copertine giornali tedeschi sull italia

MA COME CI VEDONO I TEDESCHI? ALTRO CHE PASTA, PIZZA, MANDOLINO, ANCHE LORO SI SONO ACCORTI CHE DA NOI LE COSE FUNZIONANO MEGLIO CHE DA LORO - NEGLI ULTIMI 20 ANNI LA MUSICA E’ CAMBIATA – LA PUZZA SOTTO AL NASO SEMBRA SCOMPARSA – IL RACCONTONE DEL CORRIERE CHE CI SPIEGA COME IN GERMANIA HANNO (QUASI) SUPERATO LO STEREOTIPO DELL’ITALIANO "GRASSOTTELLO CON I BAFFI NERI..." - VIDEO

 

 

Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”

 

GIORNALI TEDESCHI SU ITALIA GERMANIA

Era una mattina d'autunno. E correvo nel bosco di Grünewald, lungo un sentiero largo poco più di un metro, coperto da un tappeto di foglie secche che scricchiolavano sotto il mio peso. Ero arrivato a Berlino da pochi mesi e ancora cercavo di farmi strada nella mentalità dei tedeschi, i miei nuovi padroni di casa. Li vidi da lontano, erano una coppia di mezza età, che si godeva la sua Wanderung, la passeggiata nella natura. Ma mi accorsi che ad un certo punto si erano fermati e mi guardavano venir loro incontro.

 

Avevano lo sguardo stupito e un po' accigliato. Mi sentii in dovere di fermarmi, salutarli e chieder se fosse successo qualcosa. «Lei sta correndo a sinistra», mi disse l'uomo con fare gentile ma in tono di rimprovero. Ci misi un attimo a capire che lì, in mezzo alla foresta, la mia colpa di viandante era di non tenere la destra.

 

GIORNALI TEDESCHI SU ITALIA GERMANIA

«Ah certo», replicai nel mio tedesco ancora rudimentale. «Lei è italiano, vero?», ribatté la donna. «Si», risposi. Il che mi valse un mezzo sorriso e uno scuotimento di testa di entrambi. Prima lezione: voi italiani non rispettate le regole, fosse pure quella che non stava scritta da nessuna parte.

 

GIORNALI TEDESCHI SU ITALIA GERMANIA

Alcuni anni fa, uno storico dell'università di Colonia, pubblicò un libro dal titolo volutamente provocatorio. In «Kriminell, korrupt, katholisch? Italiener im deutschen Vorurteil», Criminale, corrotto, cattolico? L'italiano nel pregiudizio tedesco, Klaus Bergdolt racconta e documenta un retroterra gravido di preconcetti nei confronti dell'Italia e dei suoi abitanti. Dove il «senso di superiorità morale», che l'autore attribuisce ai tedeschi, «affonda le sue radici nella Riforma luterana, quando il Nord protestante prese le distanze dal Sud decadente e superstizioso».

 

Da allora, nell'immaginario germanico i cattolici della Penisola e in genere del meridione d'Europa «furono per definizione inaffidabili, infedeli nel matrimonio come nelle amicizie, potenziali delinquenti, disonesti, astuti, indisciplinati e non ultimo incapaci di ogni pensiero profondo sull'arte, la teologia o la filosofia».

 

Goethe e i viaggi

johann wolfgang von goethe nella campagna romana – j.h.w. tischbein

Il coraggioso messaggio del libro rende conto anche dell'apparente contraddizione, che ha visto intere generazioni di tedeschi, da Goethe in giù, fare del «viaggio in Italia» la pietra angolare della propria formazione, apprezzandone l'arte, la cultura, il paesaggio, il cibo. «Differenziare tra l'Italia e gli italiani era un raffinato trucco psicologico dei viaggiatori tedeschi - dice Bergdolt -, anche Goethe lo ha usato. Lo stupore per la bellezza dei luoghi e il disprezzo per gli abitanti andavano di pari passo. L'arroganza di questo atteggiamento conduceva alla conclusione che tutti i modelli culturali regalati dagli italiani al mondo potevano solo essere descritti come una bizzarria». Parola di un professore renano.

klaus Bergdolt

 

La tesi di Bergdolt è che l'onda lunga di questi stereotipi abbia attraversato il tempo, fino a spiaggiare nel XX e nel XXI secolo. La storia recente dei due Paesi è esemplare: dalla crisi dell'euro, inquadrata come crisi dei Paesi «cicala» colpevolmente indebitati e inclini all'«azzardo morale», alla pandemia, quando la prima reazione tedesca fu di bloccare l'esportazione di mascherine e camici verso l'Italia, è apparso evidente quanto la diffidenza dei tedeschi verso gli italiani covi ancora sotto la superficie e sia sempre pronta a prevalere sui comportamenti solidali e cooperativi.

 

Con le parole di un amico romano che vive da anni in Germania e ha sposato un'aristocratica tedesca: «La rosicata sugli italiani ce l'hanno sempre pronta».

