macron merkel johnson biden astrazeneca pfizer

LA GUERRA SUI VACCINI - NEL PERIODO DELLA BREXIT E DELL'AVVICINAMENTO DI BIDEN ALL'UE SONO AVVENUTE DUE COSE: LA DELEGITTIMAZIONE DEL VACCINO BRITANNICO, CHE COSTA SOLO 2,80 EURO, E L'ESALTAZIONE DI QUELLO AMERICANO (PFIZER) CHE NE COSTA 16 - COINCIDENZA? NO - IL COVID-19 E' IL PIÙ GRANDE AFFARE DI SEMPRE PER L'INDUSTRIA DEL FARMACO: SOLO NEL 2021 I GRUPPI DI BIG PHARMA AVRANNO TRA I 120 E 150 MILIARDI DI DOLLARI DI RICAVI IN PIÙ - IL FANGO DI MACRON SU ASTRAZENECA, IL CONFLITTO DI INTERESSI DELLA GERMANIA PER BIONTECH ALLEATA DI PFIZER

Federico Fubini per il "Corriere della Sera"

 

ANGELA MERKEL EMMANUEL MACRON

Il 29 gennaio scorso Emmanuel Macron si lascia sfuggire una delle affermazioni potenzialmente più impegnative della sua intera carriera politica. Esistono «poche informazioni» sul vaccino del gruppo britannico AstraZeneca, dice il presidente francese. E aggiunge: «Pensiamo che per le persone di più di 65 anni sia quasi inefficace». Era una dichiarazione pericolosa, perché rischiava di indurre un gran numero di persone a rinunciare alle somministrazioni.

vaccino astrazeneca

 

È plausibile che Macron stesso avesse ricevuto informazioni fuorvianti, tanto che in seguito si è corretto. AstraZeneca era ampiamente sperimentato sugli anziani: nello studio presentato per l'approvazione ai regolatori in Europa erano stati inseriti 2.100 ultrasessantenni. Del resto un secondo studio indipendente delle Università di Edimburgo e di Wellington, già allora consultabile, dimostrava un'efficacia del 94% per tutte le fascie d'età.

BORIS JOHNSON E LA EX MOGLIE

 

Ma è difficile capire errori come quello di Macron senza il loro contesto. Sul piano politico, tutto si svolge mentre l'Unione europea e Londra stanno facendo i conti con l'impatto della Brexit; tutto accade quando l'America di Joe Biden avvia un riavvicinamento all' Europa continentale, dopo gli anni del sostegno di Donald Trump alla secessione euroscettica di Boris Johnson. Trump era arrivato persino a finanziare il progetto sui vaccini di AstraZeneca, voluto dal premier britannico, con 1,2 miliardi di dollari.

 

MERKEL MACRON

Sul piano del business poi il contesto presenta sviluppi anche più concreti: Covid-19 sta diventando forse il più grande affare di sempre per l'industria del farmaco. Solo nel 2021 si venderanno nel mondo almeno dieci miliardi di dosi di vaccini, che porteranno ai gruppi di Big Pharma tra 120 e 150 miliardi di dollari di ricavi in più.

 

Impossibile prevedere oggi esattamente quanto, perché molto dipende da quale fra due grandi case conquisterà le quote più ricche del mercato: il vaccino di AstraZeneca, sviluppato all' Università di Oxford e alla Irbm di Pomezia, è un prodotto tradizionale in vendita a 2,80 euro a dose; quello dell' americana Pfizer, sviluppato con la tedesca BioNTech, è una tecnologia avanzata e ha un prezzo medio di circa 16 euro (19,5 dollari).

 

vaccino pfizer

La casa prima è impegnata a fornire nel 2021 tre miliardi di fiale, la seconda sta cercando di crescere oltre il limite di 1,2 miliardi previsto per ora. Chiunque vinca, la sfida per il mercato europeo fra i due gruppi è la cornice entro la quale le autorità di Parigi, di Roma e della Germania continuano a seminare dubbi sul vaccino inglese.

 

Quel 29 gennaio Macron parlava nelle ore in cui l'agenzia europea del farmaco (Ema) approvava in pieno il vaccino di Oxford e Pomezia per tutti gli adulti. Il presidente francese parlava - anche - a due giorni dall' annuncio dell'americana Pfizer di una licenza concessa alla francese Sanofi per produrre di cento milioni di dosi. Lo stesso governo di Parigi aveva dato sostegno all' accordo con Pfizer e probabilmente anche parte dei 160 milioni di euro stanziati per i vaccini in Francia.

astrazeneca

 

Macron non sarebbe rimasto solo a diffondere sospetti su AstraZeneca. Il 30 gennaio il ministro della Salute tedesco Jens Spahn parla di «limiti di età» per il vaccino britannico, finanziato dal governo di Londra con circa 200 milioni di euro. In quella fase, Berlino lo approva solo per chi ha meno di 65 anni.

 

Poco dopo l'agenzia italiana del farmaco avrebbe persino fissato il limite a 55 anni (per poi ricredersi e accettare la raccomandazione dell' Ema). Non sapremo mai se in qualche politico europeo si faccia sentire la tentazione di punire AstraZeneca per i ritardi nelle consegne - Londra sta bloccando l' export delle sue dosi - o quella di sminuire un successo del governo della Brexit.

 

DOSI DEL VACCINO PFIZER IN ITALIA

Johnson era stato rapidissimo un anno fa nel finanziare il progetto di Oxford e Pomezia e a maggio aveva già ordinato 100 milioni di dosi. Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione Ue, ha telefonato a AstraZeneca solo in agosto.

 

Di certo la Germania deve gestire un oggettivo conflitto d'interessi: ha finanziato con quasi 400 milioni di euro di denaro pubblico la tedesca BioNTech, alleata di Pfizer.

L' Italia stessa sta cercando di conquistare una licenza di Pfizer per produrre vaccini -- al più presto, alla fine dell' anno - probabilmente presso la Thermo Fischer Scientific di Ferentino (Frosinone).

 

mario draghi angela merkel

E anche l' atteggiamento della Casa Bianca è cambiato. Con decisioni prese negli ultimi mesi di Trump, negli Stati Uniti sono stati prodotti 60 milioni di dosi di AstraZeneca. Ora però restano ferme da mesi in attesa di autorizzazione dei regolatori americani; di solito nelle emergenze il processo è rapido anche per i prodotti di case estere, invece al gruppo inglese è stato chiesto di ricostruire da zero un campione di 20 mila persone in Sudafrica, in Brasile e negli Stati Uniti. AstraZeneca può aspettare. E con loro milioni di italiani e di europei,rimasti ancora senza vaccino.

vaccino astrazeneca 1

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”