matteo salvini luigi di maio

LUIGINO NEL MIRINO - SBERTUCCIATO DA SALVINI SULLA TAV, MESSO ALL’ANGOLO DAI SUOI PARLAMENTARI, DI MAIO E’ ALL’ANGOLO - GLI SCONTENTI M5S POTREBBERO PRESENTARE UNA MOZIONE PER OBBLIGARLO A CEDERE ALCUNI INCARICHI E A VALUTARE SE PROSEGUIRE L’ALLEANZA DI GOVERNO CON LA LEGA - NICOLA MORRA FA CAPIRE CHE ARIA TIRA: “VISTA LA DELUDENTE ESPERIENZA DI GOVERNO, DIREI DI METTERE IN VOTAZIONE SU ROUSSEAU SE CONTINUARE O MENO”

Emanuele Buzzi per il “Corriere della sera”

 

conferenza stampa su reddito di cittadinanza e quota 100 25

Una giornata sull' orlo del precipizio. Luigi Di Maio vive ventiquattrore tra le più difficili del suo percorso politico da quando è al governo. La bocciatura della mozione M5S sulla Torino-Lione, le ore frenetiche successive con la richiesta di rimpasto di Matteo Salvini e l'assemblea congiunta dei gruppi parlamentari su cui aleggia una mozione critica nei confronti del capo politico pentastellato.

 

La guerra fredda sulla Tav mette a nudo i nervi del governo. Di Maio si tiene lontano dai battibecchi tra il vicepremier leghista e Danilo Toninelli e sceglie il basso profilo per tutta la giornata. In un primo momento pensa di comunicare il suo pensiero sull' esito della votazione al Senato con un post sui social network, poi frena. Il tam tam di un affondo della Lega con richieste mirate incalza e l'inner circle del Movimento si chiude in riunioni fiume e un silenzio (pomeridiano) sempre più criptico.

 

CONTE DI MAIO SALVINI

A poche centinaia di metri si riuniscono dopo il ko parlamentare i senatori Cinque Stelle. L'idea di un documento da presentare in assemblea serpeggia e, di ora in ora, cresce. Si parla di una mozione che impegni il capo politico a cedere incarichi e a valutare se proseguire o meno nell' esperienza di governo. «Non si tratta di una mozione di sfiducia», si affretta a dire un pentastellato. Intorno a metà pomeriggio ci sono dei ripensamenti, si teme che non ci siano i numeri per far passare la proposte e che sia il momento sbagliato perché «l' obiettivo non è indebolire Di Maio, ma tutelare il Movimento». Poi l' assise dei senatori dà il via libera.

 

salvini toninelli

Intanto Salvini raggiunge Palazzo Chigi e fonti del Movimento fanno trapelare le richieste di rimpasto del leader leghista. Quattro ministeri (Trasporti, Difesa, Salute ed Economia) in bilico. Il leader si chiude con i suoi. Una riunione a tre con Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro nel momento più delicato. Prende corpo l'idea di un rimpasto totale, che coinvolga anche la Lega. Ma il governo rimane appeso a un filo.

 

bonafede

Di Maio si sfoga con i fedelissimi: «Sono orgoglioso di quello che abbiamo fatto e del nostro voto, coerente con i vostri valori», dice. Poi commenta le voci che si rincorrono: «Leggo di crisi evocate o altro sui giornali, per noi l'orizzonte è il taglio dei parlamentari. Lì capiremo veramente se c'è volontà di cambiare il Paese. Mi auguro che siano tutti d'accordo e di non vedere giochini...».

 

GIANLUIGI PARAGONE NICOLA MORRA

Le riunioni a Palazzo Chigi proseguono, si mette a punto una strategia, passate le 21 - quando i parlamentari sono già riuniti per l'assemblea congiunta - il leader decide di rinviare il summit (e la sua partecipazione). Le questioni di governo prevalgono. Ma dall'assemblea arriva il colpo di scena che chiude la giornata. Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia che ha incontrato Di Maio solo due giorni fa, lancia la proposta: «Vista la deludente esperienza di governo, direi di mettere in votazione su Rousseau se continuare o meno». Un passo che suona come un gong. Ma è solo la fine del round quotidiano: oggi si scioglieranno i nodi.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…