RENZI MERKEL PADOAN SCHAEUBLE

Eppure, quella del pregiudizio non è la sola grammatica sottesa ai rapporti fra i due popoli. Molto, moltissimo è cambiato negli ultimi vent' anni, da quando l'euro, il mercato unico e soprattutto la scelta consapevole di decine di migliaia di giovani italiani e tedeschi di vivere scambiandosi i Paesi, hanno non solo avvicinato gli stili di vita e scrostato le reciproche percezioni, ma hanno anche prodotto una vera e propria osmosi tra le due società.

 

renzi hollande merkel ventotene

Per quello che possa valere una testimonianza personale, sono tornato a vivere a Berlino nel 2018 dopo un'assenza di dieci anni e ho ritrovato una città molto italianizzata. Non solo nella vita quotidiana e nei rapporti sociali, ma anche in quelli politici. Si può mangiare come a Roma o a Napoli e bere ovunque un espresso come Dio comanda. Visitare gallerie d'arte dove giovani creativi italiani e tedeschi espongono insieme. Incontrare manager italiani che guidano importanti aziende italo-tedesche o start-up di successo. Mentre gli eventi dell'ambasciata italiana sono fra i più ambiti e contesi della social life berlinese.

RENZI E MERKEL

 

Ogni famiglia tedesca, nessuna esclusa, ha il suo Lieblingsitaliener, il suo ristorante italiano di riferimento, cosa che non succede per nessun'altra cucina nazionale. E si può seguire la politica con quel mix di sorpresa e instabilità che noi conosciamo molto bene: dopo gli anni tranquillizzanti e soporiferi dell'età di Merkel, è sparita dal vocabolario mediatico e pubblico berlinese l'espressione «italienische Verhältnisse», rapporti italiani, che una volta indicava situazioni di emergenza con congiuntura politica caotica, maggioranze a rischio, colpi di scena. Oggi sono la normalità.

 

frecciarossa

Ma c'è di più. I tedeschi hanno cominciato a rendersi conto che il loro «senso di superiorità» nei confronti dell'Italia non ha più basi così solide. «Ci siamo accorti che in Italia i treni vanno a 300 all'ora e in Germania ci mettono ancora 4 ore per andare da Berlino a Monaco, meno di 600 chilometri, oltre ad essere sempre in ritardo.

 

frecciarossa milano parigi 2

O che da voi la rete Internet funziona meglio e dappertutto, mentre appena esci da Berlino e in molte altre zone del Paese non hai alcuna copertura», dice Jörg Bremer, che è stato attento corrispondente politico da Roma della FAZ, la Frankfurter Allgemeine Zeitung.

 

La Bild e gli altri

Una delle cose che è cambiata di più è proprio l'atteggiamento dei media. Appartengono alla preistoria, eppure hanno solo 40 anni, le copertine di der Spiegel dove un piatto di spaghetti conditi con una pistola o quelle della Bild sul Mafiastaat riassumevano l'Italia.

 

L'ARTICOLO DI THOMAS FRICKE SU DER SPIEGEL CONTRO I PREGIUDIZI TEDESCHI SUGLI ITALIANI

Certo, le abitudini sono dure a morire. Così, all'inizio della pandemia, quando le bare di Bergamo scioccarono il mondo, proprio la Bild, ineffabile espressione della pancia della nazione, pubblicava una pagina ipocrita e pelosa nei confronti dell'Italia, dove trionfavano tutti i più triti luoghi comuni: il tiramisù, Umberto Tozzi, la pasta, la dolce vita, la passione, mancava solo il mandolino. E concludeva: «Ci rivedremo presto a bere un caffè o un bicchiere di vino rosso in vacanza o in pizzeria. Ce la farete perché siete forti».

LA PAGINA DELLA BILD IN SOLIDARIETA' ALL'ITALIA

 

Cioè da soli. Nessun accenno alla solidarietà, che invece grazie ad Angela Merkel la Germania avrebbe assicurato nei mesi successivi. Ancora più strano forse è che un giornale prestigioso e serio come la FAZ abbia tenuto per vent' anni a Roma un corrispondente economico che non ha mai scritto una frase, un rigo appena positivi o oggettivi verso l'Italia, al punto da diventare una specie di macchietta da talkshow, dove spiegava che in Germania tutto era meglio e inveiva contro l'Italia in preda alla corruzione, furba, incline alla menzogna e ai trucchi sui conti pubblici, restia a ogni sforzo di risanamento anche quando, per esempio, il governo Monti imponeva lacrime e sangue agli italiani. Tant' è: il nostro fra l'altro ha sempre adorato il suo soggiorno romano, chiusosi soltanto con la pensione.

DER SPIEGEL SPAGHETTI E PISTOLA

 

Oggi è diverso. «I vecchi riflessi valgono ancora - dice Oliver Meiler, corrispondente da Roma della Süddeutsche Zeitung -. L'adagio che i tedeschi amano gli italiani ma non li rispettano, è un cliché con un fondo di verità. Ma alla base c'è una sostanziale invidia per la leggerezza, l'informalità nei rapporti umani, la socialità.

