INTRIGO INTERNAZIONALE - UN THRILLER TRA POLITICA E AFFARI SUL CANALE DI PANAMA: IL GOVERNO BLOCCA I LAVORI, GLI EUROPEI (TRA CUI L’ITALIANA IMPREGILO) RISCHIANO L’ESCLUSIONE – DIETRO C’È LA MANINA USA?

Massimo Gaggi per ‘Il Corriere della Sera'

Inaugurato nell'agosto del 1914, il canale di Panama voleva festeggiare i suoi cento anni col completamento dei lavori di raddoppio: via d'acqua più larga e profonda e nuove chiuse per consentire il transito dei cargo giganti, fino a 350 metri di lunghezza e 18 metri di pescaggio (la parte della nave al di sotto della superficie dell'acqua). Ma una serie di difficoltà tecniche ha portato a un rinvio di un anno della conclusione dei lavori, iniziati nel 2007.

E ora una disputa tra il governo di Panama e il consorzio europeo Gupc (composto dalla spagnola Sacyr e dall'italiana Impregilo, con i belgi di Jan De Nul e la panamense Constructora Urbana in posizione più defilata) rischia di bloccare tutto. E l'amministrazione del canale minaccia addirittura di azzerare l'opera e di affidarsi ad altre imprese di costruzione: cosa abbastanza inverosimile, visto che il nuovo canale è già stato realizzato per oltre il 70 per cento.

Il copione sembra quello già visto tante volte in passato nelle grandi commesse internazionali. Gli esecutori dell'opera che chiedono più soldi perché i costi sono aumentati, mentre il committente recalcitra. Qui, però, le cose sono più complesse: ci sono di mezzo gestori del canale che, in mani statunitensi fino al 1999, è passato solo da pochi anni sotto la guida dei tecnocrati panamensi. I quali, oltre alla scarsa esperienza, scontano forti condizionamenti politici in un Paese che vive una turbolenta vigilia delle elezioni presidenziali (si vota a maggio).

Gli elementi per un «thriller» a cavallo tra politica e affari ci sono tutti: dopo Noriega, il dittatore deposto dagli americani 25 anni fa, a Panama è sbocciata una fragile democrazia.

Il presidente uscente (e non ricandidabile), il socialdemocratico Ricardo Martinelli, sta cercando un successore in famiglia (potrebbe toccare alla moglie) o tra i fedelissimi del suo partito. Ma farà fatica a recuperare: i sondaggi danno in vantaggio il partito conservatore, oggi all'opposizione. In un Paese nel quale il Canale è l'attività principale, la maggiore fonte di ricchezza, la tentazione del presidente è quella di recuperare consensi avvolgendosi nella bandiera della battaglia nazionale contro il «vorace» consorzio straniero.

Martinelli la butta sul diplomatico, chiede l'intervento dei governi di Madrid e Roma. Sullo sfondo, poi, c'è il sospetto del consueto complotto americano. Sul Canale gli Usa hanno il dente avvelenato: quando, nel 2009, nella gara per le nuove chiuse il consorzio europeo la spuntò sulla statunitense Bechtel, Washington non la prese bene. I cablogrammi allora trasmessi dall'ambasciata Usa di Panama, pubblicati tre anni fa da WikiLeaks, rivelano una certa irritazione: «Gli spagnoli del consorzio hanno vinto offrendo un prezzo troppo basso: sicuramente chiederanno un adeguamento in corso d'opera». In effetti è andata così e ogni dubbio è lecito, ma è anche vero che Bechtel fu bocciata per le carenze tecniche del suo progetto, prima ancora che per la cifra più elevata che aveva richiesto.

Nel frattempo, poi, sono cambiate molte altre cose nel contratto per la realizzazione del nuovo canale. L'amministrazione del canale, ad esempio, ha chiesto l'impiego di un calcestruzzo di qualità migliore e, quindi, più costoso. Una delle tante modifiche documentate del progetto. Ma le 99 richieste di adeguamento fin qui avanzate dal consorzio sono state respinte in blocco dal governo panamense che non è nemmeno entrato nel merito. Né accetta la mediazione arbitrale prevista dal contratto.

Una posizione durissima, quella di Panama, che ha alle spalle gli avvocati di un grande studio legale Usa: lo stesso che lavora per la Bechtel. La conferma di una cospirazione dietro le quinte? I primi a non crederlo sono gli stessi membri del consorzio europeo: tre quarti dei lavori sono già stati completati, mentre valvole e cancelli delle chiuse, realizzati in Italia, sono pronti alla consegna.

Troppo tardi per Bechtel per rientrare in gioco: bisognerebbe rivedere tutto il progetto, con un ritardo di almeno tre anni che costerebbe parecchi miliardi di mancati introiti al governo di Panama: molto più dell'adeguamento (1,6 miliardi di dollari) chiesto dalle imprese costruttrici. Sarebbero guai grossi anche per i porti statunitensi della costa atlantica come quello di Houston che si sono già attrezzati per ricevere il traffico aggiuntivo dei supercargo. E infatti il governo Usa non solo non sta ostacolando il consorzio, ma chiede che l'opera sia completata quanto prima.

La resa dei conti arriverà a breve: il 27 dicembre il Gupc ha proposto in una lettera all'autorità del Canale (Acp) una transazione (1,6 miliardi) col versamento immediato di 400 milioni di dollari da parte del governo per finanziare il completamento dei lavori. L'amministratore del Canale, Jorge Quijano, sostiene di non aver ricevuto quella lettera e di aver appreso tutto dai giornali. Con quelli locali che parlano di divisioni nel consorzio, perché la Impregilo (gruppo Salini), ha parlato anche di una soluzione alternativa che costerebbe «solo» un miliardo in più al governo panamense.

Adesso Quijano minaccia di stracciare il contratto e di rivolgersi ad altre imprese se entro il 20 gennaio il Gupc non farà marcia indietro. Ma sarebbe un atto illegale: il contratto attuale prevede, in caso di controversie, il ricorso all'arbitrato di un collegio che ha sede a Miami con un eventuale ricorso di seconda istanza alla corte di Parigi. Anche i contrasti nel consorzio vengono smentiti: la proposta alternativa dell'Impregilo, in realtà, è la stessa della lettera del consorzio che prevede due opzioni. La prima è quella di un aumento, secco e definitivo, del prezzo di un miliardo di dollari. La seconda prevede un aumento maggiore (1,6 miliardi), ma da sottoporre alle verifiche arbitrali che potrebbero limare il prezzo.

A questo punto, più che economico, il problema sembra essere di volontà politica. Madrid si è già attivata mandando a Panama il ministro dei Lavori Pubblici. Il governo Letta, invece, fin qui non è intervenuto: un po' per non assecondare il tentativo del presidente Martinelli di politicizzare l'affare, un po' perché, quando si parla di Panama, in Italia comincia subito ad aleggiare il fantasma di Valter Lavitola, anche se i suoi affari (e il relativo giro di tangenti) riguardavano la costruzione di carceri: niente a che fare col Canale.

 

IL CANTIERE DEL CANALE DI PANAMA NUOVO LOGO SALINI IMPREGILO IL CANALE DI PANAMA IL CANTIERE DEL CANALE DI PANAMA PIETRO SALINIRiccardo Martinelli sventola la bandiera panamenseIMPREGILORicardo Martinelli

Ultimi Dagoreport

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)