LETTABIS, UFFICIO RECLUTE - I “FINIANI” DI GRILLO ATTACCANO CASALEGGIO IN GITA A CERNOBBIO

Andrea Malaguti per LaStampa.it

«Io Casaleggio non lo conosco. Mi limito a giudicare i fatti. Non le persone». E qual è il giudizio sui fatti? «L'ho scritto su Facebook: sto in un MoVimento che non ama i potenti e si tiene lontano dalle loro stanze dorate. Il Forum Ambrosetti è una realtà che manca di trasparenza. E la trasparenza è la nostra stella polare. Al massimo mi sarei presentato per protestare. Non per partecipare».

Diretto allo stomaco. Altri cazzotti verbali sull'instancabile ring Cinque Stelle. Ogni giornata ha il suo ferito. Spesso più di uno. Ieri, per esempio. Un calvario.

Alle sei di sera, in piazza San Luigi de' Francesi, il senatore siciliano Francesco Campanella dice di sentirsi in uno stato di equilibrio. Né gradevole né sgradevole. Solido. Sceglie le parole con cautela. Col suo passato da sindacalista non ama lo scontro frontale. Ma stavolta la reazione del Guru se l'aspetta. Arriverà.

Presumibilmente sul blog di Grillo. Magari già stamattina. Scrolla le spalle. «Per me il confronto è sempre una cosa sana. E ripeto che uno di noi a Cernobbio non c'entrava niente». Uno di noi o uno di Lui? È questo il grande dibattito.

Perché la testa del MoVimento immagina un futuro che non sembra combaciare con quello di una parte piuttosto larga del suo corpo parlamentare. A cominciare dal rapporto col Pd. Ma come, non vuoi parlare con Bersani, e neppure con Renzi o Civati, e poi vai a farti applaudire da Monti e dalle banche?

La partecipazione al Forum Ambrosetti. Un flash. Il Guru arriva, lasciando soltanto intuire il profumo della sua vita segreta, per poi perdersi nella folla come la coda di una balena quando si immerge. È quello il momento esatto in cui i sentimenti perdono di lucidità e definizione e si trasformano in qualcosa di grossolano e arruffato dalla rabbia.

Qualcosa che ha un sapore sgradevole. Campanella attacca. Casaleggio reagisce con la stessa delusione dell'orso Yoghi che ruba il cestino del picnic e lo trova vuoto. E chiarisce ai suoi fedelissimi di averne abbastanza di questo senatore irrequieto (e dei suoi amici: Battista, Bocchino, Molinari) che prima vota Grasso alla presidenza di Palazzo Madama, poi parla di alleanze possibili partecipando alle assemblee siciliane e infine si dissocia da Lui. L'affronto non può passare impunito.

Il primo a farsi portavoce del disagio casaleggese è il professor Becchi, che sul blog di Grillo scrive. «Il portavoce Campanella non è d'accordo con Messora, non è d'accordo con Casaleggio, non è d'accordo con Beppe, ma è d'accordo col Pd?». Campanella glissa. Però osserva: «Mi limito a una riflessione: provate a immaginare la situazione in cui ci troviamo in giunta per le elezioni con Schifani presidente del Senato». Traducendo liberamente la sua visione: gli accordi spesso salvano il Paese.

Come diceva Blake? «L'immaginazione non è uno stato mentale, è l'esistenza umana stessa». Il punto è che nel Movimento le fantasie apparentemente non sono più le stesse. Il percorso è diventato improvvisamente a zig zag. Dichiarazioni. Ritrattazioni. Allusioni. Cambiamenti di idee. Insulti e perdoni.

Qual è la linea? E, soprattutto, chi la dà? La Rete? Il tandem genovese-milanese? Il Movimento più intransigente del mondo fatica a capire a chi dare retta. «Non credo assolutamente che ci sia una disponibilità da parte dei deputati e dei senatori M5S a far parte di un governo che non ha dato garanzie. Senza garanzie sei imbecille», scrive Dario Fo.

«Ecco perché quando Dario Fo parla di politica mi girano le palle», replica quasi in tempo reale il senatore Battista. Mentre l'eretico collega Orellana - dopo avere teorizzato in streaming la necessità di consultare la rete sul tema alleanze - si cosparge in parte il capo di cenere spiegando di avere semplicemente detto che «il Movimento deve diventare propositivo» e annunciando di non avere nessuna voglia di lasciarlo.

Più o meno nelle stesse ore l'onorevole cittadino Alessio Villarosa, futuro capogruppo Cinque Stelle alla Camera (entrerà in carica il 15 settembre) dichiara che «oggi alle alleanze dico di no, ma ogni settimana le cose cambiano. E se dovesse cadere il governo sarà l'assemblea a decidere come comportarsi».

Chi si deve ascoltare, allora? Casaleggio («Se il Movimento fa alleanze me ne vado»), Grillo, Orellana, Villarosa, Campanella, Battista, Becchi o Fo? Chi lo sa? Nel frattempo rimangono aggrappati uno all'altro. Non per amore. Piuttosto per salvarsi la vita.

 

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