saverio de bonis - ricardo merlo - mariarosaria rossi giuseppe conte

“NON VOGLIAMO SOSTITUIRCI A ITALIA VIVA, VOGLIAMO PROPRIO ESSERE IL PARTITO DI CONTE” - IL “RESPONSABILE” RICARDO MERLO SUONA LA GRANCASSA A “GIUSEPPI”: “ORA, AL SENATO SIAMO DIECI. MA NON APPENA VERRÀ DATO UN NUOVO INCARICO A GIUSEPPE, ALTRI SI AGGIUNGERANNO. CI PARLO, MI CHIAMANO E MI DICONO: SE SIETE DAVVERO IL PARTITO DI CONTE PASSO SUBITO CON VOI” – INTANTO LA COMBRICCOLA DEI CIAMPOLILLO E DE FALCO INIZIA A DETTARE LE CONDIZIONI…

Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”

 

SAVERIO DE BONIS - RICARDO MERLO - MARIAROSARIA ROSSI

La delegazione dei senatori "responsabili" finisce di parlare con Roberto Fico e viene in corridoio a spiegarci cosa si sono detti (giornalista tedesco: «Voi kronisti italiani sempre crande pazienza, ja»). Montecitorio. Undici del mattino. Eccoli. Sono in tre (su un totale di dieci).

 

Ricardo Antonio Merlo da Buenos Aires: tipo ossequioso, capelli con riporto a destra, lui però abilissimo a stare anche un po' a sinistra; sottosegretario agli Esteri nel Conte I (c' era la Lega) e nel Conte II (c' era il Pd). Dote principale: è capo del Maie, la sigla su cui hanno poi accroccato il Maie-Europeisti-Centro democratico, che avrebbe dovuto sostituire Italia viva (i Mastellas, capita l' antifona, si sono sfilati subito).

ciampolillo

 

Mariarosaria Rossi da Arcore: nota per aver accudito lo Zio Silvio quando era ancora il tempo spensierato dei bunga bunga; a lungo senatrice di Forza Italia, poi - tredici giorni fa - colta da misteriosa crisi ideologica, ha votato la fiducia a Conte e, per questo, è stata espulsa dal partito (che strani, i forzisti: capaci di credere che Ruby fosse la nipote di Mubarak, ma - quando necessario - anche severi e giusti).

 

SAVERIO DE BONIS - RICARDO MERLO - MARIAROSARIA ROSSI 1

Saverio De Bonis da Irsina, Basilicata: sbattuto fuori dal Movimento 5 Stelle perché, al momento della candidatura, aveva omesso una condanna della Corte dei Conti. È un carissimo amico di un altro ex grillino, Lello Ciampolillo, il senatore che va in giro dicendo di aver votato l' ultima fiducia al governo per riconoscenza a Conte, il quale gli avrebbe promesso di diventare vegano. Starete pensando: un circo.

 

GIUSEPPE CONTE E ROCCO CASALINO - MEME

Effettivamente, darvi torto sarebbe eccessivo. Del resto, sentite il senatore Merlo: «Oggi mi sono portato dietro Mariarosaria e De Bonis perché alle consultazioni non avevano mai partecipato. Mi creda: è un' esperienza incredibile».

 

Lei a quante consultazioni ha già partecipato? «Oh, mio caro amico io, dal 2006, non ho mai saltato un giro» (Merlo, 58 anni, ha studiato dai gesuiti in Argentina, poi s' è messo a lavorare nella ditta del padre, che laggiù aveva cominciato da camionista: qui in Parlamento fu eletto nella lista Associazioni italiane in Sud America. Sotto la scorza di una cortesia dolciastra, uno che vi fa il fiocco e non ve ne accorgete).

GIUSEPPE CONTE RICARDO MERLO RICCARDO FRACCARO

 

Stavolta, però, è un giro diverso. «Beh, direi proprio di sì. La creazione del nostro gruppo è stata strumentalizzata. Noi, in realtà, non siamo nati per sostituire Italia viva, ma». Macché, senatore. Ma che dice? Lo sanno tutti. C' è stato un mercato osceno, avete fatto lo schifo.

 

«Mi faccia finire. Noi non vogliamo sostituirci ad Italia viva, noi vogliamo proprio essere il partito di Conte». Continui. «E mi creda: ora, al Senato, siamo dieci. Ma io sono sicuro che, non appena verrà dato un nuovo incarico a Giuseppe, altri senatori si aggiungeranno». Come fa ad esserne tanto sicuro? «Perché ci parlo. Perché mi chiamano e mi dicono: siete davvero il nuovo partito di Conte? No, perché se è davvero così, io passo subito con voi».

LE DIMISSIONI DI GIUSEPPE CONTE - MEME

 

A Fico, poco fa, che avete detto? «Due cose semplici. La prima: a noi va benissimo la proposta di Renzi. L' idea di ritrovarci tutti dentro un documento scritto e programmatico, ci sembra ottima, così nessuno potrà più accampare scuse. Quanto al nome del premier: per noi non può che essere Giuseppe Conte».

 

Insomma anche le formichine "responsabili" qui dettano le loro condizioni. Il che rende la scena suggestiva. Per dire: Mariarosaria Rossi cammina a passo svelto, con un piglio pensoso, tipo la Thatcher quando se ne andava muro muro da Downing Street. Da segnalare che oggi Mariarosaria è venuta senza il fidanzato (un tipo innamoratissimo, che le risponde anche al telefono: perché in amore, quando ci sei dentro, fai qualsiasi cosa).

gregorio de falco ricardo merlo

Il senatore De Bonis ha l' aria più paciosa.

 

Per ragioni di riservatezza non vuole raccontarci ciò che ha detto a Fico. Ma tutti sappiamo che le grandi battaglie politiche di De Bonis sono poi anche quelle di Ciampolillo. Ciampo pensa che gli ulivi pugliesi aggrediti dalla Xylella andrebbero curati con il sapone (cioè, insaponandoli). E sul Covid: Ciampo suggerisce di usare la mascherina solo se si pensa di essere malati (se si pensa, eh).

 

ricardo merlo

Al primo giro, dal Presidente Sergio Mattarella, su al Quirinale, ad accompagnare Merlo c' erano Andrea Causin, un altro venuto via da FI, e l' ex grillino Gregorio De Falco, il comandante della Capitaneria del porto di Livorno diventato famoso per quell' urlaccio a Schettino - «Vada a bordo, cazzo!» (tenerissimo, De Falco per presentarsi al cospetto del Capo dello Stato s' è comprato un abito nuovo). Bella combriccola.

 

Liberi di credere che politicamente siano scarsi, male assortiti, alcuni improponibili.

Ma fidatevi: se Conte ha intenzione di mettere su un suo partito - e l' intenzione c' è tutta - questi possono davvero essere un piccolo zoccolo duro da cui poter partire (poi bisognerà esserci il giorno che Rocco Casalino dirà a De Falco: «Amore bello, tu hai uno sguardo negativo, tu di andare in tivù te lo scordi»).

RICARDO MERLOlello ciampolillo 1meme sulla crisi di governo conte versione di capriomeme sulla crisi di governo conte non schiodameme sulla crisi di governo mattarella e contericardo merlo

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”