UN INCHINO ALLE LOBBY DELLE CROCIERE - IL TAR SOSPENDE IL DIVIETO: LE NAVI GIGANTI TORNERANNO A FARE STRUSCIO A PIAZZA SAN MARCO

Il decreto che aveva proibito gli “inchini” nel cuore delle città d’arte non ha mai trovato vera applicazione, e le compagnie sono riuscite a sospenderlo - Per i giudici, non sono stati fatti test sufficienti a dimostrare il danno ambientale dei mostri del mare - E gli ambientalisti impazziscono…

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Gian Antonio Stella per il "Corriere della Sera"

Ha la precedenza il business della lobby crocieristica o l'opinione pubblica mondiale scandalizzata dalle navi immense che solcano Venezia? Il Tar del Veneto ha risposto. Dando torto al governo e sospendendo il contenimento del traffico e perfino lo stop dal 2015 all'accesso delle navi superiori alle 96 mila tonnellate. Come la Divina, lunga due volte piazza San Marco.

LA PROTESTA DEI VENEZIANI CONTRO LINGRESSO IN PORTO DELLE NAVI DA CROCIERALA PROTESTA DEI VENEZIANI CONTRO LINGRESSO IN PORTO DELLE NAVI DA CROCIERA

Certo, la «sospensiva» dei Tar è come l'ultima sigaretta al condannato: non si nega a nessuno. Ma la decisione dei giudici, per quanto non inattesa, è stata accolta da una selva di proteste. E molte altre minaccia di sollevarne nei prossimi giorni. Lo stesso ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, infatti, l'aveva appena detto con brutale chiarezza: «È inimmaginabile rassegnarsi al fatto che giganti di quelle dimensioni passino davanti a San Marco. Non lo capisce nessuna persona con un minimo di buonsenso».

Per capirci, occorre tornare al marzo 2012 quando, nella scia delle polemiche per la tragedia della Costa Concordia al Giglio e del progressivo aumento delle stazze delle navi in transito nel bacino di San Marco, il ministro dello sviluppo economico Corrado Passera e quello dell'ambiente Corrado Clini fecero un decreto: «È vietato il transito nel canale di San Marco e nel canale della Giudecca delle navi adibite al trasporto di merci e passeggeri superiori a 40.000 tonnellate di stazza lorda».

Dopo di che, fissate alcune norme sul trattamento dei rifiuti subito considerate penalizzanti dagli armatori, precisava che quel divieto andava applicato «a partire dalla disponibilità di vie di navigazione praticabili alternative a quelle vietate, come individuate dall'Autorità marittima con proprio provvedimento. Nelle more di tale disponibilità, l'Autorità marittima, d'intesa con il magistrato alle acque di Venezia e l'Autorità portuale, adotta misure finalizzate a mitigare i rischi connessi al regime transitorio...».

Corrado Clini e Sebastiao SalgadoCorrado Clini e Sebastiao Salgado

Un anno e mezzo dopo, però, queste alternative non si erano viste ancora e tutto continuava come prima al punto che il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, in audizione alla Camera, invocava: «Il decreto Clini-Passera va applicato immediatamente». Insomma, la deroga «provvisoria» rischiava di durare in eterno.

Quindi, d'accordo «la salvaguardia del porto che rappresenta la più importante attività di Venezia» ma la croceristica «deve essere compatibile con la città». Finché, dopo il tuffo collettivo di manifestanti nel canale della Giudecca che aveva bloccato il passaggio degli immensi bestioni da diporto, il governo Letta decise di convocare un vertice. E ai primi di novembre 2013 fissò un anno di tempo, fino al 1 novembre 2014, per risolvere la questione. Dopo di che, stop.

Nel frattempo, però, erano partiti due ricorsi di «Venezia Terminal Passeggeri», il gestore della Marittima, di una decina di imprese portuali e dal Comitato Cruise Venice. Uno dei quali vedeva la partecipazione, tra gli altri, dell'avvocato Francesco Curato, marito della soprintendente veneziana Renata Codello, da sempre silente sulle le gigantesche imbarcazioni che sfilavano e sfilano davanti al Palazzo Ducale. Alcune delle quali, come la già citata Divina sono quattro volte e mezzo più lunghe e una volta il mezzo più alte, del Palazzo stesso.