 

Quello che i tedeschi cercano quando sono in Italia. Rimane certo lo scetticismo verso i rapporti politici e il modo di stare in Europa, fondato fra l'altro su una convinzione falsa: il 70% dei tedeschi è convinto che l'Italia sia un Paese beneficiario netto del bilancio europeo, mentre invece versa ogni anno nelle casse dell'Ue ben 4 miliardi di euro in più di quanto riceva». E anche se non c'è stata alcuna autocritica per il passato, i media tedeschi dall'Italia fanno in genere un lavoro sistematico e puntuale, raccontando il Paese ai tedeschi molto più di quanto non facciamo noi con la Germania per gli italiani: «Interessa tutto quello che succede - dice Meiler - qualunque cosa propongo di politica o di cultura viene accettata. Nei nostri lettori c'è piena coscienza dell'importanza geopolitica dell'Italia, ricevo molte lettere dov' è chiara una profonda conoscenza delle vicende italiane».

enrico mattei der spiegel 1958

 

Toni tra gli scaffali

Pochi in Italia conoscono meglio la Germania di Roberto Giardina, storico corrispondente da Bonn e da Berlino per il Giorno e La Nazione, autore di libri importanti come una celebre «Guida per amare i tedeschi». «I vecchi stereotipi non valgono più. La stessa parola Gastarbeiter, lavoratori ospiti, che a lungo connotò negativamente gli italiani e non solo loro, è un termine quasi dimenticato del secolo scorso. La verità è che i tedeschi sono diventati un po' più come noi.

 

Certo, ogni tanto i pregiudizi saltano fuori, come nel calcio». Così, alcuni anni fa, alla vigilia di un europeo, il gruppo Media Markt lanciò una campagna pubblicitaria dove il protagonista era Toni, italiano con un tedesco molto accentato, macho, unto, capelli lunghi, baffoni e pesante catena d'oro sul petto scoperto e villoso. Era ancora vivo il ricordo della semifinale mondiale di Dortmund, quando l'Italia aveva eliminato la Germania. Ora Toni si aggirava per gli scaffali in cerca di un televisore, ridendo in modo sguaiato e facendo battute del genere: «I tedeschi comprano laptop, gli italiani comprano gli arbitri». Ci fu una protesta formale italiana e lo spot venne ritirato.

 

 

Preoccupata soprattutto del proprio bacino elettorale nazionale, la politica tedesca non ha mai dato un grande contributo all'eliminazione dei pregiudizi verso l'Italia. Certo qualche argomento glielo abbiamo fornito. Helmut Kohl chiudeva sempre i vertici bilaterali chiedendo al presidente del Consiglio di turno chi avrebbe incontrato al suo posto la volta successiva.

 

Gerhard Schroder

Gerhard Schröder un'estate cancellò la sua adorata vacanza sulle colline di Pesaro, a casa dell'amico pittore Bruno Bruni, per protesta contro un sottosegretario della Lega, tale Stefani, che aveva descritto i tedeschi come degli avvinazzati che ruttano dopo pantagrueliche mangiate. E Angela Merkel mise una croce sui suoi rapporti con Matteo Renzi, quando dopo avergli dato una grande apertura di credito e averne ricevuto grandi promesse di impegno, questi prese ad attaccarla ad alzo zero. Per la figlia del pastore protestante fu la conferma di un grande topos di come i tedeschi vedono gli italiani: tutti nipotini di Machiavelli.

GERHARD SCHRODER CON IL WURSTEL

 

La cancelliera, d'altra parte non hai veramente capito l'Italia e la sua cultura, a parte godersi Ischia e l'Alto Adige. Famosa rimane la reazione al discorso in latino di Papa Francesco, in occasione della cerimonia per i 60 anni dei Trattati di Roma, quando rivolta a chi le stava a fianco Merkel disse infastidita: «Che c'entra il latino?».

 

Forse l'apice della diffidenza preconcetta verso l'Italia fu la campagna negativa con cui media e politici tedeschi accolsero la candidatura e poi la nomina di Mario Draghi alla guida della Banca Centrale Europea. Campagna che si intensificò negli anni seguenti, quando il salvatore dell'euro divenne Draghila, quasi persona non grata in Germania, dove il ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble lo accusava apertamente di azzardo morale. Per fortuna funzionò la moral suasion di Draghi verso Angela Merkel.

 

angela merkel in vacanza in italia con l amica annette schavan

Così, è stato un segno dello Zeitgeist di una nuova stagione e di un nuovo pensiero, il fatto che il suo arrivo a Palazzo Chigi sia stato salutato in Germania da unanime soddisfazione ed entusiasmo di politici ed opinione pubblica. «Ora però - commenta Angelo Bolaffi, filosofo e germanista che ha anche diretto l'Istituto di Cultura di Berlino - la cacciata di Draghi rischia di ridare ancora più forza ai pregiudizi». E il paradosso della Torre di Pisa, spesso applicato all'Italia, torna a far breccia nella conversazione nazionale tedesca con un dubbio in più: ce la faranno anche questa volta? Come dicono da queste parti, «ach die italiener», ah questi italiani.

angela merkel person of the year sul timemario draghi angela merkel

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO