margrethe vestager

MA E’ L’EUROPA O LA DEPANDANCE DI BERLINO? BRUXELLES SI PIEGA ANCORA ALLA GERMANIA E SALVA UNA BANCA TEDESCA CON I SOLDI PUBBLICI - LA MALMESSA NORDLB SARÀ AIUTATA CON 3,6 MILIARDI – LA RESPONSABILE DELL’ANTITRUST EUROPEO MARGRETHE VESTAGER: NON SONO AIUTI DI STATO - LA DECISIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA FA DISCUTERE: "PERCHE’ NORDLB SÌ E LA BANCA ITALIANA TERCAS NO? VALUTIAMO CASO PER CASO"

Claudio Paudice per huffingtonpost.it

 

Margrethe Vestager

La decisione, sebbene largamente attesa, è destinata ad alimentare - e non a torto - le costanti polemiche sull’occhio di favore che Bruxelles sembra alle volte strizzare nei confronti di Berlino: la Commissione Europea ha dato il suo via libera al salvataggio pubblico di NordLB, la quarta landensbank tedesca controllata della Bassa Sassonia, con il Land della Sassonia Anhalt come socio di minoranza insieme ad alcune casse di risparmio, anch’esse a controllo pubblico.

 

Secondo gli uffici guidati dalla responsabile dell’antitrust europeo Margrethe Vestager, la ricapitalizzazione con i soldi dei cittadini tedeschi non infrange le norme sul divieto di aiuti di Stato. Una decisione che lascia perplessi molti analisti, per quanto non desti alcuno stupore visti i segnali che già erano arrivati dalla Commissione e dalla Bce nelle settimane scorse, ma che rischia comunque di alimentare nuove polemiche, soprattutto sul fronte italiano.

 

nord/lb

A dimostrazione di ciò, la portavoce della Commissione per la Concorrenza è già dovuta intervenire sulle insinuazioni di doppiopesismo: “La valutazione avviene caso per caso: nel caso di NordLB la Commissione ha esaminato i piani presentati dalla Germania e ha concluso che le operazioni saranno effettuate alle stesse condizioni che un operatore privato avrebbe accettato, quindi non rientrano tra gli aiuti di Stato”, ha detto riferendosi alla differenza di trattamento per Tercas.

 

Breve sintesi: nel 2015 l’Antitrust Ue giudicò come aiuto di Stato l’intervento del Fitd, consorzio di banche private italiane, a sostegno di Tercas perché classificato come “obbligatorio” e non come volontario. Un intervento sconfessato integralmente dalla sentenza della Corte di Giustizia Ue ma troppo tardi: perché l’orientamento della Commissione aveva avuto ripercussioni sulle quattro banche (Etruria&Co.) comportando il sacrificio dei diritti dei creditori subordinati che poteva essere evitato.

Margrethe Vestager

 

Acqua passata. Tornando in Germania, l’istituto di Hannover è entrato in grave difficoltà in seguito alla crisi del settore marittimo e dopo essersi liberata di due miliardi e mezzo di crediti deteriorati. Ora è in arrivo il solerte soccorso pubblico (il ministro delle finanze della Bassa Sassonia Reinhold Hilbers è già al lavoro per arrivare all’approvazione parlamentare la prossima settimana), grazie ai 2,8 miliardi da iniettare nell’istituto prima della fine dell’anno da parte dei lander tedeschi Bassa Sassonia e Sassonia Anhalt  e del fondo interbancario delle landesbank tedesche (DSGV). Il land della Bassa Sassonia prevede di fornire garanzie patrimoniali che dovrebbero tradursi in un aumento di capitale di ulteriori 800 milioni.

 

von der leyen vestager

Secondo la Commissione, tuttavia, lo Stato viene remunerato per il suo intervento nella banca in misura pari a quello che un operatore privato accetterebbe in circostanze simili. In altre parole, si tratta di un’operazione a condizioni di mercato. Eppure una soluzione privata, all’inizio dell’anno, si era profilata: i gruppi privati di private equity Cerberus e Centerbridge avevano offerto un miliardo di dollari per rilevare il 49,8% di NordLb, ma è stata rifiutata dai vertici dell’istituto, contrari a una privatizzazione che avrebbe certamente ridotto la sua autonomia. Una consociata di Cerberus ha comunque rilevato i 2,6 miliardi di crediti deteriorati (operazione Big Ben). In questo modo il portafoglio di NPL (non performing loan) che alla fine del 2018 ammontava a 7,5 miliardi di euro è calato a 4,9 miliardi. 

CONTE MERKEL

 

L’esperto di politiche finanziarie del partito liberale Fdp Christian Grascha nei giorni scorsi ha messo in dubbio la sostenibilità economica di NordLB: “C’è il rischio diventi un pozzo senza fondo”, ha detto Grascha criticando anche il processo politico. “Approvare potenziali oneri aggiuntivi per il contribuente per circa 6,8 miliardi di euro in soli 14 giorni è un atto di arroganza parlamentare”. Il ministro Hilbers tuttavia nei giorni scorsi ha mostrato un cauto ottimismo, in attesa della decisione di Bruxelles che infatti non ha deluso le attese: niente burden sharing, gli obbligazionisti tedeschi sono salvi.

angela merkelANGELA MERKEL

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…