luca zaia tampone

“LA SCONFITTA A VERONA E’ UN RISULTATO PESANTE. DOVE SI LITIGA SI PARTE CON IL FRENO A MANO TIRATO” – LUCA ZAIA MOSTRA LA SUA FRUSTRAZIONE PER LA BATOSTA DELLA LEGA AI BALLOTTAGGI: “NOI ABBIAMO VINTO A BELLUNO E FELTRE SE FOSSE CAPITATO ALLA SINISTRA CHISSÀ CHE SHOW – LA COMPETIZIONE CON FRATELLI D'ITALIA? ANCHE NELLE AZIENDE, DAL PUNTO DI VISTA MANAGERIALE, NON C'È NULLA DI PEGGIO CHE DISTOGLIERE L'ATTENZIONE DAL TUO PRODOTTO PER GUARDARE QUELLO DEL CONCORRENTE. TUTTI NON LI PUOI ACCONTENTARE. E LE IDENTITÀ CONTANO…”

luca zaia e massimiliano fedriga 4

Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”

 

«Evidentemente, dove si litiga si parte con il freno a mano tirato». Luca Zaia non vuole fasciarsi la testa più di tanto. Anzi, esordisce augurando «buon lavoro a tutti gli eletti, nella speranza che riescano a rappresentare a fondo tutti i cittadini». Certo, il governatore veneto parla di «sconfitta pesante» a Verona. Ma resta il fatto che «la somma algebrica del consenso dei due candidati del centrodestra sfiorava il 60%».

 

matteo salvini federico sboarina giorgia meloni luca zaia

Ma questa non è un'aggravante? Non c'è stato un deficit di politica che ha portato alla sconfitta in un contesto favorevole?

«Può essere. Però è vero che ogni elezione e ogni candidatura sono una storia a sé.

Vorrei ricordare a chi interessi che in Veneto le due roccaforti della sinistra, Belluno e Feltre, sono passate al centrodestra. Belluno al primo turno. Se fosse accaduto a parti invertite, chissà che show, E invece le ha vinte il centrodestra e nessuno ne parla».

 

OSCAR DE PELLEGRIN LUCA ZAIA MATTEO SALVINI

Perdoni, e perdonino i feltrini. Però Verona non è Feltre...

«Dal mio punto di vista, che non cambia né quando si vince né quando si perde, in ogni scelta - soprattutto per il sindaco - dietro alla partita politica c'è anche quella personale. Se così non fosse, non si capirebbe nemmeno il mio quasi 78%. Ma, appunto: non c'è da fasciarsi la testa, soltanto da lavorare».

 

Ma non è un pessimo segnale per il centrodestra?

salvini meloni e zaia insieme per sboarina

«Non c'era solo Verona. Jesolo, la nostra Miami, è un posto che d'estate conta 300 mila persone, fa 6 milioni di presenze all'anno. È un posto intessuto di economia, servizi, interessi non sempre coincidenti. Eppure, il consenso è tale che il ballottaggio è stato tra due candidati di centrodestra. Questo per dire che, oltre al candidato, serve un lavoro preparatorio, la costruzione di un clima. A Verona, invece, c'è stata una discussione che ha sopraffatto quel lavoro».

 

matteo salvini e flavio tosi 6

La Lega ha appena smentito il fatto che a Verona lei abbia «sbattuto la porta», chiuso all'apparentamento tra Sboarina e Tosi...

«Non mi sono minimamente avvicinato alla porta, di queste vicende non mi sono mai occupato. Mai. Non è nel mio stile, 'sta roba».

 

Beh, ma per lei

«Guardi. Io non solo per Verona, ma in nessun caso mi occupo di liste, incontri, apparentamenti. Non mi compete e nemmeno è nelle mie corde».

 

Perdoni, ma pare strano che in partite così delicate un presidente forte di un consenso come il suo non sia consultato.

«Se qualcuno mi ha chiamato in vista delle elezioni, io ho sempre fornito l'indirizzo giusto: quello delle segreterie politiche. Credo fino in fondo alla distinzione tra chi amministra e chi deve fare le scelte politiche. Io faccio già fatica a fare il mio...».

 

LUCA ZAIA

Insomma, tutto bene?

«Ma no. Però, per me pesa l'esperienza personale di chi ha visto le montagne russe molte volte. Nel 2013 Beppe Grillo riempiva le piazze venete come nessuno. Credo che un partito debba essere identitario, costruire la propria fisionomia con gli anni e con le scelte. Credo che quando passerà l'autonomia sarà un fatto che cambierà la storia. Sarà un Big Bang. Noi quello lo abbiamo costruito con pazienza e col duro lavoro negli anni».

 

Sta parlando della competizione con Fratelli d'Italia?

«Anche nelle aziende, dal punto di vista manageriale, non c'è nulla di peggio che distogliere l'attenzione dal tuo prodotto per guardare quello del concorrente».

flavio tosi passa a forza italia

 

Cosa vuol dire?

«Che tutti non li puoi accontentare. E le identità contano».

 

Letizia Moratti si è messa a disposizione del centrodestra per la guida della Lombardia. Non è strano?

«C'è una figura paragiuridica che è quella del candidato naturale. Penso che Fontana abbia fatto bene e sia da difendere. Ha una lunga storia di amministratore, lo ha fatto in tempi non facili, ha subito una gogna giudiziaria e mediatica assolutamente sproporzionata seguita poi da un proscioglimento perché il fatto non sussiste. Io credo che Fontana sia proprio un candidato naturale».

 

Moratti insiste: è a disposizione. Cosa può accadere?

«Se in Lombardia partisse un dibattito del genere aprirebbe scenari che potrebbero diventare preoccupanti per il centrodestra».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…