Azzurra Caltagirone e Corrado CliniAzzurra Caltagirone e Corrado Clini

Quante navi sono passate nel 2013, approfittando della moratoria «provvisoria»? Ottocentonovantuno tra navi da crociera, traghetti e grandi navi fluviali, risponde Silvio Testa, del comitato «No grandi navi». Per un totale, fra andata e ritorno, di 3.764 passaggi nel bacino di San Marco. Oltre una decina al giorno, di media. Ma con punte, come sabato 21 settembre, quando Adriano Celentano comprò una pagina sul Corriere della Sera per denunciare l'andazzo, di 13 navi per un totale di 26 passaggi. Più quelli di 334 aliscafi.

Tutto intorno, polemiche a non finire. Da una parte i sostenitori della croceristica, certi che quelle navi spropositate sono ecologicamente perfette e silenziosissime e sicurissime e mai e poi mai potrebbero avere incidenti come quello capitato tempo addietro alla «Mona Lisa» arenatasi davanti alla Riva dei Sette Martiri e comunque che siano una miniera d'oro per Venezia per un totale di 222 milioni di euro di valore aggiunto pari al 3,26% del Pil.

ADRIANO CELENTANOADRIANO CELENTANO

Dall'altra chi contesta tutto e afferma che, al di là dell'«inquinamento visivo» ammesso perfino dal presidente dell'autorità portuale veneziana Paolo Costa, tutte quelle navi non sono affatto un affarone perché solo la miseria di un turista su quattro (mezzo milione su 2 milioni) si attarda a scendere per visitare Venezia (mica Gallarate: Venezia!) e l'indotto è assai più basso dato che, stando uno studio di Giuseppe Tattara, docente di economia a Ca' Foscari, non solo l'inquinamento e il moto ondoso creano danni alle strutture ma anche la stima sulle forniture va ridotta: «Li contiamo come veneziani i salmoni cileni, la carne argentina o le aragoste di Baltimora? In realtà, il Pil locale andrebbe abbassato all'1,9%».

Fatto sta che, contro l'ordinanza della capitaneria di porto firmata a ridosso delle decisioni del governo Letta, ordinanza perfino meno restrittiva e contestata sia pure con motivazioni diverse anche dal Comune, il Terminal passeggeri e un po' di altri soggetti che si ritenevano danneggiati avevano chiesto al Tar di sospendere tutto.

Paolo CostaPaolo Costa

E il Tribunale amministrativo, come dicevamo, ha dato loro ragione: sia sulla riduzione del 12,5% del traffico delle navi da crociera sia sullo stop a partire dal 1° gennaio del 2015 all'ingresso dalla bocca del Lido alle navi di stazza superiore alle 96 mila tonnellate. Secondo il Tar, infatti, quelle misure «si pongono in contrasto con lo specifico principio di gradualità» in base al quale «l'interdizione del transito può essere consentita solo a partire dal momento dell'effettiva disponibilità di una via alternativa».

Di più, secondo i giudici, l'ordinanza che «traduceva» in regole pratiche il dettato del governo, «non appare sostenuta da una adeguata attività istruttoria preliminare, volta all'identificazione dei rischi connessi ai traffici nei canali in questione e ai transiti delle navi con stazza superiore a 40.000 tonnellate».

Paolo CostaPaolo Costa

Insomma, dicono i magistrati, prima di limitare o addirittura vietare il transito non ci sarebbe stata «un'esauriente ponderazione né dei presupposti di fatto né delle specifiche valutazioni dei rischi, assunti a fondamento delle misure "mitigatorie" in esame».

Va da sé che le opposte tifoserie sono saltate su all'istante. Di qua i tifosi delle crociere, entusiasti. Di là quelli avversari, decisi a dar battaglia colpo su colpo. Ricorso su ricorso. E se le misure alternative non fossero così facili da individuare? Le grandi navi continueranno a sfilare nei secoli dei secoli. Amen.

 

 

 

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