Brunella Bolloli per "Libero Quotidiano"
Prima la star era Mario Monti, oggi è Matteo Renzi. Per il prof in loden la grande stampa italiana parlava di Super Mario, neanche fosse il Balotelli di Italia-Inghilterra, e ora non se ne ricorda quasi più perché il bomber arriva da Firenze ed è un fenomeno «che tutto il mondo ci invidia».
Generazioni e stili diversi, ma la prosa è quasi identica. I titoli oggi sono gli stessi del luglio 2012, quando il bocconiano ex commissario europeo illustrava alla Camera dei deputati il resoconto del Consiglio europeo di Bruxelles dove sembrava che con lui andasse sempre tutto benissimo. L’Italia non correva pericoli e potevamo stare tranquilli. «C’è un asse», scriveva allora Repubblica, tra la Germania della Merkel «e l’Italia di Monti, un feeling personale tra lei e “Mario”.
Perciò il cancelliere spiega che i due paesi “sono decisi ad affrontare insieme le difficoltà”». E Monti, da parte sua, spiegava: «Credo che apprezzi il modo con cui il governo intende proseguire nel contenimento del bilancio, nella disciplina fiscale, nelle riforme strutturali e, in prospettiva, nella crescita».
Ieri Matteo Renzi, invece, parlando (a braccio) nell’Aula di Montecitorio, alla vigilia del semestre italiano di presidenza Ue, ha fatto sapere che «l’Italia porterà in Europa la sua voce con grande determinazione e convinzione. Nessuno deve darci lezioni di democrazia o di democraticità». Cambiano i toni dei protagonisti, muta, soprattutto, il nuovo salvatore della patria, ma poco importa.
L’essenziale, per buona parte dei media, è che l’inquilino di Palazzo Chigi non sia più il leader azzurro Silvio Berlusconi, quello che faceva ridacchiare la Merkel e Sarkozy alle conferenze ufficiali. Con Renzi perfino la cancelliera tedesca Merkel, un tempo tutta compiacente con Monti, si spertica in elogi smielati verso il premier rottamatore: «Caro mister 40 per cento...», lo chiama, e la scena riempie le pagine dei quotidiani italiani (La Stampa in primis) che decantano il via libera della rigida signora di Berlino al «metodo Renzi».
Sembra di leggere un articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 5 luglio 2012. Titolo: «Il duetto di Mario e Angela, ci appoggiamo a vicenda». Con contorno di scambi di cortesie e battute tra i due e la cancelliera in vena di confidenze con l’allora premier italiano. Nella stessa data, Repubblica titolava convinta: «Crescita e lavoro al primo posto. Riparte l’asse Monti-Merkel». E giù commenti su quanto era bravo e capace il bocconiano che ci aveva evitato il baratro e la figuraccia mondiale.
A distanza di due anni cambiano i soggetti, ma frasi sono le stesse. Renzi è il nuovo eroe. I suoi ministri tutti fuoriclasse. E nulla osta alla scelta di candidare la ministra degli Esteri dell’esecutivo Renzi, Federica Mogherini, a capo della diplomazia europea e a suggello del grande feeling italo-tedesco che si è venuto a creare, i notisti politici ricordano di quando la Merkel volle incontrare l’allora sindaco di Firenze, nel 2013, quando ancora Palazzo Chigi non era affar suo.
MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA
«L’incontro per qualche giorno restò riservato, ma la simpatia nata allora, non è più sfiorita». Auguri e figli maschi. Del new deal portato da Renzi e assai apprezzato oltre confine parlano, ovviamente, anche Repubblica e il Corriere della Sera, prima così teneri con Monti ed Enrico Letta e ora in piena luna di miele, come non lo sono mai stati, con il segretario democratico. «Promosso il metodo Renzi», è il titolo trionfante di un’apertura di pagina di ieri del quotidiano di via Solferino che cita l’articolo di Financial Times nel quale si parla del governo italiano come dell’ago della bilancia della politica europea.
Finalmente, si legge, «un protagonista a pieno titolo della scena internazionale». C’è armonia tra il nostro presidente del Consiglio e gli altri rappresentanti dei 27 dell’Ue, elogi arrivano anche dalla premier norvegese Erna Solberg e, insomma, a leggere i giornaloni, l’inquilino di Palazzo Chigi incassa un successo dietro l’altro. Roba mai vista prima. Anzi, no.
Anche per Monti c’è stato lo stesso clima ultra-favorevole sulla stampa italiana e straniera. C’erano i fuochi d’artificio, si è stappato lo champagne, ma poi a ben vedere i festeggiamenti sono durati abbastanza poco. I tecnici hanno fallito e il progetto politico montiano si è scontrato alla prima prova delle urne. Renzi ha i voti, ora l’attende la prova dell’Ue.