tratta di nostalgia. Qui è in gioco la nostra identità». E poi, c’è il tema che si può ridurre al nome non beneaugurante di «cerchio magico». L’influenza sul leader di una serie di personalità che molti chiamano i «leghisti per caso» scatena le ire di molti dei «governisti». L’elenco delle doglianze è lungo, a partire dall’atteggiamento che alcuni continuano a tenere verso la campagne anti Covid: sul contenimento della pandemia i governatori hanno fatto notte per due anni.

 

giorgetti fontana zaia giorgetti fontana zaia

 

E poi c’è la questione russa, che include più in generale la «postura» verso il governo. Il caso più clamoroso è il viaggio mancato di Salvini a Mosca, ma anche il continuo mettere in discussione l’attività diplomatica italiana (e dello stesso Draghi) è considerato un clamoroso autogoal. E una contraddizione rispetto alle ambizioni di relazioni con gli Usa coltivate dal vicesegretario leghista Lorenzo Fontana, che peraltro non è affatto iscrivibile al partito dei «governisti». Ma l’atteggiamento nei confronti del governo sarà cruciale. E gli insofferenti dell’uomo solo al comando attendono la mozione che sarà messa a punto in vista del discorso di Draghi al Parlamento. Anche perché, come dice uno di coloro che ha chiesto l’incontro a Salvini, «l’attività di governo è uno degli asset fondamentali della Lega. Non possiamo metterlo in discussione con posizioni temerarie».

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