giuseppe conte tafazzi

“SIAMO STATI SCEMI” – NEL MOVIMENTO CINQUE STELLE SONO IN MOLTI A CREDERE CHE LA MOSSA DI CONTE SIA STATA UNA CAZZATA, E ALMENO VENTI PARLAMENTARI HANNO GIÀ PREPARATO LA VALIGIA PER ANDARE CON DI MAIO – L’ATTACCO DI FEDERICA DIENI: “ABBIAMO VOTATO DI TUTTO, A COMINCIARE DAI DECRETI DI SALVINI SULL’IMMIGRAZIONE, E NON VOTIAMO UN PROVVEDIMENTO CON 23 MILIARDI DI AIUTI?” 

1 - IL «DRAGHICIDIO» FIRMATO CONTE «SIAMO SCEMI»

Domenico Di Sanzo per “il Giornale”

 

GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI MEME

Voleva una crisi di paglia e si è ritrovato nei panni dell'accoltellatore dell'unità nazionale.

Giuseppe Conte - come da metafora di Enrico Letta - deve fare i conti con la sua immagine trasformata in quella di un Gavrilo Princip che a Sarajevo spara un colpo di pistola e da lì a poco scoppia la prima guerra mondiale. Intuendo l'antifona, il leader del M5s si fa beccare già in mattinata davanti alla sua casa romana.

 

giuseppe conte enrico letta 2

E da lì detta la sua linea, più fragile del cristallo. «Il M5S ha dato sostegno a questo governo sin dall'inizio con una votazione, con i pilastri della transizione ecologica e della giustizia sociale - tenta di giustificarsi Conte - se poi si crea una forzatura e un ricatto per cui norme contro la transizione ecologica entrano in un dl che non c'entra nulla, noi per nessuna ragione al mondo daremo i voti. Se qualcuno ha operato una forzatura si assuma la responsabilità della pagina scritta ieri».

 

MEME SULLA CRISI DI GOVERNO

Insomma, l'avvocato di Volturara Appula, spiazzato dagli eventi, scarica la responsabilità sugli altri. Sul premier Mario Draghi in primis. Ma anche sugli altri partiti della maggioranza, che non hanno fermato prima la valanga che si stava per abbattere sul governo.

 

«Nessuno ci ha ascoltato, siamo stati costretti a non votare il Dl Aiuti», è la voce che arriva dalla truppa pentastellata, fronte contiano. «Oggi siamo stati degli scemi», taglia corto un deputato dei governisti in fibrillazione. Tra i parlamentari stellati, quando in Senato è in corso il dibattito sul voto, circola lo screenshot di un tweet della deputata Federica Dieni, vicepresidente del Copasir, assolutamente contraria allo strappo.

giuseppe conte all assemblea congiunta dei parlamentari m5s

 

«Patuanelli voti la fiducia o si dimetta», hashtag #coerenza. La pensano allo stesso modo almeno venti eletti del Movimento, che potrebbero anche passare a Insieme per il Futuro di Luigi Di Maio, soprattutto se ci fosse la possibilità di salvare la legislatura. Anche perché ora il «draghicida» Conte deve fare i conti con le proteste dei tantissimi parlamentari preoccupati per il mancato raggiungimento della pensione, che scatterà il 24 settembre prossimo.

 

GIUSEPPE CONTE MARIO DRAGHI

Uno dei ministri grillini, il governista Federico D'Incà, prima dello showdown tenta l'ultima mediazione. Chiama Draghi per convincerlo a non porre la fiducia sul Dl Aiuti, così da far votare il provvedimento articolo per articolo. La telefonata dura meno di dieci minuti, il premier non ne vuole sapere. Anzi, lo stesso D'Incà, per un altro scherzo beffardo di questa crisi, da titolare dei Rapporti con il Parlamento si trova a leggere il testo in cui il governo annuncia la fiducia a Palazzo Madama.

 

federico dinca stefano patuanelli

Quando ancora non si sono materializzate le dimissioni di Draghi, la capogruppo al Senato Mariolina Castellone butta la palla in tribuna: «Abbiamo scelto il non voto nel merito di un provvedimento. Invece c'è tutta la nostra disponibilità a dare la fiducia al governo». Riccardo Fraccaro esplicita il suo tormento: «Non sono sicuro che la crisi sia la cosa giusta». Nelle chat nessuno commenta, la truppa sbanda. Nel M5s non si esclude nemmeno un appoggio a un difficile Draghi-bis.

 

A Conte che tenta di scaricare sugli altri le responsabilità dello sfascio arriva un assist da Matteo Salvini, che invoca le urne e stoppa il Draghi bis. Proprio in quei minuti l'ex premier riunisce per l'ennesima volta il Consiglio Nazionale nella sede del M5s di Via di Campo Marzio.

 

MEME SU GIUSEPPE CONTE

Nonostante le frasi contro lo strappo, pronunciate con i parlamentari durante la sua ultima visita a Roma, anche Beppe Grillo in giornata si accoda alla svolta di Conte. Il Garante sarebbe «in linea totale» con l'ex premier.

 

«L'insofferenza toccata con mano nel blitz a Roma - spiega un volto noto del M5s - ha capito che non ne potevamo più. E anche la base: Grillo ha fiuto oltre ad avere un occhio attento sui commenti sui social.

 

Ha capito che la base è insofferente né più né meno di noi parlamentari». E ancora: «A Roma non ho visto entusiasmo, non c'era più, dobbiamo ritrovarlo, altrimenti il Movimento è fottuto», il ragionamento fatto dal fondatore ad alcuni fedelissimi e riportato dall'Adnkronos.

GIUSEPPE CONTE BEPPE GRILLO

 

2 - COLTELLATE TRA I 5S ACCUSE AI MINISTRI E FUGHE IN VISTA

Pasquale Napolitano per “il Giornale”

 

Un travaglio di veleni, accuse e insulti accompagna il Movimento cinque stelle nel giorno dello strappo con il governo Draghi. Il gruppo al Senato regge: 46 senatori non rispondono alla chiama sul voto di fiducia al dl Aiuti, 15 sono in missione. I 61 senatori si allineano al diktat contiano.

 

Decisione che determina le dimissioni (respinte dal capo dello Stato) del presidente del Consiglio Mario Draghi. Ma al netto della compattezza del gruppo, le polemiche non mancano. Il fronte governista è il più bersagliato: ministri e sottosegretari sono accusati di essere filo-draghiani.

 

DADONE VIGNETTA

A gettare benzina sul fuoco, ecco che arriva Ergys Haxhiu, sconosciuto compagno del ministro grillino Fabiana Dadone che posta sui social una un fotomontaggio che ritrae il ministro Dadone nei panni della contestatrice che, nel 2015, saltò sul podio della conferenza stampa del direttivo dell'Eurotower lanciando coriandoli e fogli Draghi, allora presidente della Bce, al grido di fine alla dittatura.

 

Alessandro Di Battista, considerato dai governisti grillini il leader di fatto del Movimento, prova a rubare la scena a Conte: «Se davvero dovesse cadere il governo dell'assembramento (io non sono così sicuro) sarebbe un'ottima notizia». Pronostico sbagliato.

 

Nella notte che precede lo strappo i ministri del M5s tentano la spallata contro l'ala oltranzista. Si cerca di far cambiare rotta al Movimento: missione fallita. All'alba, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico d'Incà gioca la carta finale e mette sul tavolo l'opzione di evitare il voto di fiducia sul dl Aiuti e di votarlo per articoli. Palazzo Chigi rifiuta. Si va alla conta. E il M5s conferma in Aula il no alla fiducia. Decisione che si porta dietro i veleni.

 

federica dieni

«Patuanelli voti la fiducia o si dimetta coerenza» attacca la parlamentare del M5s Federica Dieni. Che poi all'Adnkronos rincara la dose: «Abbiamo votato di tutto, a cominciare dai decreti Salvini sull'immigrazione, e non votiamo un provvedimento con 23 miliardi di aiuti per le famiglie? Io non capisco la ratio, davvero fatico a comprendere. Allora, se si è deciso di fare i duri e puri, chiedo coerenza: si sia conseguenti al non voto di oggi e i nostri ministri lascino il governo.

 

Mi sorprende ci si accorga solo ora che non siamo ascoltati nel governo, lasciare ora è incoerente, non accadrà mai più di poter incidere, di stare dentro un governo con questo consenso, con i numeri che abbiamo in Parlamento. Non è questo il momento di andare all'opposizione, ma poi a fare opposizione su cosa? Sulle misure per fermare il rincaro delle bollette?

 

BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE

Sui provvedimenti a sostegno di imprese e lavoratori? Io credo sia irresponsabile nei confronti del Paese. Per me non si deve andare a votare ora, né tantomeno aprire una crisi nel bel mezzo di un conflitto in corso, con la pandemia che ha ripreso a correre, con i rincari delle materie prime, il caro bollette».

 

Nel Movimento si apre la caccia al «traditore». La Dieni è tra i sospettati. Lei smentisce. Gli occhi si spostano sul viceministro Alessandra Todde. Anche qui arriva la smentita. Però i malumori crescono e nei prossimi giorni potrebbero esserci nuove fughe. A breve dovrebbe essere ufficializzato il passaggio tra i dimaiani del sottosegretario alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri.

MARIO DRAGHI LUIGI DI MAIO

 

Stefano Buffagni e Alfonso Bonafede riflettono. Lo strappo sul dl Aiuti potrebbe avere come colpo di coda un'altra mini scissione con l'addio al Movimento di Buffagni, D'Incà, Cancelleri e Bonafede. I contiani non arretrano. E restano in assetto di guerra. «Chi farnetica di Papeete 2 ad opera del M5S si dimostra come sempre un mistificatore della realtà: noi oggi lasciamo agli altri la sedicente teoria di sedere dalla parte giusta della storia, noi invece sediamo convintamente dalla parte dei cittadini, e il nostro documento in 9 punti presentato da Conte a Draghi lo certifica» avverte Roberta Lombardi, assessore regionale M5s nella giunta Zingaretti. I falchi esultano. Il primo round è vinto. Draghi getta la spugna.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”